Ricordare gli 80 anni dalla liberazione del campo di concentramento di Auschwitz posizionando in città venti pietre d’inciampo.
E’ il progetto che vede impegnati Comune di Asti e Israt in occasione del Giorno della Memoria in ricordo delle vittime dell’Olocausto, che cade lunedì 27 gennaio. L’idea è nutrire l’importante anniversario sposando l’iniziativa dell’artista tedesco Gunter Demnig che ha ideato le opere commemorative.
«Come amministrazione comunale – spiega l’assessore comunale alla Cultura, Paride Candelaresi – abbiamo deciso di sposare il progetto dell’Israt legato alle pietre d’inciampo, cioè pietre della dimensione di un sanpietrino con una piccola targa d’ottone in superficie che riporta il nome della persona deportata, da collocare davanti a quella che era stata la sua abitazione. Ne posizioneremo addirittura venti, un numero molto elevato».
L’iniziativa è diffusa in tutta Europa. In Italia le prime pietre sono state posate a Roma, ma poi l’iniziativa si è diffusa in altre città o centri minori (nell’Astigiano a Moncalvo e Calamandrana).
«L’idea – continua l’assessore – circolava da diversi anni ed è diventata concreta nell’ambito del percorso per candidare Asti a Capitale della cultura 2025. Non solo rappresenta un segno di rispetto nei confronti delle famiglie delle vittime (alcune delle quali arriveranno da molto lontano per la commemorazione), ma è anche un’iniziativa fortemente simbolica per una città che ambiva ad un così importante riconoscimento. A questo proposito ringrazio il sindaco Rasero che, nonostante la mancata vittoria di Asti quale Capitale della cultura, ha deciso comunque di stanziare i fondi per il progetto».
«Tra l’altro – aggiunge – ricordo che il prossimo 27 gennaio ricorre l’80 anniversario dalla liberazione del campo di concentramento di Aushwitz, per cui ci è sembrato corretto, in riferimento anche alle parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, organizzare le iniziative di commemorazione con particolare cura».
«Il ringraziamento più grande – conclude – va però alla direttrice Israt Nicoletta Fasano e ai suoi collaboratori, in quanto si sono occupati delle ricerche e hanno lavorato con l’amministrazione per il coordinamento della giornata».
Il programma della giornata
Lunedì 27 gennaio verranno scoperte tutte le pietre di inciampo, che saranno posizionate tra domenica sera e la stessa giornata di lunedì (in quest’ultimo caso come atto simbolico da parte delle autorità). Si inizierà alle 11.30 in corso Alfieri davanti a Palazzo Mazzetti per presentare le pietre dedicate alla famiglia Foà (Guido e Italo Foà, Stella Luzzati) alla presenza del sindaco Rasero. Alle 12.30 ci si sposterà in via Aliberti per le due pietre dedicate alle sorelle Jona. Alle 15 la commemorazione accanto alle cinque pietre in via Massimo d’Azeglio (tre per la famiglia di Ernica Jona e due per i coniugi Rozaj) alla presenza del Prefetto Claudio Ventrice.
Soddisfatta Nicoletta Fasano. «Il progetto – evidenzia – è il risultato di una complicata ricerca. Dietro la collocazione di ogni pietra si nasconde infatti un lavoro certosino relativo non solo alla vita della famiglia deportata, ma anche delle abitazioni in cui aveva vissuto. Ricerca non sempre facile, perché nei verbali di arresto o negli inventari delle case eseguiti dalla Questura possono essere indicati numeri civici errati o che nel tempo sono stati modificati. Il fatto è che, per aderire all’iniziativa, di respiro europeo, bisogna inserire i dati dell’ultima abitazione sicura del deportato».
Fasano precisa anche il significato dell’iniziativa. «Le pietre vengono collocate sulla strada. Ovviamente costituiscono un inciampo astratto: si può non vedere quella macchia dorata sull’asfalto, nel segno di quell’indifferenza che aveva caratterizzato il periodo delle deportazioni, oppure essere attirati e prestarvi attenzione».
L’Israt lavora da anni al progetto. «Ormai – conclude – abbiamo acquisito una certa esperienza, soprattutto nel redigere le pratiche, che sono molto lunghe. Recentemente, visto l’impegno per la città, abbiamo ricevuto diverse altre richieste. Siamo al servizio di chi è interessato».
I commenti
Il progetto è stato oggetto di una conferenza stampa di presentazione svoltasi ieri (mercoledì). Presenti, oltre all’assessore Paride Candelaresi e alla direttrice Israt Nicoletta Fasano, anche il sindaco Maurizio Rasero e gli assessori Loretta Bologna e Luigi Giacomini. «Ritengo che questo sia un progetto estremamente importante che determina un momento significativo per la città – ha commentato Rasero – ma anche l’inizio di un percorso in cui crediamo profondamente. Le mattonelle misurano 10×10 centimetri e raccontano storie di vita, di famiglie spezzate, di desideri per il futuro che non sono stati realizzati. Lo scopo non è solo quello di indicare l’ultima abitazione dei deportati, ma anche quello di soffermarsi e dedicare un pensiero a ciò che non deve più succedere, in modo che il sacrificio di alcuni non sia stato vano e non venga dimenticato.
Un evento che coinvolge tutta la città – ha concluso – ma che deve arrivare soprattutto alle nuove generazioni».
D’accordo l’assessore Giacomini, che ha aggiunto: «La storia non deve essere mai cancellata – ha detto – e il ricordo va sempre rinnovato perché anche i giovani possano sapere, capire e fare in modo che eventi simili non accadono più. A maggior ragione oggi, mentre stiamo vivendo scenari difficili».
«Vorrei ringraziare l’Israt – ha concluso l’assessore Bologna – perché lavora tutto l’anno, in particolare nelle scuole, ed è diventato un punto di riferimento importante». A questo proposito ha ricordato la ricerca svolta due anni fa da alunni delle scuole medie. «Sono stati un po’ i predecessori delle pietre d’inciampo – ha osservato – perché sono andati nel ghetto, individuando abitazioni di nostri concittadini deportati per effettuare un’analisi della casa, della famiglia e di ciò che era successo. A dimostrazione che investire nelle nuove generazioni è fondamentale».