Sono in primi in Italia a riconoscere il valore e le potenzialità di sviluppo dell’agricoltura sociale, ratificata e regolamentata da una legge
Sono in primi in Italia a riconoscere il valore e le potenzialità di sviluppo dell’agricoltura sociale, ratificata e regolamentata da una legge dell’agosto scorso, tanto da mettere in piedi una rappresentanza ad essa dedicata. Parliamo di Confagricoltura Asti in seno alla quale è nata nei giorni scorsi Aspaglio, l’incubatore per l’agricoltura sociale che ha in Patrizia De Pollo la presidente e in Andrea Pirollo il vice.
«L’agricoltura è il settore che, da sempre, ha dato accoglienza e opportunità alle persone che si trovavano al margine della società – ha spiegato il presidente Confagricoltura Asti, Massimo Forno – ed è naturale che si perpetui questo suo ruolo. Noi riteniamo molto importante la nuova legge e, con la creazione di Aspaglio, daremo tutto il nostro appoggio per favorire gli inserimenti in agricoltura sociale, facendo azione di sensibilizzazione sui nostri associati». Patrizia De Pollo spiega che il primo lavoro dell’incubatore sarà quello di far comprendere che il termine “sociale” legato a questa legge, non è equivalente ad “assistenzialismo”. Anzi, ne è il diretto contrario, perchè la legge è nata per consentire a persone socialmente disagiate (disoccupati, senzatetto, detenuti, disabili, tanto per fare qualche esempio) di potersi guadagnare da vivere lavorando la terra.
Un vero salario per un vero lavoro che, oltre a produrre reddito per queste persone, produce anche dignità e autostima e va ad abbassare gli oneri del welfare. Per le aziende agricole che assumono con questa legge, sono previsti importanti sgravi contributivi che possono arrivare anche all’80% del dovuto. In provincia di Asti sono già attive cooperative agricole che impiegano solo persone disagiate e dall’anno scorso L’Asinergia ha preso la gestione dell’orto del carcere di Quarto con relative assunzioni di detenuti. Evocativa la scelta del nome dell’associazione: “aspaglio” è il termine con il quale si indica una semina a mano a largo raggio e racchiude la sapienza contadina (bisogna saper dosare bene la forza del pugno che racchiude i semi) e una certa dose di imprecisione che rende tutto più umano.
Un’agricoltura a misura di uomo è quella che insegue Andrea Maria Pirollo, fondatore di Cà Mariuccia di Albugnano dopo una carriera in tutt’altro settore. Lui crede nell’agricoltura etica, dove il rispetto è verso la terra e verso le persone che la lavorano. «L’agricoltura sociale può trasformarsi nel più grande ammortizzatore sociale in grado di restituire solidarietà e mutualità fra piccole comunità rurali e famiglie. Anche con l’utilizzo dei nuovi strumenti tecnologici – ha detto Pirollo – Sono sempre più numerosi i singoli produttori o le micro aziende che, dal punto di vista economico non hanno la forza per farsi ascoltare, ma che nella realtà quotidiana portano avanti modelli di coltivazione che meritano di essere intercettati e sostenuti. Anche grazie all’agricoltura sociale, questi modelli possono proseguire nelle loro piccole, grandi sperimentazioni».
Aspaglio fa riferimento agli uffici di Confagricoltura: 0141/434943 oppure agrisociale@confagriasti.com
Daniela Peira