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Festa della Liberazione

25 Aprile al cippo Way Assauto: il ricordo delle coraggiose operaie che diedero il via agli scioperi contro la guerra

Per qualche minuto la proprietà cinese della grande cittadella industriale dismessa ha aperto i cancelli e concesso la commemorazione

Una cerimonia breve ma densa di significato. Forse anche un po’ malinconica, come è stato sottolineato, ma di quelle che ha radici così profonde che neppure il “deserto” in cui è caduta la cittadella industriale della Way Assauto riesce a sbiadire.

Oggi pomeriggio una piccola delegazione di sindacalisti, autorità e rappresentanti dell’Anpi ha varcato il cancello della Waya che si affaccia su corso Pietro Chiesa e ha deposto, nel surreale silenzio dei capannoni abbandonati e svuotati da anni, una corona di alloro ai piedi del monumento che campeggia nel cortile, dedicato agli operai e alle operaie che parteciparono agli scioperi del 1943, quelli che segnarono l’inizio della Resistenza italiana.

Un esempio ancora valido oggi, per il segretario della Fiom Cgil di Asti, Vito Carelli, che ha ricordato come il coraggio di quei lavoratori e quelle lavoratrici venne fuori proprio in un momento di grande crisi e difficoltà, come può essere quello che viviamo noi da anni.

Ha invitato alla cautela l’assessore Paride Candelaresi, a nome dell’amministrazione comunale: «Bisogna stare attenti al ritorno di movimenti estremisti. In una società così stratificata e ramificata come quella di oggi, il rischio è sempre alto».

Dopo la deposizione della corona ad opera di Enrico Badella e Donato Pafundi, gli operai “senior” della Way Assauto, particolarmente toccante è stato l’intervento di Mario Renosio, per tanti anni direttore dell’Istituto Storico della Resistenza di Asti.

«Siamo nell’80.mo anniversario degli scioperi del 1943 in cui protagoniste indiscusse furono le donne operaie, che stavano reggendo sulle loro spalle le sorti di un’intera nazione che aveva mandato tutti i suoi uomini al fronte. Furono loro a scendere in piazza per rifiutare la guerra, con un coraggio da leonesse, visto che all’epoca la produzione industriale era militarizzata e lo sciopero era punito con l’arresto. Ad Asti – ricorda Renosio – vennero processati 21 lavoratori per quegli scioperi (dei quali 20 alla sola Waya):   11 erano donne e 10 uomini.

A nome di tutte vale la pena ricordare Pierina Amerio ed Olga Marchisio della Way Assauto e Olga Idrame che lavorava alla Facis di San Damiano e staccò il contatore generale della corrente elettrica per far uscire le compagne di lavoro dalla fabbrica in segno di sciopero.

Un coraggio sostenuto dalla voglia e dalla speranza di un futuro migliore all’insegna della libertà. Dovremmo guardare anche oggi a loro e alla loro scelta di libertà».

(Fotoservizio Ago)

 

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