Un primo stop era già arrivato a novembre quando il Covid aveva bussato anche al suo laboratorio in corso Dante 121; da gennaio poi la decisione sofferta, ovvero quella di cessare definitivamente l’attività. Così, dopo 68 anni di onoratissimo e apprezzato lavoro da calzolaio, all’età di 85 anni anni Salvatore Toscano ha deciso che è arrivata l’ora di riposarsi.
Decisione non facile, che probabilmente sarebbe stata procrastinata se il maledetto virus non lo avesse fiaccato (nel fisico, non certo nello spirito).
Con la chiusura del laboratorio di Toscano, se ne va un pezzo di quella Asti dal sapore antico, dove una piccola bottega non era solo un luogo di lavoro, ma anche di vita e di incontri e dove i clienti diventavano amici e confidenti.
«Ho cominciato a lavorare nel 1953 nella bottega di Vittorio Garipoli, il padre dell’architetto Salva, in piazza Santa Maria Nuova – racconta Toscano – Lui era un vero “maestro delle scarpe” e un gran signore e a lui devo tutto quello che ho imparato».
Le nuove generazioni sono abituate a pensare al calzolaio come a colui che ricuce tomaie e risuola le scarpe, ma quelli come Toscano sono stati dei grandi artigiani che le scarpe le realizzavano a mano, da zero, su misura, facendo scegliere pellame e cuoio ai clienti, realizzando per ognuno di loro una forma e facendo nascere dei piccoli capolavori calzaturieri che firmava con una piccola ed elegante etichetta in stoffa cucita all’interno.
Una decina di anni fa ha realizzato l’ultimo paio di scarpe fatte interamente a mano, poi anche questa abilità è stata accantonata da un mondo che preferisce comprare le calzature industriali oppure on line.
«Io facevo scarpe da uomo e da donna – ricorda – Una volta ho consegnato un bel paio di decolletè ordinate da una signora della Asti Bene alle nove di sera, giusto in tempo per la serata di ballo che sarebbe iniziata un’ora dopo».
«La prima bottega che ho aperto è stata quella sotto i Portici Rossi, poi mi sono spostato in via Anita Garibaldi e infine, dal 1964, in corso Dante da dove non mi sono più spostato».
Dal mattino alla sera, quella bottega era la sua casa e lui accoglieva tutti come fossero amici più che clienti.
Tanti gli interessi che hanno sempre popolato la vita di Toscano: da quella per le Vespa all’amore per la convivialità. Lui è uno degli ideatori ed organizzatori, da molti anni, del pranzo della Leva del 1935. Stesso anno di nascita della Provincia di Asti, tiene i contatti con i coscritti e sceglie data e ristorante per fare festa con l’immancabile artistico menù firmato da un altro grande 85enne astigiano, l’architetto Antonio Guarene.
Nominato Cavaliere, è stato per diversi anni presidente dei calzolai astigiani e fra gli Anni Sessanta e Settanta organizzò le selezioni astigiane dello Zecchino d’Oro.
«Mia figlia cantava nel Coro dell’Antoniano e così mi misi a disposizione per dare una bella opportunità ai tanti bambini astigiani con una bella voce. I primi anni le selezioni si tennero al Salera, poi passammo al Teatro Alfieri perché serviva più spazio. Quattro o cinque dei bambini che fecero i provini vennero poi presi e si esibirono allo Zecchino d’Oro. Avevamo anche il nostro mago, Mago Selenio interpretato da Remo Bagnasco».
Ora è giunto il momento di riposarsi, anche se le lacrime che scendono quando pensa alla serranda abbassata di quello che è stato il suo mondo per tanti anni, danno la misura di quanto gli costi non aspettare più i clienti sul suo “trono” dietro al bancone.
Daniela Peira
4 risposte
Buongiorno e grazie per il bel articolo . È possibile contattare Salvatore Toscano per salutarlo e conoscerlo ?
Molto bello, bravi. Una storia commovente ed un esempio di valori e affetti. I miei migliori auguri a Salvatore che possa vivere in salute e con lo stesso entusiasmo che ha contraddistinto la sua vita professionale. Ricordiamo sempre i ns anziani, sono la nostra storia, le nostre radici ed un esempio di coraggio e senso di appartenenza.
I migliori auguri al Cavaliere e Maestro Salvatore Toscano e a tutta la sua famiglia per il grande traguardo raggiunto e per i suoi futuri successi in campo familiare, sociale e artistico. Con grande stima Luigi Cimino.
Mi sono emozionata,ho riconosciuto mio papà, il quarto da sinistra,Platania Concetto,e il secondo da sinistra un amico di famiglia un fratello Carlo Ferrero.