La notizia della morte dell’economista Antonio Martino, avvenuta sabato 5 marzo a Roma, ha destato vasto cordoglio anche ad Asti, dove l’ex ministro venne in visita svariate volte e vantava diverse amicizie. Questo il ricordo dell’avvocato Luigi Florio, che a Martino è stato legato da una lunga amicizia personale e politica.
«Con Antonio Martino non c’era il rischio di annoiarsi.
La sua sconfinata cultura, non soltanto economica, unita alla sua verve ironica, ne faceva un intrattenitore formidabile, con cui si potevano trascorrere ore senza accorgersi del passare del tempo.
Il buon Dio lo aveva dotato, oltre che di una non comune intelligenza, di una memoria prodigiosa, che gli permetteva di collezionare, tra le mille altre corse, battute esilaranti dei più diversi personaggi storici, con cui amava arricchire ogni suo intervento, rendendolo avvincente anche quando affrontava tematiche complesse.
Figlio del grande ministro liberale Gaetano Martino, che fu con De Gasperi tra i principali artefici italiani della Comunità Europea, ne aveva seguito le orme nel partitolo liberale, dove nel 1988 sfidò Renato Altissimo alla segreteria nazionale, interpretando una linea radicalmente liberista, fedele ai suoi convincimenti maturati alla scuola del premio Nobel Milton Friedman.
Il suo boom in politica arrivò però solo nel 1994 con Forza Italia, di cui scrisse il primo programma economico, di impronta marcatamente liberale e liberista, e con cui approdò per la prima volta in parlamento, dove rimase per oltre vent’anni, fino al 2018.
Tuttavia quando Berlusconi vinse le elezioni Martino non divenne ministro dell’Economia, come era logico attendersi, bensì ministro degli Esteri prima (1994-1995) e della Difesa poi (2001-2006). Svolse quegli incarichi con competenza e prestigio, al punto che nel 2003 si parlò di lui come possibile segretario generale della Nato; tuttavia a molti la sua collocazione in quei ruoli parve una rinuncia del centrodestra ad attuare la promessa rivoluzione liberale, che non poteva prescindere da un’inversione di rotta in economia, specie in campo fiscale, che invece non ci fu.
Lo stesso Martino non nascose il suo dissenso su certe scelte economiche del duo Berlusconi-Tremonti, arrivando a non votare la legge finanziaria nel 2011 e a definire il governo “liberale a parole ma non nei fatti”.
Fin dagli Anni Ottanta del secolo scorso Martino sviluppò con Asti e con alcuni astigiani un rapporto particolare ed intenso, che lo ha spinto a venire decine di volte nella nostra città.
Nel 1994, da ministro degli Esteri, tenne una conferenza alla Casa dell’Asti su invito dell’Associazione Europa Duemila; nel 2002, da ministro della Difesa, fu relatore a una serata del Rotary Club; nel 2004 partecipò, in rappresentanza del governo, alle celebrazioni del Comune di Asti per i 10 anni dalla tragica alluvione del 1994; nel 2008, su invito dell’Associazione Italia Israele, tenne una conferenza sui rapporti tra Europa e Medio Oriente; nel 2011, su iniziativa del Comitato per i 150 anni dell’Unità d’Italia, presieduto da Rita Barbieri, rievocò in municipio la figura di Cavour economista (cui si riferisce la foto di copertina). Sono solo alcune delle sue presenze nella nostra terra, dove è spesso venuto anche in visita privata.
Apprezzava di Asti e degli astigiani la ricca storia, lo splendore della natura, l’eccellenza dell’enogastronomia, il carattere piemontese, riservato e laborioso, che aveva per lui la massima espressione in Camillo Cavour e Luigi Einaudi.
Asti lo attendeva nuovamente nel prossimo mese di giugno, come ospite di Passepartout 2022.
Non ci sarà, purtroppo, ma sono certo che la città saprà trovare il giusto modo per celebrare la figura di questo illustre italiano che tanto l’ha amata».
Luigi Florio