Tutto nasce da un appello su Facebook
Quello che era comparso come un semplice appello su una pagina Facebook dedicata alla ricerca dei genitori naturali da parte di persone adottate, si sta trasformando in una corsa solidale di tanti intenzionati ad esaudire il sogno di Silvia, 53 anni, che il 15 novembre 1967 (e non come erroneamente pubblicato lo scorso numero 1976) venne abbandonata, neonata, nel confessionale della chiesa del Don Bosco e raccolta dal parroco di allora don Mario Massaro.
Alla riceca delle sue radici
Dalle pagine del nostro giornale la donna ha spiegato di avere avuto una infanzia piena di amore, con due splendidi genitori adottivi di cui lei si è presa cura fino alla loro morte ma che aveva bisogno di ricostruire i primi mesi della sua vita. Aveva scoperto di essere stata adottata solo all’età di 21 anni, al momento di preparare i documenti per il matrimonio. In quell’occasione venne anche ad Asti ad incontrare quella puericultrice, Silvia Fumagalli, che si prese cura di lei fino all’adozione e in onore della quale porta il suo nome.
Quell’affettuosa lettera di don Scapino
Incontrò anche il parroco che succedette a don Massaro, don Matteo Scapino, il quale fu molto toccato dalla sua storia, tanto da inviarle una lettera, poco dopo la sua visita, piena di affetto e di promesse di preghiere per il suo futuro. Una lettera che Silvia conserva ancora gelosamente fra le sue carte a ricordo delle persone che le vollero bene.
Vincenzina, merciaia di via Conte Verde
Fra queste, proprio leggendo la notizia sul nostro giornale, c’è anche una donna anziana, di oltre 90 anni, che nel 1967 era titolare di una merceria in via Conte Verde. La signora Vincenzina, quando ha saputo che Silvia stava cercando la sua madre biologica, si è commossa e ha raccontato ai figli Fulvio ed Enrica di averla conosciuta bene quella neonata. «Mia madre era molto presente nella comunità parrocchiale del Don Bosco e quando don Mario si ritrovò fra le braccia quella piccola creatura, la prima che chiamò fu lei, per chiederle di aiutarlo – racconta il figlio Fulvio – Così mia madre per molti mesi regalò le tutine, i vestitini e la biancheria per quella piccola. Si era anche offerta di portarla nella nostra casa di campagna qualche giorno per farle prendere aria buona e, nonostante avesse già avuto me e mia sorella, con mio padre intraprese anche la pratica per adottarla o averla almeno in affidamento, ma non andò a buon fine».
Oggi ha 91 anni e vorrebbe incontrarla
Vincenzina ricorda di essere stata madrina di battesimo di Silvia e di averle acquistato una catenina con il nome che allora le era stato imposto: Mariangela e forse le iniziali dei nomi suoi e del marito che tanto si erano dati da fare per aiutarla.
«E’ quasi un miracolo. Mia madre – prosegue Fulvio – ha 91 anni e almeno due o tre volte l’anno ci parla di quella neonata e del suo desiderio di sapere come sta ora. Crediamo proprio che sia giunto il momento di esaudire questo suo desiderio, se la signora Silvia vorrà».