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Casa e lavoro non ci sono1400 famiglie astigiane in difficoltà
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Casa e lavoro non ci sono
1400 famiglie astigiane in difficoltà

La crisi economica picchia duro, e aumenta il numero di Italiani che ricorrono ad aiuti per pagare le bollette o l'affitto o a chiedere borse alimentari. Infatti con il perdurare della difficile

La crisi economica picchia duro, e aumenta il numero di Italiani che ricorrono ad aiuti per pagare le bollette o l'affitto o a chiedere borse alimentari. Infatti con il perdurare della difficile congiuntura economica, con il suo pesante strascico di disoccupazione, il ceto medio è diventato sempre più vulnerabile, anche se, comprensibilmente, molti non vogliono ammettere la condizione di povertà in cui sono piombati.

Sono solo alcune considerazioni che emergono dal 6° Rapporto sull'attività 2013 svolta dai Centri di ascolto diocesani della Caritas, l'organismo pastorale della Cei (Conferenza episcopale italiane) per la promozione della carità. Il report è stato reso noto nei giorni scorsi, in corrispondenza della pubblicazione del Rapporto 2014 sulla povertà e l'esclusione sociale in Italia, redatto dalla Caritas a livello nazionale. Intitolato "False partenze", proprio per sottolineare il fatto che la crisi non è ancora superata, apre una finestra sul fenomeno della povertà in Italia, in base all'esperienza di ascolto, osservazione e animazione svolta dalle 220 Caritas diocesane presenti sul territorio nazionale. Tra cui, appunto, quella astigiana, presieduta dal vescovo Francesco Ravinale e guidata dal direttore Beppe Amico, che si avvale dell'aiuto di oltre 100 volontari.

Cosa emerge dai dati, quindi? Innanzitutto bisogna indicare che la rilevazione si basa sui 17 centri di ascolto della Diocesi: Agliano, Caritas diocesana, Castello d'Annone, Don Bosco, Frinco, La Fontana, San Domenico Savio, San Pietro, San Paolo/San Martino, Sacro Cuore, Serravalle, Sicar ? Cattedrale, Nostra Signora di Lourdes, Valfenera, Villafranca, Villanova, Volti Amici di San Damiano. A questi centri si sono rivolte nel 2013 1.391 famiglie, di cui il 49,3% sono straniere e il 37,5% italiane. Un divario inferiore rispetto al contesto nazionale (dove gli stranieri sono al 61,8% e gli Italiani al 38,2%) che dimostra come la crisi economica che sta affliggendo la nostra provincia abbia creato problemi a molte famiglie astigiane. Una considerazione supportata anche dai "numeri": rispetto al 2012, infatti, si è rilevato un aumento dell'utenza italiana dal 35,6% al 37,5% e un calo degli stranieri dal 51 al 49,3%.

Per quanto riguarda la provenienza degli stranieri, si nota come la suddivisione tra etnie rifletta la composizione demografica del comune: al primo posto ci sono i Marocchini (38,7%), al secondo gli Albanesi (31,3%) e al terzo i Romeni (11,5%), seguiti da altre etnie rappresentate da percentuali meno significative. Esaminando poi i dati relativi alle fasce di età si nota che il 32,1% di chi si è rivolto ai centri ha un'età compresa tra i 35 e i 44 anni. In generale, oltre la metà dell'utenza del centro è formata da persone di età compresa tra i 35 e i 54 anni, mentre il 16,5% ha un'età compresa tra i 25 e i 34 anni. Il 17,1% delle famiglie è composto da tre persone (due genitori e un figlio a carico), mentre è appena più bassa la percentuale di famiglie composte solo dalla coppia. La maggioranza, comunque, pari al 33,1%, è costituita da un solo componente. Per quanto riguarda la condizione professionale, premesso che il 45,4% di chi si è rivolto ai centri non ha risposto alla domanda, emerge che il 28,8% è disoccupato, mentre altre due categorie, gli occupati e i pensionati, seguono a lunga distanza (in etrambi i casi sono all'8,8% del totale).

«Queste indagini -? spiega il direttore Beppe Amico -? ci servono a livello interno per analizzare la situazione e studiare iniziative concrete che ci consentano di stare accanto alle persone in difficoltà, ben consapevoli che ci basiamo sull'opera di volontari e su risorse limitate. Dalla lettura dei dati 2013 e dalle testimonianze dei numerosi volontari è emerso che nel corso dell'anno, e rispetto al passato, sono aumentate le situazioni di disagio economico, legate principalmente a due problemi: casa e lavoro. Due fronti su cui abbiamo concentrato, di conseguenza, il nostro impegno. Primo, abbiamo redatto il Progetto lavoro, composto da più iniziative. Secondo, abbiamo lanciato il fondo anti sfratti per persone vittime della crisi economica e la cessione di alloggi in comodato d'uso gratuito per alcuni anni a famiglie in difficoltà. Il tutto insieme all'"ordinaria amministrazione", ovvero all'attività quotidiana dei centri di ascolto – che hanno il compito di accogliere, ascoltare, esprimere calore umano, fornire informazioni e aiuti materiali – all'accoglienza di profughi e rifugiati e all'attività della comunità autogestita di via Testa per donne sole o con figli».

Elisa Ferrando

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