Gli effetti a lungo termine della pandemia, in particolare quelli economici, devono ancora farsi vedere, ma il consigliere comunale Mario Malandrone (Ambiente Asti) ha deciso di focalizzarsi sull’emergenza casa presentando la sua ultima interrogazione. Un documento molto lungo e articolato con cui Malandrone riporta al centro del dibattito politico la casa, l’emergenza abitativa, la scarsa disponibilità di alloggi popolari a canoni agevolati e la altrettanto scarsa progettualità di nuove soluzioni abitative perché l’ATC non dispone di sufficienti fondi.
«L’attuale amministrazione – commenta Malandrone – sul fronte della casa, dei quartieri popolari non è riuscita a mettere molto in campo. Ha costantemente fatto ricorso al volontariato, ed essendo pure io un volontario, riconosco che ha coordinato associazioni e che nel ruolo di volontari ci si possa sentire gratificati da tale attenzione. Questo utilizzo della sussidiarietà, se da un lato può far piacere ai volontari, dall’altro non cambia le condizioni di vita di chi ha problemi di lavoro o casa e di chi ha redditi impoveriti». Ma tutto questo volontariato non avrebbe risolto alla base i problemi sociali che interessano un buon numero di cittadini e che Malandrone riassume con tre parole: «affitti, mutui, redditi».
Il campo rom e le sue problematiche
Nel più ampio discorso dell’emergenza abitativa il consigliere non dimentica una delle criticità ancora aperte e le sue implicazioni sociali. «Aprire la problematica sul campo rom – continua – rischia di portare il discorso su un problema enorme, non risolto. Su quel tema vi sono due fronti anche nella maggioranza, ma il risultato è che la ricetta dell’assessore Coppo non ha portato frutti, ha peggiorato la condizione di vita nel campo, non ha dato risposte adeguate e oggi, alla fragile situazione sociale della città, andiamo ad aggiungere una situazione peggiorata».
«Ci candidiamo ad esempio di volontariato in Europa, – sottolinea il consigliere – ma l’attuale amministrazione è un esempio di politiche sociali e di risoluzione dei problemi sociali? Se osserviamo il degrado di alcune zone, il peggioramento delle condizioni di vita del campo rom e il non superamento dello stesso, il numero di alloggi assegnati, l’inutilizzo di immobili vuoti da anni e i dati sul lavoro, ci pare proprio che non lo sia».
Per questi e altri motivi Malandrone ha chiesto all’assessore ai servizi sociali Mariangela Cotto e al sindaco Maurizio Rasero un “bilancio di fine mandato” sull’edilizia popolare e su quanto è stato fatto, a più livelli, per invertire la rotta dell’emergenza abitativa. Nel documento cita numeri che, se confermati, potrebbero aiutare a dare una risposta. Ad esempio i 65 alloggi sfitti che rientrerebbero nella misura di essere abitati, come detto da Carlo Sottile, portavoce del Coordinamento Asti Est. Malandrone aggiunge che il patrimonio di edilizia residenziale del Comune di Asti «conta complessivamente di 1.566 alloggi di cui 1.532 in gestione ATC e 34 in gestione diretta comunale», ma anche che «nella graduatoria dell’emergenza abitativa, approvata a fine dello scorso anno, ci sono 26 nuclei abitativi di cui circa l’80% proviene da sfratti o situazioni di forte disagio abitativo».
Nel documento non dimentica le passate occupazioni di immobili del Demanio, come il caso di via Allende, ma anche l’occupazione dell’ex palazzina dell’Asl di via Orfanotrofio. Occupazioni cessate, anche se la palazzina di via Allende è ancora inutilizzata. Cita inoltre il progetto “Pinqua” che porterà al completamento di due condomini nella zona di via Ungaretti per un totale di 36 alloggi di edilizia sovvenzionata. Progetto che prevede anche la costruzione di un terzo condominio per 14 alloggi in edilizia residenziale pubblica, altri servizi commerciali e di pubblica utilità.
Progetti futuri, ma per Malandrone troppo in là nel tempo rispetto alle attuali esigenze delle famiglie che hanno perso la casa o rischiano di perderla quando sarà revocato, con l’inizio dell’anno, il blocco degli sfratti.