È un quadro che preoccupa quello sullo stato di salute del commercio fisso nel centro urbano di Asti. A rivelarlo alcuni dati emersi durante il convegno promosso dalla Confcommercio astigiana, ospitato dalla Banca di Asti, dai quali si evince che nel corso del 2023 si è registrato un aumento del 4,5% degli spazi commerciali sfitti, ai piani terra. Un’indagine che ha mappato 2023 spazi commerciali, di cui 1.401 al piano terra per 3.326 vetrine. Aumentano i negozi vuoti dal momento che Asti vede sfitto il 24,77% di tutti gli spazi commerciali presenti ai piani terra degli edifici.
Un dato marcato, che comunque segue un trend nazionale più o meno simile, ma su cui la Confcommercio di Asti ha voluto analizzare le problematiche e tentare di proporre delle ricette attraverso gli interventi del professor Luca Tamini (Politecnico di Milano), dell’architetto Giovanni Fontana (anch’egli del Politecnico di Milano) e dell’architetto Elena Franco esperta di politiche attive per il commercio. Presenti al convegno anche gli assessori al Commercio Mario Bovino, alle Manifestazioni Riccardo Origlia e all’Urbanistica Monica Amasio.
A moderare il convegno è stato il direttore di Confcommercio Asti e Manager del Distretto Urbano del Commercio del capoluogo, Claudio Bruno che ha ricordato come il primo rilievo delle attività economiche a rilevanza commerciale localizzate al piano terra sia avvenuto nel 2019, seguito da due aggiornamenti, nel settembre del 2020 e a febbraio 2021 in occasione del bando regionale per i Distretti del Commercio. Poi c’è stato il monitoraggio del 2023 da cui è nato l’incontro di venerdì scorso.
«È importante sottolineare come il dato sia relativo a tutto il perimetro del Distretto Urbano di Asti (zona A1) e che non tutti i sistemi presentano le medesime criticità – aggiunge il direttore Bruno – Si conferma la tenuta dei sistemi commerciali più attrattivi (7 su 20) che presentano percentuali di sfitti comprese tra 8 e 15%, ma le criticità sono più acute per alcuni sistemi commerciali semicentrali e periferici (6 su 20) con percentuali di sfitto superiori al 30%».
Se è vero che, come evidenziato dal vicepresidente vicario di Confcommercio Giorgio Guasco «Asti sta vivendo un momento turistico importante dove ci sono manifestazioni messe in atto dall’amministrazione, come Sagre, Magico Paese di Natale e mostre che richiamano molte persone» e anche vero che «le persone non si fermano nelle attività commerciali se non in quelle presenti su un percorso di routine e per questo oggi bisogna dare la possibilità a chi sta in altre aree di approfittare della situazione». È la conferma che ad Asti il business maggiore per le attività fuori dalla grande distribuzione si concentra prevalentemente nella vasca del centro storico, da piazza Roma a piazza Alfieri e in poche altre zone ben delimitate, ma più ci si allontana da queste e più i negozi sentono la crisi e sono in affanno.
Un settore, quello del commercio e dell’artigianato, molto fluido che sta affrontando cambiamenti non solo provocati dalla pandemia, ma anche dal cambio delle abitudini dei consumatori. Il professor Tamini ha portato all’attenzione die presenti diversi casi studio tra Milano, Bergamo e Brescia dov’è sempre più marcato il fenomeno del delivery, la consegna a domicilio non solo di cibo pronto al consumo, ma anche di beni e servizi.
A questo si aggiunge il mercato dell’e-commerce, in fortissima crescita con il Covid, «che oggi sta facendo addirittura chiudere centri commerciali». Sempre a Milano sono molto diffusi i locker Esselunga, punti di ritiro della spesa alimentare acquistata on line. Locker in stile Amazon (questi già presenti anche ad Asti), ma che vengono inseriti in piccole superfici commerciali sfitte contrastando l’impoverimento urbano, sebbene non possano essere identificati come negozi veri e propri. Servizi al singolo, utili, ma che non lasciano soldi al piccolo commerciante che deve fare i conti con le spese di gestione dell’attività, in primis l’affitto, e con una concorrenza dello shopping on line molto aggressiva.
«La nostra associazione ritiene necessario mettere subito in campo soluzioni innovative, con strategie a lungo termine sempre con logiche di intervento condivise con l’amministrazione comunale e gli stakeholder delle città – aggiunge Claudio Bruno – tenuto conto che dall’ultimo monitoraggio emerge chiaramente la necessità di diversificare le strategie, considerando l’eterogeneità delle criticità riscontrate». Azioni progettuali per la riattivazione degli spazi sfitti coinvolgendo i proprietari immobiliari e sviluppando progetti di riuso; interventi integrati per l’innovazione e il sostegno delle attività per i sistemi commerciali più attrattivi supportando le attività economiche più esistenti; strategie per la riconversione dei segmenti maggiormente critici coinvolgendo anche la dimensione urbanistica della pianificazione sono alcune delle strategie proposte dalla Confcommercio per contrastare la desertificazione commerciale e garantire la sicurezza nei quartieri collegata alla presenza di attività aperte.
«L’analisi che abbiamo condotto è qualitativa, ma soprattutto quantitativa e ci ha permesso di capire le dinamiche evolutive – osserva il presidente di Confcommercio Asti, Aldo Pia – Ha evidenziato le potenzialità del sistema commerciale locale, ma anche le criticità e soprattutto le specializzazioni commerciali di alcuni ambiti urbani e le variazioni avvenute». Va da sé che si tratta di dinamiche molto complesse dove la programmazione di strategie è importante quanto l’attuazione nel medio e lungo periodo. Ciò che vale oggi, potrebbe non essere più funzionale domani e piccoli imprenditori che investono sul lungo periodo sono a rischio di doversi confrontare con novità impreviste, o quasi. Programmazione che il sindaco di Asti Maurizio Rasero ha evidenziato nel suo intervento citando, ancora una volta, l’esempio della Cina «di cui ammiro la capacità di programmazione, un’invidia positiva perché lì si programma partendo dai dati».
Certo non mancano le critiche, più o meno velate, alla categoria dei nuovi commercianti «che hanno bisogno di un po’ più di formazione». La stessa invocata dal vicepresidente della Regione Fabio Carosso: «Oggi non c’è più spazio per chi non è competente, non ha studiato e non conosce le lingue. Impensabile – osserva Carosso – che ci sia una commessa che non conosca l’inglese».
Dalla Regione, tramite l’assessore al Commercio Vittoria Poggio, è stato rivendicato l’importante investimento sul Commercio da 23 milioni di euro erogato tramite i Distretti nel corso degli ultimi anni, ma al di là dei finanziamenti è risaputo che oggi i soldi sono importanti quando ci sono anche idee innovative e format che sappiano intercettare i gusti e le necessità di una clientela sempre più smart e predisposta a spendere per acquistare beni e servizi su un mercato a diffusione globale.
[foto Billi]