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Asti, sanità in affanno e giungla di leggi per tutelare i malati

Se ne è parlato ieri mattina all’Università su invito della Cna Pensionati. Il direttore Asl, Arena, ha portato l’attività in numeri che dimostrano il recupero del “tempo perduto” con il Covid

Uno sguardo a campo largo quello che ieri mattina è stato dato nel corso della conferenza organizzata dalla Cna Pensionati di Asti all’Università.

Relatori dalla lunga esperienza in campo sanitario, hanno delineato le criticità esistenti nella cura e nella tutela dei malati, tema particolarmente caro ai pensionati che, per ragioni biologiche, rappresentano una percentuale importante di cui il sistema sanitario deve occuparsi. In provincia di Asti, tanto per dare un dato di partenza, un residente su quattro è over 65 anni con una buona fetta di persone molto anziane, grazie al fatto che l’età media si è spostata dal 74 anni del 1978 agli attuali quasi 84 anni.

Anche se, visto l’affanno in cui si trova la sanità (tutta quella italiana, mica solo quella astigiana), si rischia che questa aspettativa torni a contrarsi.

Un’analisi più storica l’ha compiuta Roberto Gerbi, per 35 anni direttore sanitario dell’Asl astigiana ora portavoce del Comitato Difesa articolo 32 della Costituzione. Proprio quello che garantisce i diritti sulla salute (dalla gratuità all’universalità delle prestazioni).

«I nostri figli e i nostri nipoti avranno meno garanzie di cure di quante non ne abbiamo avuto noi – ha detto Gerbi – Perchè le criticità sono così tante e così complesse che serve un forte impegno politico per tornare a livelli di eccellenza quali l’Italia ha sempre mantenuto».

Criticità che elenca e che tutti i cittadini, a vario titolo, possono confermare: lunghe liste d’attesa, migrazione sanitaria fra una regione e l’altra, rinuncia alle cure, difficoltà maggiori ad accedere a nuovi farmaci e nuove strumentazioni medicali, maggiori spese per i cittadini nella sanità privata e, in conclusione, quell’accorciamento dell’aspettativa di vita che i Padri Costituenti invece volevano evitare.

A cosa sono dovute queste conseguenze? «Al sottofinanziamento del sistema come prima cosa – spiega Gerbi – l’Italia è sotto la media dei Paesi sviluppati in quanto a destinazione di risorse al comparto e parliamo di svariate decine di miliardi l’anno. Tanto che, in Italia, mediamente si spendono ogni anno 920 dollari nella sanità privata contro la media di 785 dollari in tutti i Paesi Ocse. Poi alla disuguaglianza del funzionamento sanitario fra le regioni, principalmente fra quelle del Nord e quelle del Sud. E infine, alla carenza di personale sanitario perchè questo è diventato un posto di lavoro sempre meno appetibile per stipendi e per condizioni di lavoro».

Una risposta estremamente documentata ed argomentata è arrivata da Francesco Arena, direttore generale dell’Asl di Asti, che ogni giorno fa i conti con questa situazione.

«Sulle liste d’attesa da smaltire nel post pandemia – ha detto – stiamo recuperando, anche grazie al ricorso alle strutture private accreditate. Che, però, nell’Astigiano non sono sufficienti, soprattutto per prestazioni come gli interventi chirurgici. Ma i numeri ci dicono che stiamo andando nella direzione giusta. Per quanto riguarda i ricoveri, la proiezione è che nel 2024 riusciremo a superare quelli del 2019, ultimo anno completo ante Covid (21 mila contro di 20.430 di allora) stesso discorso per gli interventi chirurgici: si prevedono a fine anno 13.224 interventi contro i 13 mila del 2019 e ci stiamo avvicinando molto ai numeri dell’anno pre Covid anche con le visite ambulatoriali: nel prevediao 756 mila contro le 880 mila sempre del 2019».

Arena ha dunque sottolineato che anche l’Asl miracoli non ne può fare proprio a causa della carenza di personale che è diventato introvabile. «Tenente conto che questi “recuperi” dal Covid pesano in larga parte sugli stessi medici e lo stesso personale che il periodo del Covid si è speso fino all’ultima energia. Sono stanchi. Sono straordinariamente disponibili e competenti, ma sono stanchi».

Sul fronte di macchinari nuovi ha anche riferito di come, grazie al Pnrr, l’Asl di Asti stia massicciamente rinnovando le sue attrezzature più vetuste e stia implementando interi comparti. «Il problema però è sempre lo stesso. Noi possiamo pure trovare i soldi per comprare nuovi blocchi per radiologia (che è uno dei reparti con maggiori criticità), ma poi ci mancano medici, tecnici radiologi e altro personale per fare le visite» ha amaramente commentato Arena.

Altro tema di grande interesse è stato quello sollevato dal dottor Walter Saracco, ex primario di Medicina di Asti, ora in pensione.

Ha parlato di DAT (disposizione anticipata di trattamento) sul fine vita. E lo ha fatto con grande chiarezza tanto che, fra il pubblico, in molti hanno preso la decisione di recarsi in Municipio per firmare le proprie decisioni. Saracco ha anche sottolineato come questa opportunità, estremamente importante e all’avanguardia, una volta prevista non sia stata sufficientemente divulgata e praticata. A volte neppure da parte dei medici e del personale sanitario.

All’avvocato Serse Zunino, componente del direttivo dell’Ordine degli Avvocati di Asti e legale specializzato in casi di riconoscimento di diritti del malato, è toccato tratteggiare la giungla normativa che regola tutto quello che attiene alle invalidità o alle limitazioni da anzianità. Dai valori tabellari vetusti e non più aderenti alla società di oggi alle anomalie di un “labirinto” di leggi e regolamenti sulla tutela del malato. «Un affastellarsi di leggi Inps e Inail che danno la stura a migliaia di processi civili con l’incognita delle Regioni che, in autonomia, provocano grandi diversità di trattamento fra stessi cittadini italiani. Serve che il legislatore metta mano a questa materia e la riordini compltamente».

Nel corso del convegno, condotto da Mario Tanino, è stato scoperto anche un quadro realizzato dall’artista Marisa Garramone proprio per questa occasione.

 

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Una risposta

  1. Complimenti al moderatore Mario Tanino… cordiali saluti Francesco Cartolano

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