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Asti, addio a Pino Gammino, la voce delle feste e dei veglioni della città

Era l’anima della banda Pino e gli Alfieri. Uomo colto, sensibile, ottimo musicista con una grandissima voce

Aveva 77 anni

Si sono svolti nei giorni scorsi in San Secondo i funerali di Pino Gammino mancato a 77 anni dopo lunga malattia. Ai giovani di oggi il nome di Pino Gammino forse non dirà nulla, ma chi fu giovane negli Anni 60 non potrà non ricordare una delle più belle voci della nostra città dove cantò in diversi locali come il Circolo Sociale (dove ora c’è il Centro San Secondo), Il Whisky a go-go (in piazza Marconi) ed al Winter Garden (nelle cantine del bar Roma) famoso per la sua eleganza e le veglie universitarie.
Astigiano di Puglia era nato a Canosa ed era, giustamente, fiero della sua meridionalità, ma era altrettanto orgoglioso di vivere ad Asti dove si era perfettamente integrato nel tessuto sociale.

Era professore di lettere

Diplomatosi all’Istituto Magistrale della Fulgor, aveva poi proseguito all’università di Torino dove aveva conseguito la laurea in Lettere Moderne. Come professore insegnò in vari istituti cittadini e poi definitivamente all’Istituto Magistrale Monti passando poi, dopo parecchi anni di insegnamento, al ruolo di segretario dello stesso Istituto.

Amore per gli animali

Pino Gammino ebbe parecchie passioni e svariò in diverse attività, dal calcio alla canzone, dall’insegnamento al suo impegno nel campo del sociale ricoprendo, tra l’altro, per dodici anni il ruolo di presidente dell’ Ente Nazionale Protezione Animali. Come calciatore arrivò a giocare nei ragazzi dell’Asti, la massima espressione calcistica giovanile cittadina, ma poi si trovò a dover decidere tra calcio, studio e musica e decise di abbandonare il calcio perché tutte queste attività, per questione di tempi, poco si conciliavano tra di loro.

Fu l’anima di Pino e gli Alfieri

Decisione saggia, perché la musica gli diede notorietà e anche un certo introito economico che lo aiutò nel sostenere gli studi universitari. Nei primi Anni 60 iniziò a cantare in diverse formazioni, ma la notorietà la ottenne con quella di Pino e gli Alfieri, complesso che si esibì non soltanto ad Asti e circondario, ma anche in locali di una certa importanza di Liguria, Lombardia, fino all’Hotel Savoia di Cortina d’Ampezzo.
Facevano parte di questo complesso il virtuoso Mario Patritti (piano), Agostino Finello (batteria), Cosimo Occhiena (chitarra), Rudy Migliardi (trombone).
In seguito, al posto di Cosimo Occhiena subentrò Elio Verga e al posto di Rudy Migliardi, passato al professionismo con Paolo Conte e poi nell’orchestra della Rai, arrivò Carlo Gallinotti, chitarrista e liutaio di Solero, ed infine, al posto di quest’ultimo il compianto Gianni Bogliano al trombone.

Iniziò la carriera con Piero Cotto

All’inizio della sua carriera musicale Pino Gammino faceva coppia fissa, come cantante, con Piero Cotto il quale intraprese presto la carriera professionistica con il band leader Henghel Gualdi e cominciò a girare il mondo conquistando meritata notorietà.
Pino, invece, preferì rimanere in città. Partecipò a diversi concorsi musicali con successo e sostenne un provino a Milano presso le Messaggerie Musicali lo stesso giorno in cui era presente Nicola di Bari.
Venne elogiato per la sua bella voce, ma capì che per diventare una star doveva sottostare a certi compromessi e lui, che era tutto d’un pezzo, preferì rinunciare ai grandi successi musicali per non venire manipolato.

Scelse l’amore per la famiglia

Ma ci fu anche una ragione più intima a profonda. Pino Gammino era un uomo moderno, con una voce calda e suadente, perfetta intonazione e vena melodica, ma anche con il rock se la cavava bene.
In quanto a princìpi, però, era all’antica e molto attaccato alla famiglia. Girare il mondo voleva dire doversi staccare da Marisa, il suo vero primo e unico amore. Scelse Marisa, la sposò, ebbero una figlia, Michela, e formarono una famiglia come forse non ce ne sono più.

Bruno Accomasso

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