Non solo un servizio registrato, ma un collegamento in diretta tv in settimana (la data non è ancora stata stabilita) con la trasmissione Mattino Cinque per raccontare a tutta Italia un caso
Non solo un servizio registrato, ma un collegamento in diretta tv in settimana (la data non è ancora stata stabilita) con la trasmissione Mattino Cinque per raccontare a tutta Italia un caso emblematico di mancato riconoscimento dell'indennità di accompagnamento. Un caso astigiano, sollevato da La Nuova Provincia, che riguarda Maria Josè Moschietto. La donna, 74 anni, impiegata dell'Asl, era stata esonerata dal servizio già nel 1999 per inidoneità fisica e permanente; nel 2012 le veniva riconosciuta l'invalidità civile al 100% e nel novembre dell'anno successivo, visto l'aggravarsi delle sue condizioni, aveva fatto richiesta per l'indennità di accompagnamento. In prima battuta, nel gennaio del 2014 le è stata negata e da allora è iniziata la sua battaglia per ribaltare la decisione dell'Inps.
Dopo la visita di un consulente del tribunale, le osservazioni del suo medico legale, il dottor Gianluca Novellone, ora è tutto nelle mani del giudice Caratto che a giorni dovrebbe fissare l'udienza per esprimersi sul ricorso. Nel frattempo la quotidianità della signora Moschietto è caratterizzata dalla difficoltà estrema a compiere anche i gesti che a noi sembrano più facili e banali. Qualcuno di questi li ha raccontati a noi e alle telecamere di Mattino Cinque nel servizio che andrà in onda insieme alla diretta. Nel lungo elenco di patologie delle quali è affetta, le più gravi sono quelle che le rendono molto difficile stare in piedi e spostarsi da sola in casa e l'insufficienza respiratoria che la costringe alla bombola di ossigeno per 12 ore al giorno. Di fatto, Maria Josè è bloccata al divano o al letto di casa per tutta la giornata. Vivendo al secondo piano di una palazzina senza ascensore ed essendo sola, da otto anni non lascia il suo appartamento se non per visite specialistiche alle quali si reca in barella.
Con le gambe alquanto malferme e un solo braccio "sano" (l'altro è altamente compromesso dai postumi di un intervento di tumore al seno), per lei farsi da mangiare è una sfida: appoggiandosi qua e là con il braccio più buono per non cadere, non riesce poi a usare l'altro per cucinare e questo ha provocato, negli ultimi mesi un calo di peso non indifferente. «Uso piatti e bicchieri di plastica, perché mi scivola tutto dalle mani -? racconta ai giornalisti – e le rare volte che mi alzo per spostarmi fino in bagno, mi prendo dietro sempre una coperta, come Linus. Me lo ha consigliato un medico dell'ospedale che mi ha anche insegnato a "cadere" a terra senza farmi troppo male: quando sento che le gambe cedono, mi appoggio a qualcosa e mi lascio scivolare sul pavimento; poi mi avvolgo nella coperta così non rischio di prendermi una polmonite e aspetto di riprendermi o che qualcuno venga a soccorrermi». Eppure per i medici dell'Inps lei è in grado di stare in piedi da sola. «Alla visita mi hanno preso in due, dalle ascelle, uno per parte e mi hanno tirata su dalla carrozzina per qualche secondo ? racconta la Moschietto ? facendo così anche un morto sta in piedi».
Come detto, la donna vive completamente da sola e anche il palazzo è abitato solo da un altro inquilino tre piani più sopra. L'unico aiuto che riceve è quello delle Oss incaricate dal Comune di Asti che, con i suoi Servizi Sociali, sta cercando di alleviare il calvario della donna. «Io non chiedo la carità né voglio preferenze ? dice la combattiva Maria Josè ? finchè ho lavorato ho sempre pagato le tasse e ritengo di avere diritto, ora, in qualità di persona malata, di vedermi riconosciuto quanto prescritto dalla legge. Con i 495 euro al mese dell'accompagnamento non faccio molto, ma posso pagare qualche donna che venga ad assistermi nelle ore dei pasti e nell'igiene personale e che venga a mettermi a letto la sera».
d.p.