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L’intervento

Caldo e siccità: l’impietoso elenco della biodiversità perduta nel Nord Astigiano

Il biologo e grande esperto naturalista Franco Correggia spiega il disastro ecologico localizzato nelle nostre colline

Stiamo andando a fuoco. Siamo in un forno a microonde. L’ambiente intorno a noi si sta letteralmente trasformando in uno sterile deserto rovente. Il motivo lo conosciamo, la comunità scientifica internazionale ce lo ricorda da decenni. È il riscaldamento globale, indotto dall’aumento della concentrazione della CO2 atmosferica, processo generato dall’utilizzazione dei combustibili fossili associato con la distruzione su larga scala delle foreste e con i cambiamenti nell’uso dei suoli. Ma questi concetti, per molte persone, sono solo un coacervo fumoso e respingente di dati scientifici astratti, da non prendere troppo sul serio. Il punto però è che adesso il quadro è cambiato. E sì, perché gli effetti del cambiamento climatico ci sono esplosi in faccia.

Senza neve e senza pioggia

Nelle nostre familiari colline astigiane, la situazione è tecnicamente catastrofica. In tutta la mia vita non ho mai visto nulla di simile.
Da quasi un anno non abbiamo più avuto piogge significative. La neve in inverno è una barzelletta. In questo torrido e arido luglio, le nostre campagne sono allo stremo, disseccate da una siccità implacabile. La sofferenza dell’intera tessitura ecosistemica dell’area è lancinante e rasenta il punto di rottura.
Le falde acquifere sono esaurite o sprofondate. Tutti gli ambienti umidi sono in ginocchio. Gran parte del reticolo idrografico locale è completamente asciutto; rii e torrenti non hanno una goccia d’acqua, le sorgenti sono in secca.
I corsi d’acqua maggiori sono ridotti a una successione di lanche morte stagnanti e maleodoranti, dove si raccoglie un velo di acque eutrofiche e schiumose colme di alghe agonizzanti.

I loro contenuti di biodiversità sono inesorabilmente distrutti. Anche gli ambienti lentici (stagni, pozze, acquitrini, paludi) sono del tutto inariditi. Le formazioni forestali sono vicine al collasso, i prati e gli erbosi sono bruciati. Gli alberi di boschi e siepi ingialliscono e perdono precocemente le foglie; molti sono già morti in piedi. Innumerevoli specie vegetali non sono arrivate alla fioritura e tanto meno alla fruttificazione. Muschi ed epatiche sono ridotti a feltri rinsecchiti, i funghi macroscopici sono scomparsi.

Spariti lombrichi e molluschi

Negli strati superficiali del suolo non ci sono più lombrichi e altri anellidi ipogei. I molluschi sono spariti. Le popolazioni di gran parte degli insetti sono una misera frazione rispetto a quelle degli anni scorsi (decimati i grandi coleotteri, le lucciole, le libellule, le farfalle, gli eterotteri acquatici, i tricotteri, ecc.). Gli anfibi sono solo un ricordo. Molte specie di uccelli sono alle corde e svariati mammiferi sono in crisi. Le colture agrarie (seminativi, vigne, frutteti, orti) hanno un aspetto morente e desolato, che rende lunare e penoso il paesaggio. Il tessuto vivente che permeava e innervava fino a ieri i nostri territori si sta inaridendo e dissolvendo. Intorno a noi sta morendo tutto.

Franco Correggia

E i potenti si comportano
come se niente fosse

In questo scenario apocalittico da girone infernale, la gran parte delle persone (governanti e potenti della Terra in testa), pur avendo la percezione intuitiva che qualcosa di cupo aleggia nell’aria, continua a comportarsi come niente fosse. Nonostante l’abisso sia ormai a un passo, l’inerzia del pensiero e l’automatismo dei gesti sono blindati e inscalfibili. Finché l’acqua uscirà dai rubinetti, finché i supermercati saranno forniti, finché la temperatura non raggiungerà i 50 gradi soffocando il respiro, finché tutti gli alberi non saranno ridotti a spettrali scheletri disseccati, finché si potrà delirare quotidianamente di idiozie gratuite sui social network e finché sugli schermi televisivi e sui display degli smartphone scorreranno partite di calcio, talk show demenziali e reality per imbecilli, potremmo andare avanti come sempre, senza modificare i nostri stili di vita e il nostro rapporto con la natura vivente.

Quando l’unica stella polare
è il profitto a tutti i costi

Fino all’ultimo secondo, la logica dominante e indiscussa sarà quella cinica, autolesionista e nichilista del Business as usual. Che riconosce come baricentro e stella polare solo il profitto, la convenienza economica immediata, l’antropocentrismo e l’egocentrismo assoluti. Poi, quando l’accelerazione esponenziale e autocatalitica dei processi antropici di degrado dell’omeostasi ecologica e degli equilibri dinamici planetari condurrà a una transizione di fase caotica e all’implosione repentina del sistema, allora tutti entreranno nel panico e impazziranno completamente. Magari nel giro di 48 ore.

La mia domanda è ingenua, semplice e lineare. Quale altra linea rossa deve essere superata per decidere che bisogna uscire subito, costi quello che costi, dal labirinto oscuro della deriva psicotica, antibiologica, necrofila e suicida in cui siamo intrappolati?

L’articolo integrale si può leggere qui Catastrofe climatica in Astigiano

Franco Correggia
Fondatore dell’associazione
Terra, Gente, Boschi e Memorie

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