«Sono rimasto straordinariamente colpito da Asti, dalla sua storia, che non è pienamente conosciuta al di fuori della città. La storia di un municipalismo fortissimo, in senso buono. Una storia del mercato finanziario che in pratica è partito da qui. Ho anche visto la mostra sui Macchiaioli che invito tutti ad andare a visitare». Così Carlo Calenda, fondatore del partito Azione, ha esordito oggi pomeriggio nell’incontro a Palazzo Ottolenghi per presentare il candidato a sindaco Marco Demaria sostenuto anche da Italia Viva, Più Europa e Volt.
«Credo che Asti abbia tutte le caratteristiche per non dover essere seconda ad Alba, ma tuttavia è così perché questa città ha elementi di chiusura e conservatorismo. Sappiamo tutti quanti – ha continuato – che qui è molto difficile fare qualcosa. Dunque puoi tenere le strade pulite, un certo decoro urbano, ma il tema è un altro: qual è il tuo posto nel mondo? Io penso che la via sia quella di fare qualcosa insieme ad Alba, di costruire un grande attrattore turistico culturale. Poi c’è la questione infrastrutturale, ma non sono qui per parlare della tangenziale o dell’A33 perché ne hanno parlato tutti negli ultimi 45 anni. Parlo di termovalorizzatore: siamo le uniche persone al mondo rimaste a discutere se valga la pena di farli o no. In tutto il mondo siamo rimasti solo noi, in particolare gli astigiani e i romani. Dobbiamo smetterla, come italiani, di pensare che possiamo non investire in infrastrutture, non fare termovalorizzatori, non investire in gasdotti, non costruire rigassificatori, non avere il nucleare e avere le bollette poche care. Nella vita pasti gratis non ci sono, ma voi avete bisogno del termovalorizzatore perché questo significa dare alla città energia elettrica a basso costo e, se sono bravi, un teleriscaldamento sempre a costo contenuto».
«Ci presentiamo con una lista civica che ha una valenza politica»
«Ad Asti ci presentiamo con una lista civica, – ha sottolineato Calenda – ma che ha una valenza politica. Alle prossime elezioni politiche, se non accade nulla, si presenteranno due coalizioni: una di destra e una di sinistra. Quella di destra sarà per quattro quinti sovranista, che sostanzialmente dice “no all’Europa”. È una coalizione che fino a ieri andava in giro con la maglietta di Putin, che ancora oggi è molto silenziosa sulle sue responsabilità. È una coalizione che ha una classe dirigente tendenzialmente disastrosa, salvo rare eccezioni, e che non può governare un Paese che dipende in maniera forte dal rapporto con l’Unione Europa. Allo stesso tempo – ha aggiunto – neanche la colazione di sinistra lo può fare perché sarà formata per metà dal Movimento 5 Stelle, da SEL e dai Verdi che non sono i Verdi europei favorevoli ai termovalorizzatori. Sono i Verdi che dicono no a tutto, sono i Cinque Stelle che abbiamo visto dire no al TAP, poi sì al raddoppio del TAP, no all’Ilva, poi sì all’Ilva. Sono i Cinque Stelle che hanno inneggiato all’uno vale uno e al fatto che non ci sia bisogno di istruirsi e prepararsi. Quando sarà il momento di parlare di rigassificatori, di nucleare, di cui avevamo una leadership incontrastata, se parlare di termovalorizzatori e di infrastrutture non saranno in grado di farle. Allora che facciamo?».
Calenda ha quindi elogiato la preparazione del candidato a sindaco Demaria e spiegato i motivi dell’appoggio alla sua corsa elettorale: «Demaria è una persona colta e per fare politica bisogna essere colti. È preparato nella cultura, in quello che vuol dire la storia di questa città e come si può rappresentare, come può diventare un volano di crescita economica e culturale. Questa città ha bisogno di aprirsi – ha aggiunto Calenda parlando ai numerosi presenti in sala – perché mi hanno riferito che ci sono due farmacisti che decidono tutto e la banca che comanda: ma chi l’ha detto? Potete liberarvi di tutto questo e iniziare a volare. Ecco perché Demaria è la migliore opzione possibile».
«Vogliamo costruire un polo riformista pragmatico»
Per Calenda bisogna «non cascare nell’idea di destra e sinistra con il rischio che dopo Draghi tutto torni come prima del suo arrivo». L’alternativa, secondo il fondatore, è proprio il progetto di Azione che è nato su basi progressiste, liberali, democratiche e che pone al centro l’idea della cultura e dell’istruzione. Asti, in vista delle prossime elezioni comunali, è un punto di partenza dove «costruire un polo riformista pragmatico».
Marco Demaria ha invece ricordato di essere stato tra i primi a iscriversi ad Azione. «La politica è un bene per la società, ma ponderata da uno studio. È il mio metodo e io mi sono iscritto ad Azione durante il lockdown perché volevo parlare con Calenda. L’arrivo della proposta di candidatura è stato pesante da vagliare, anche perché non ho esperienza politica – ha spiegato – Ma con un gruppo amministrativo con cui lavoro penso di poter proporre alla città un buon programma, una buona amministrazione e soprattutto una visione di città positiva verso un futuro che abbiamo davanti per sviluppare progetti importanti per il territorio e che possano finalmente portare la città oltre un certo tipo di stagnazione. La nostra città ha potenzialità enormi e quando si apre al mondo quest’ultimo si stupisce».
Demaria: «Ad Asti dobbiamo alzare lo sguardo»
Demaria ha poi voluto puntualizzare un questione che gli sta a cuore: «Alla nostra città non basta essere bella perché la bellezza in sé è un valore, ma non è sufficiente. Non basta perché se non c’è progettualità, comunicazione di questa bellezza e se non c’è attività culturale, sociale e politica la città resta adagiata sul proprio ombelico. Ad Asti si può vivere molto bene, ma dobbiamo alzare lo sguardo perché abbiamo a che fare con monumenti importanti, un territorio meraviglioso, come pochi hanno, un’enogastronomia importantissima e tutta da valorizzare. Ma ci sono problemi infrastrutturali e un territorio molto difficile, fatto di un centro cittadino e di molte frazioni. Sono anch’esse parti della città e ciascuna dev’essere valutata bene con i suoi bisogni. Ecco perché dopo le elezioni ci dev’essere un tavolo aperto con esse».
Da qui l’annuncio di voler creare un programma che guardi anche all’ordinario e alla sua gestione perché «è dalle minuzie dell’ordinario che passa il vivere bene». Ma occorre anche altro: «Serve spirito di servizio e collaborazione che spesso mancano ad Asti. Dobbiamo permettere alla città di essere capofila di progettualità del territorio e che non ci si lamenti solo sul fatto che altrove siano più bravi. Dobbiamo essere consapevoli – ha concluso – che la nostra città è importante, bella ed è tutta da valorizzare: il nostro futuro passa da qui, la nostra economia passa da una corretta gestione turistica e culturale ed è l’unica via che abbiamo dopo la disgregazione post industriale. Abbiamo manifestazioni importantissime che si conoscono poco e, in definitiva, dal punto di vista infrastrutturale non riusciamo a pensare a nulla perché si vuole rimanere immobili. Ma dopo una crisi come quella che abbiamo vissuto e che stiamo ancora vivendo non possiamo pensare che basti rimanere fermi, senza cambiare nulla, perché questo porta solo al fallimento».
[foto gallery Billi]