La crisi economica che ha fatto seguito alla pandemia ha visto la naturale contrazione dei ricoveri, per le difficoltà di molte famiglie a sostenere una retta. Nel frattempo i costi sono lievitati, in particolare per l’energia e per vicende legate al cambio di appaltatore. La situazione però sta ora positivamente cambiando, grazie all’affidamento dei servizi al consorzio Zenit di Parma a costi più contenuti e alla locazione della vecchia sede di via Mercandillo, che dovrebbero portare a un risparmio annuo stimato in circa 250 mila euro. Anche il numero di ospiti sta aumentando, dopo aver toccato i minimi storici durante la pandemia.
L’esercizio 2022 si è chiuso con un rilevante deficit: già i due precedenti esercizi avevano evidenziato una situazione deficitaria della gestione di competenza, compensata dall’utilizzo di residui accantonati in esercizi precedenti. Per risolvere il problema del finanziamento della ristrutturazione e non perdere definitivamente i posti letto oggi autorizzati in forma transitoria, il Cda, presieduto da Silvia Serlenga, nell’ultima seduta, riprendendo una soluzione già individuata tre anni fa e poi sospesa per il sopraggiungere di altre emergenze gestionali, ha stabilito di ricorrere ad un’operazione di project financing, finalizzata alla ristrutturazione di tre reparti con creazione di una struttura di collegamento fra gli stessi per renderne più efficiente ed economica la gestione (con una spesa stimabile in circa 1,5 milioni di euro).
Già tempo addietro, in occasione di alcuni incontri con le organizzazioni sindacali, era emerso il suggerimento di considerare superata la formula dell’appalto dei servizi così come sino ad oggi avvenuto e di ritenere preferibile la procedura del partenariato pubblico privato, in specie per la San Giuseppe che necessita di trovare sul mercato rilevanti capitali per completare i lavori di ristrutturazione del padiglione Cafasso.
«Successivi approfondimenti avevano permesso di meglio delineare l’istituto del partenariato, soluzione effettivamente più vantaggiosa: il costo di ristrutturazione edilizia della struttura (che richiederà una somma elevata di impossibile reperimento nel bilancio dell’azienda) sarebbero a carico dell’operatore economico aggiudicatario del global service che in cambio gestirebbe la rsa per 15-20 anni. Nella realtà attuale – spiega la presidente del Cda Silvia Serlenga – la soluzione del partenariato pubblico privato si palesa come l’unica in grado di consentire la soluzione delle problematiche di ristrutturazione e riportare i posti letto dai 102 oggi utilizzati a circa 130. L’obiettivo è di attivare il partenariato alla scadenza dell’attuale appalto, prevista per giugno 2026».