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Cinghiali, parte la sperimentazione Made in Asti per sterilizzarli

Idea lanciata dal presidente Atc Antonello Murgia, ripresa da Italia nel Mondo presieduto da Franco Quaglia con le mangiatoie brevettate a Castell’Alfero

Parla astigiano il progetto sperimentale che, nel giro di qualche anno, potrebbe finalmente portare ad un serio contenimento dei cinghiali su tutti i territori oggi invasi da questa specie selvatica che provoca serissimi danni all’agricoltura, alla biodiversità e rappresenta un grande pericolo per la viabilità. Senza parlare dell’allarme Peste Suina veicolata proprio dai cinghiali selvatici che sta facendo allargare la zona rossa a cavallo fra il Sud Piemonte e la Liguria, di settimana in settimana con gravi ripercussioni sugli allevamenti di suini.
Il primo a parlarne è stato Antonello Murgia, sindaco di Piovà Massaia e presidente dell’Ambito Territoriale Caccia dell’Astigiano. Un ente, l’Atc, che ha ben presente il disastro compiuto dal proliferare dei cinghiali perché è quello attraverso il quale passano gli indennizzi agli agricoltori.
Finora il contenimento è stato affidato alla cattura degli esemplari. Sia esso attraverso le diverse forme di caccia, ordinarie e straordinarie, sia attraverso il posizionamento di gabbie da parte degli agricoltori autorizzati. Soluzioni complesse, costose, che necessitano di grande dispendio di risorse umane e che, seppur risultati ne abbiano portati, sono ancora lontani da una normalizzazione di presenza di capi. E sono soluzioni che creano disturbo e disagio alle popolazioni residenti e forti resistenze da parte degli animalisti.
Murgia, alla continua ricerca di una soluzione più efficace e condivisa, si è imbattuto in un progetto statunitense che punta a risolvere il problema alla radice, ovvero studia come sterilizzare grandi masse di cinghiali attraverso un sistema innocuo e pervasivo come l’alimentazione.
I ricercatori dell’Università di Auburn, in Alabama, Skip Bartold, James Gillespie e Maurizio Porcari hanno messo a punto la “ricetta” per un mangime (a base naturale) in grado di sterilizzare i cinghiali senza pericolo né per loro, né per altri animali, nè per l’essere umano che può continuare a consumarne la carne in caso di cattura.
A supportare l’intuizione di Murgia e a raccoglierne il testimone è stato Franco Quaglia, altro astigiano, presidente dell’Associazione Italia nel Mondo.
Hanno lavorato per mettere a punto un progetto di lavoro comune Italia-Usa (con brevetto finale al 100% italiano).
«Dopo aver presentato al Ministero per le Politiche agricole il progetto per la sterilizzazione dei cinghiali – spiega Franco Quaglia – abbiamo ottenuto il benestare e l’autorizzazione a procedere con la sperimentazione in Italia. Si è concluso nel modo migliore il nostro incontro a Roma con il Ministro delle Politiche Agricole Francesco Lollobrigida, il vice Patrizio La Pietra presso il ministero e, in Senato, con il presidente della Commissione Agricoltura Luca De Carlo e i senatori Lucio Malan e Gianmarco Centinaio».
Ma se il progetto di sterilizzazione parla astigiano, la prima sperimentazione in campo si terrà lontano, nelle Marche, dove l’Istituto Zooprofilattico competente per territorio sta predisponendo tutto per avere già a partire dal primo luglio le prime mangiatoie.
Anche le mangiatoie portano una firma astigiana, ed è quella delle Officine Paventa di Castell’Alfero.
«Hanno studiato loro il dispenser che sarà sistemato nei luoghi di passaggio o di affollamento dei cinghiali – spiega ancora Franco Quaglia – e che, per conformazione, potrà essere accessibile solo ai cinghiali. Le mangiatoie sono dotate di pannelli solari che alimentano una batteria per il controllo da remoto di tutto ciò che le riguarda: affluenza dei cinghiali, livello di mangime, sicurezza da atti vandalici o furti».
E’ prevista una sperimentazione di otto mesi nelle Marche e poi, nel giro di qualche settimana, ogni regione italiana (e nel mondo) che abbia il problema dei cinghiali potrà fare richiesta per sistemare le mangiatoie che porteranno, nel giro di qualche anno ad un depopolamento naturale, senza interventi cruenti. Previsto il loro posizionamento anche nelle città dove, a causa del permanere di rifiuti in strada, i cinghiali si avvicinano alle case.
Ed è previsto anche, valutata la sperimentazione con gli ungulati selvatici, un adattamento del progetto ad altre specie invasive come caprioli, piccioni, faine.

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