Tutti a prendere posizione sulla chiusura della casa di riposo Città di Asti, ma loro, gli ospiti, quelli per i quali la struttura esiste, come hanno vissuto questa dolorosissima conclusione?
Lo abbiamo chiesto ad una volontaria di protezione civile per l’Associazione Fuoristradistica Piemontese (AFP), Carla Zanutto, che con il marito Piero Conti ha fatto parte del drappello di volontari (alpini in testa) che hanno cercato di rendere il trasferimento degli anziani ospiti in altre case di riposo, il più indolore possibile.
«Ci siamo presentati già nei giorni precedenti a quelli del trasloco – spiega – per farci conoscere dagli anziani e limitare la loro giusta diffidenza. Abbiamo portato su scatoloni di varie dimensioni e pallet nei reparti aiutandoli a impacchettare le loro cose e i loro vestiti».
Incredibile il volume degli scatoloni che ne sono usciti, nonostante l’invito a disfarsi di quanto non utilizzato.
«Ci sono anziani che sono al Città di Asti da 15-20 anni – prosegue – quella era diventata la loro casa e hanno accumulato regali o piccoli acquisti fatti nel tempo. Dentro gli scatoloni sono finiti vestiti, scarpe, pigiami, televisori, radio ma anche libri, fotografie, qualche soprammobile portato dalle loro case ma anche telefoni cellulari e, qualcuno, computer portatili che vengono utilizzati soprattutto per giocare».
Agitati e disorientati gli anziani ospiti che hanno ripetuto per giorni ai volontari le stesse domande: dove ci spostate? Con chi sarò in camera? A che piano andremo? Ci tratteranno bene? Saranno contenti del nostro arrivo? Potrò tenere tutta la mia roba?. Mille volte le stesse domande e mille volte le stesse risposte rassicuranti con il sorriso dei volontari che si rendono conto di avere davanti delle persone fragili costrette a lasciare, oltre al luogo diventato la loro casa, anche i compagni di reparto diventati la loro famiglia.
«Noi abbiamo seguito il trasferimento alla casa di riposo di Montechiaro – dice Carla Zanutto – dove sono andati 18 ospiti che già vivevano nello stesso reparto dell’ex Maina. Questo “spostamento in blocco” li ha molto rassicurati, perché sapevano di andare tutti insieme nello stesso posto. La direttrice della struttura di destinazione, la dottoressa Cinzia Poggio, è stata straordinaria, perché ha compiuto numerosi spostamenti interni per consentire ai nuovi arrivati di essere tutti allo stesso piano, una camera dopo l’altra, per non perdersi di vista». Compreso l’anziano che non si separa mai dal suo fedele cagnolino.
Sempre la stessa direttrice, nei giorni precedenti lo spostamento, ha telefonato a nuovi futuri ospiti e quando sono arrivati sono stati accolti con una festa e un buffet preparato dalle madrine alpine della zona di Montechiaro.
«Abbiamo cercato di trasformare il viaggio in pulmino da Asti a Montechiaro in una gita – prosegue la volontaria – cantando per tutto il viaggio. Nel gruppo c’era anche l’ex postino di Cinaglio che, arrivato nelle zone in cui ha lavorato per tanti anni, ha dimostrato ancora una memoria straordinaria nel ricordare tutte le località e le frazioni del paese e di quelli vicini».
Il loro arrivo è stato segnato dal buffet e dal benvenuto della direttrice e del personale in servizio. Qualcuno di loro, già il giorno dopo, è stato accompagnato in giro per il paese per prendere visione di dove si trovassero negozi, bar, edicola».
«Il più giovane ospite trasferito ha 65 anni, il più anziano 90 – conclude Carla Zanutto – E’ stato molto emozionante accompagnarli in questo difficilissimo momento per loro ma è stato anche molto gratificante vedere che, una volta a Montechiaro, il sorriso è tornato sui loro volti. Non li lasciamo da soli, siamo tornati a trovarli e telefoniamo ogni giorno e loro ci dicono di essere stati accolti benissimo: “Mangiamo benissimo qui”, “Si dorme molto bene”, “Qua fa caldo dappertutto”».
(Photogallery Ago)