Alla soglia della prossima tornata elettorale, abbiamo chiesto ai candidati sindaci cosa pensano della sicurezza cittadina.
Paolo Gandolfo, attuale Assessore alla Sicurezza, è in lizza per il soglio di Palazzo Anfossi: «Canelli è un luogo sicuro. Lo affermo con orgoglio perché durante il mio mandato mi sono prodigato per ottenere oltre 300 mila euro dal Ministero dell’Interno grazie ai quali ora la città ha un sistema integrato di sorveglianza attiva con 311 telecamere utili a monitorare i flussi, in entrata ed uscita, non solo per il rispetto dei limiti di velocità ma anche per le vetture segnalate, sospette o senza assicurazione. Oltre la metà delle telecamere sono state posizionate nelle regioni rurali del Comune e sono un fortissimo deterrente contro furti ed aggressioni nelle abitazioni isolate».
«La città è dotata di una rete di videosorveglianza con importanti investimenti – ha spiegato l’altra candidata Annalisa Conti – Penso che sia utilissima (nel caso del ragazzo aggredito è stata fondamentale per individuare i colpevoli) ma ritengo che da sola non possa bastare. La nostra intenzione è di aumentare il servizio di Polizia Locale anche in orario serale. Una maggiore presenza avrà certamente un effetto preventivo e trasmetterà ai cittadini un maggiore senso di sicurezza. Dando l’esempio, l’amministrazione potrebbe chiedere anche alle forze dell’ordine qualche pattuglia in più».
Roberta Giovine ha la sua idea: «Secondo l’Istat, dal 2013 in Italia si assiste al calo di furti e crimini violenti. Malgrado i recenti tragici fatti, anche a Canelli si respira un’aria di maggior sicurezza generale; occorre lavorare d’anticipo per garantirla nel tempo. Per la repressione dei reati, ci sono già oggi telecamere e altri strumenti, ma, considerato il potere di dissuasione quasi nullo soprattutto sui reati violenti, è fondamentale lavorare sulla prevenzione. Accanto all’opera di sensibilizzazione da parte di Polizia Municipale e Carabinieri su legalità e sicurezza stradale, servono formazioni mirate per scuole e anziani, ad esempio, su stupefacenti, cyberbullismo, truffe, anche online. Occorre individuare gli spazi ove avvengono attività sospette e illuminarli meglio, accrescere la frequentazione delle vie di percorrenza pedonale e concordare con le forze dell’ordine un presidio più stretto delle aree problematiche. Pensiamo anche a strumenti come il Controllo di vicinato, già sperimentato altrove in collaborazione con la pubblica sicurezza, e corsi di autodifesa e campagne contro la violenza domestica».