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Cirio ad Asti: «Il Piemonte non finisce a Moncalieri»

Punta a realizzare il programma con i fondi europei e tramite l’autonomia regionale che garantirebbe maggiori entrate da parte del Governo centrale

Il candidato alla presidenza della Regione rilancia il ruolo di tutti i territori

Tappa astigiana ieri mattina, giovedì, per il candidato alla presidenza della Regione Piemonte, Alberto Cirio, sostenuto dal centrodestra. Alla Caffetteria Mazzetti Cirio ha incontrato i giornalisti e la maggior parte dei candidati al Consiglio regionale scelti tra le fila della Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia, UDC e della lista “Sì TAV per il Piemonte con Cirio”. Presenti anche il sindaco Rasero, il senatore azzurro Berutti, gli assessori Bovino, Morra, Imerito e Bologna e altri amministratori locali. Cirio, che si è candidato alla Regione dopo l’esperienza da eurodeputato, ha spiegato alcuni punti importanti del programma che vorrebbe finanziare attraverso due vie: maggiore autonomia della Regione, con conseguente rinegoziazione delle competenze e dei fondi statali, e utilizzo di tutti i fondi europei, oggi spesi solo in parte. Quella che vuole attuare Cirio è un’autonomia sulla strada già aperta da altre regioni come la Lombardia, il Veneto o l’Emilia Romagna. «A Bruxelles abbiamo una possibilità economica che non stiamo sfruttando – spiega Cirio – soldi che ci sono, che non devono neanche passare per la Regione o lo Stato. La Regione deve, invece, prendere per mano i territori e portarli alla progettazione europea». Trovate le vie con cui finanziare uno sviluppo del territorio che «rimetta in moto la Regione», Cirio ha parlato delle enormi potenzialità dell’Astigiano e della scelta, vincente, di aver creato un nuovo format di promozione turistica insieme alla Langhe. «Da albese – rimarca – non posso che essere felice per questo nuovo corso».

Politiche meno torinocentriche e più attenzione ai comuni

Ha quindi sottolineato l’importanza di dare al Piemonte “Un’altra velocità” (slogan preso in prestito dal candidato Gabusi). «Altra velocità in merito alla TAV, – prosegue – ma anche per il completamento dell’Asti-Cuneo che non vuol dire solo il tratto di Cherasco, ma realizzare la tangenziale sud/ovest di Asti che serve a tutti».

Un po’ meno politiche torinocentriche e più attenzione ai territori è quello che Cirio porterà avanti in caso di vittoria. «Il Piemonte non finisce a Moncalieri e circa il 20% dei Comuni sotto i 5000 abitanti si trova proprio nella nostra regione. Ecco perché le province sono importanti e bisogna prestare attenzione alle loro esigenze».

Si tratta di necessità che l’esponente del centrodestra ha declinato sotto vari aspetti, ma in primis parlando di manutenzione delle strade. «Quelle del Piemonte cadono a pezzi – precisa – e noi vogliamo un piano straordinario per la messa in sicurezza della viabilità». Infine attenzione all’agricoltura «con meno burocrazia e bandi scritti dai contadini, non da funzionari e professori».

La parola ai candidati astigiani

Durante la conferenza stampa hanno preso la parola i vari candidati: i sindaci leghisti Fabio Carosso e Paolo Lanfranco, il presidente della Provincia, ma anche sindaco di Canelli, Marco Gabusi, la consigliera comunale Francesca Varca, il vice sindaco Marcello Coppo e il sindaco di Villa San Secondo Roberto Mussano, il sindaco di Buttigliera Francesca Cappellino e la candidata Simona Bordese.

«Siamo una provincia che è stata dimenticata – riassume Fabio Carosso (Lega) sindaco di Coazzolo – e basta venderlo nelle infrastrutture, nell’ospedale della Valle Belbo e in agricoltura. E’ tempo di osare e avere il coraggio di azioni importanti». Parole cui si sono aggiunte quelle del collega sindaco di Valfenera Paolo Lanfranco: «Su infrastrutture, trasporti e sanità gli astigiani sono stati trattati con meno dignità di altri territori e, per quanto riguarda il capoluogo, è ora di attivarsi per rimettere in moto gli immobili dismessi».

Anche Marco Gabusi non ha usato parole tenere per descrivere gli ultimi cinque anni di amministrazione regionale guidata dal centrosinistra. «Se avessimo saputo che l’ospedale di Nizza non avrebbe avuto il punto di pronto intervento, ma si sarebbe trasformato in una sorta di casa di riposo, mettendo insieme servizi che non hanno spazio altrove, avremmo avuto molto da ridire. Poi c’è da far partire il progetto della sud/ovest perché non è possibile che per raggiungere l’ospedale, dal sud Astigiano, occorrano 20 minuti per arrivare ad Asti e altri 20 per attraversarla».

E se Francesca Varca (Forza Italia) ha detto di «voler ripristinare il collegamento ferroviario Asti-Alba», Marcello Coppo (Fratelli d’Italia) ha contestato alla Regione di «non aver dedicato attenzione ai piccoli comuni o di aver obbligato altri ad attuare piani del traffico senza erogare loro i soldi necessari a realizzarli. In ogni caso si parta dal lavoro e non si sprechino soldi per fare manifestazioni come i vari Pride». Per Roberto Mussano (Fratelli d’Italia) «è necessario portare in Regione la voce di tutti i 118 Comuni dell’Astigiano» mentre Francesca Cappellino (Sì TAV) «bisogna dare voce anche al mondo del volontariato che fa andare avanti il Paese». Una richiesta, quella di dare più considerazione ai piccoli comuni, che è stata lanciata anche da Simona Bordese (UDC): «La Regione si è concentrata solo su Torino, ma il Piemonte è composto anche da Asti, Alessandria e altri territori».

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