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Viaggio ad Atene, la città dei filosofi
che ormai si è rassegnata

Non avrei mai creduto che una bagnarola galleggiante potesse farmi stare così male, ma dopo quasi diciotto ore di traghetto mi sono decisamente dovuto ricredere. Ma infine, verso il primo pomeriggio

Non avrei mai creduto che una bagnarola galleggiante potesse farmi stare così male, ma dopo quasi diciotto ore di traghetto mi sono decisamente dovuto ricredere. Ma infine, verso il primo pomeriggio del 29 febbraio ho finalmente toccato il suolo greco. Il primo impatto con la Grecia di oggi è stato "rurale": se la vostra idea di desolazione è l'entroterra ligure, estendetela per un territorio di circa 105 mila chilometri quadrati e aggiungete greggi di ovini. Atene è una città difficile da inquadrare. Sembra un gruppo di case accatastate vicine per caso, senza una precisa organizzazione.

Più che brutta, l'ho trovata rassegnata: negozi chiusi, poca gente per le strade; persino la manifestazione in cui mi sono imbattuto mi ha messo tristezza: non c'era decisione negli occhi dei manifestanti e anche i poliziotti sembravano poco interessati a quelli, diretti sotto un parlamento con le tapparelle chiuse. Per le cose belle, sembra giungere l'ora del tramonto: la sede del Politecnico, da cui partì la rivolta contro i Colonnelli, è cosparsa di graffiti e disegni rivoltanti, e la biblioteca, situata in uno splendido edificio in stile neoclassico nel centro cittadino, è in procinto di essere trasferita in un orrido palazzo periferico in cemento. La morte della bellezza dell'Arte nella città dei filosofi.

Tutto il resto è magia. Tutta la penisola sembra attraversata da una forza vitale arcaica, antica come il mondo. Quegli dei olimpici, che fin dall'infanzia riconosci come storie inventate, lì, nella loro terra natìa, li senti vicini, presenti, forti. Ci sono luoghi, come il santuario di Delfi o il tempio di Capo Sunino, dove le rovine non sono soltanto mucchi di pietre di antichi templi, ma sembrano avere un'anima, fatta di ricordi, ma viva. Ti parlano e ti dicono "eccoci. Noi abbiamo vissuto un tempo in cui gli uomini erano ispirati dalle Muse".

Luca Mombellardo

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