A Casorzo scatta la raccolta firme contro 5 profughi
Fa discutere a Casorzo il possibile arrivo di alcuni immigrati all’interno del territorio comunale. Da qualche giorno è giunta la notizia della prossima collocazione di rifugiati richiedenti asilo che la Cooperativa Senape di Casale Monferrato, vincitrice dell’appalto della Prefettura di Asti per il servizio di accoglienza in unità abitative, ha deciso di portare in paese. Immediatamente si è accesa la discussione tra gli abitanti, alimentata, soprattutto, da una raccolta firme, promossa dalla Lega, per provare a bloccare il presunto arrivo di 25 immigrati (allo stand erano presenti tra gli altri l’onorevole Andrea Giaccone e il collega, nonché sindaco di Fubine, Lino Pettazzi). Attorno al progetto di collocamento pare esserci, però, ancora un po’ di mal informazione. E il motivo del contendere è proprio il numero di immigrati in arrivo.
Parla il sindaco Mussa
«Non voglio che venga fatto passare il messaggio sbagliato che Casorzo sia razzista – dice il sindaco Ivana Mussa – siamo a favore dell’accoglienza, ma giusta, proporzionata e controllata». Mussa spiega la richiesta: «Chiediamo che il numero degli immigrati, destinati a Casorzo, venga ridotto da 25 a 10, 12 persone. Il motivo della nostra istanza è presto spiegato: mancano i servizi come esercizi pubblici, centri di aggregazione, impianti sportivi e scuole di ogni grado». Inoltre, sottolinea come anche il trasporto pubblico, da e per le grandi città, si riduca, specialmente nei mesi estivi, a poche corse giornaliere. Questa è la versione che arriva da Casorzo, peccato non trovi conferma dall’altra sponda.
La replica della Cooperativa che svela il numero reale
La Cooperativa Senape, infatti, con documenti alla mano, sostiene che la Prefettura di Asti non abbia mai chiesto di collocare 25 immigrati a Casorzo. «Sono stupita da questa polemica senza fondamento – dice Mirella Ruo, presidente della Cooperativa – perché mai si è pensato ad una collocazione di questo tipo. Si prevede l’arrivo di sole 5 persone, tutte donne, che potrebbe salire a 6 in caso che una di queste sia accompagnata da un bambino». Si tratterebbe, inoltre, di una ricollocazione da un centro più grande che sta per chiudere, come spiega la presidente: «È impossibile che ci siano 25 persone da sistemare anche perché non ci sono proprio fisicamente a causa di un numero sempre minore di arrivi. Le donne in questione sono già sul nostro territorio, perfettamente integrate, parlano bene italiano e arriveranno da un’altra struttura in via di sgombero. Tutti dati che si possono leggere nella comunicazione della Prefettura di Asti che è arrivata già da tempo a tutte le parti interessate. Pensavo che il sindaco ne fosse al corrente e lo avesse comunicato».
La Cooperativa avrebbe già trovato una sistemazione per gli immigrati: una casa privata con più unità abitative situata in centro paese. «Seguiremo personalmente le donne che arriveranno – dice la presidente – in tutte le loro necessità e spostamenti. Addirittura stiamo valutando anche la presenza di un operatore notturno». Infine, Mirella Ruo vorrebbe chiudere la polemica con una riflessione: «Spiace che si sia innescato questo meccanismo. Da altre parti, con sindaci della Lega, stiamo lavorando benissimo. In questo caso deve essere stata fatta un po’ troppa confusione. Penso che per i piccoli centri, soggetti a un costante calo demografico, questa possa essere una buona occasione di possibile ripopolamento».