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Attualità

Ad Asti le “partite iva” protestano – in silenzio – per sopravvivere nella Fase 2

Chiesti liquidità immediata urgente a fondo perduto, condono tombale 2020, semplificazione, apertura subito per le attività in regola col protocollo di prevenzione e sicurezza e nessun accertamento

Fase 2 senza ripartenza: lunedì la protesta silenziosa delle partite iva

Anche le “partire iva” di Asti si sentono abbandonate e intendono comunicare il loro disagio rispetto alla situazione di stallo in cui vivono in questi delicati giorni tra la fine della Fase 1 e la successiva. La maggior parte di loro non ha lavorato in queste lunghe settimane di lockdown, non ha incassato e, purtroppo, non ha neanche ricevuto sufficienti aiuti dallo Stato tali da poter garantire una ripartenza nella cosiddetta Fase 2.

Parole tante, fatti pochi e per una partita iva non avere alcuna certezza di come poter affrontare il dopo emergenza significa rischiare di non aprire più l’attività. Un potenziale disastro economico che dev’essere evitato.

Ad Asti è Raffaele Giugliano, noto parrucchiere ed ex consigliere comunale, con attività all’interno dell’ospedale, a coordinare il gruppo delle partite iva, uno dei cinquanta dislocati in tutta Italia, pronto a scendere idealmente in piazza, lunedì 4 maggio, per rivendicare i diritti delle piccole e medie imprese.

La nascita dell’associazione ATTIVA

Ancora una volta ci sono aspetti economici, altri giudici e altri ancora burocratici sui quali le partite iva chiedono al Governo interventi immediati. Attraverso ATTIVA – Associazione Territoriale di Imprese e Lavoratori Autonomi con Partita IVA c’è la volontà di mandare un forte segnale di disagio al Governo, proprio nel giorno in cui molte attività ricominceranno a lavorare, pur con tutte le precauzioni del caso.

“Elemosina di contributi, burocrazia per finanziamenti e le spese continuano ad arrivare – commenta Giugliano – Solo annunci, ma la cosa più grave sono i tempi. Chiediamo adesso, subito, ora che abbiamo bisogno”.

Giugliano ha presentato una domanda in questura per ottenere il permesso a manifestare lunedì 4 maggio, ma fino al 17 maggio, come previsto dal Decreto Legge 19 del 25 marzo 2020, non è possibile farlo con assembramenti né muoversi senza comprovati motivi di lavoro, necessità o salute, cui si aggiungono le visite ai congiunti. Così, niente clamori in piazza, ma un’altra forma di protesta.

La camminata per protestare

“Non inviterò mai le persone a venire il 4 maggio in piazza Alfieri alle 10,30 perché si andrà incontro a sanzioni e denunce penali – spiega Raffaele Giugliano – Ma posso, con la mia personale responsabilità, visto che mi è permesso uscire giustificando i motivi con autocertificazione, partire da casa e andare in ufficio per motivi di lavoro. Visto che passo da piazza Alfieri, quindi cammino e non mi fermo, mi metto un bel cartello e in quei pochi passi per dire: SOS lavoro, liquidità immediata urgente a fondo perduto, condono tombale 2020, immediata semplificazione, apertura subito per le attività in regola col protocollo di prevenzione e sicurezza,  no accertamenti”.

L’associazione ATTIVA si sta inoltre confrontando con il Consorzio Mercati Astigiani e con un neo gruppo di acconciatori ed estetiste per “dimostrare che ci sono tanti artigiani in grado di riaprire perché sono organizzati, hanno sanificato e hanno tutto l’occorrente per garantire la prevenzione sia per i collaboratori sia per la clientela”.

“Nel mio caso – conclude Giugliano – avendo un salone all’interno dell’ospedale se non fossi più che in regola, sarei il primo a non aprire quella porta. A casa ci sto, anche fino al 31 dicembre, ma tu Governo mettimi in condizioni di poterlo fare”.

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