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Il presidente Lanfranco e il consigliere delegato Massaglia
Attualità

Asti, la Provincia torna sulla caccia al cinghiale: «In alcune zone scarsissimi abbattimenti, ognuno si assuma le proprie responsabilità»

«Non vogliamo criticare nessuno, ma è un dato di fatto che ci siano squadre che forse considerano le loro zone come piccoli feudi in regime di monopolio»

Controreplica ai cacciatori

La Provincia di Asti, dopo le secche repliche ricevute dai cacciatori dopo il suo intervento sugli scarsi rendimenti in tema di abbattimenti di cinghiali e caprioli sul territorio, torna sull’argomento chiedendo meno polemiche, meno parole e più fatti.

Il testo dell’intervento di Paolo Lanfranco

Questo il testo integrale del presidente Lanfranco (nella foto con il consigliere delegato Massaglia).

«Partiamo da un dato di fatto: i risultati della gestione degli anni scorsi non possono essere considerati soddisfacenti da parte delle istituzioni. Attestano infatti che il problema è in crescita e che va affrontato a muso duro, con azioni concrete e senza ulteriori giri di parole.

Consapevoli di scontentare qualcuno, anche nell’ambiente venatorio, vogliamo essere chiari: obiettivo della Provincia, senza ambiguità, è difendere la sicurezza dei cittadini e le produzioni agricole. In Piemonte si registrano 1200 incidenti all’anno e non è passato neppure un mese dall’ultimo incidente in cui hanno perso la vita due giovani ragazzi a Novara. Alla polemica pseudo ambientalista credo che come risposta possa bastare questo; la presenza di un numero eccessivo di capi di fauna selvatica, quali quelli attuali, costituisce una minaccia anche per l’ambiente e la biodiversità, non certo un valore da proteggere su basi ideologiche.

«Bisogna tutelare la sicurezza e l’interesse pubblico»

Abbiamo grande rispetto di chi intende la caccia come sport, ma la questione per le istituzioni deve essere posta e affrontata sotto un altro profilo: dobbiamo tutelare la sicurezza e l’interesse pubblico, e farlo con urgenza e senza quella timidezza che talvolta impone l’opportunità politica. Non ci fermeremo dunque davanti alle critiche di alcuni cacciatori, non rappresentativi della gran parte di essi cui va il ringraziamento per un’attività preziosa ed insostituibile. Non è più accettabile infatti che alcune squadre garantiscano un numero di abbattimenti molto basso in aree dove i cittadini e gli Amministratori comunali evidenziano danni ingenti e pericoli per l’incolumità pubblica; squadre che talvolta sembrano voler difendere il monopolio di intervento, considerando la propria area come piccoli feudi di loro esclusivo diritto, ostacolando e lamentandosi per gli abbattimenti che potrebbero garantire altri.

Serve lavorare insieme per arrivare agli obiettivi

La Provincia non ha mai inteso criticare nessuno, e non l’ha fatto, ma ha chiesto ad ATC di lavorare insieme per superare la gestione diversificata tra “periodo venatorio” e “periodo di controllo”; solo così potremo essere davvero efficaci in una materia che vede la responsabilità condivisa tra tanti (troppi?) soggetti, con una conseguente confusione che fa comodo a pochi a danno di tanti. Attendiamo la risposta e cercheremo insieme soluzioni. Ma è tempo che ciascuno si assuma le proprie responsabilità, agli occhi di tutti, anche a costo di bruciarseli con qualcuno.

«Chiederemo più risorse e guardie venatorie»

Con la Regione, istituzione titolare della materia, sarà necessario proseguire il lavoro di confronto per mettere le Province nelle condizioni di essere operative, dotandole di agenti di vigilanza venatoria e risorse.

Se con i colleghi Presidenti delle Province valutassimo impossibile raggiungere risultati concreti a difesa del territorio e dei cittadini saremo costretti a trarne le conseguenze e sottrarci da responsabilità che non sono nostre.

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