Il 27 settembre 1941 don Antonio aveva iniziato il ministero di cappellano militare nel battaglione Verona del 6^ Reggimento Alpini Tridentina. Il 27 e 28 luglio 1942 dalla stazione ferroviaria di Asti partirono quattro lunghi convogli diretti al fronte. Raggiunto il territorio ucraino, anziché proseguire per il Caucaso, come era stato detto agli alpini prima della partenza, iniziò una lunga marcia, in buona parte a piedi (e in parte con autocarri) per il fronte di Bolschoj, raggiunto il 2 settembre 1942; lasciata il 10 ottobre Gorgakowo, il battaglione raggiunse dopo dieci giorni di marcia a piedi Certkowo, da dove in treno, proseguì per Podgornoje, assumendo il 1^ novembre 1942 lo schieramento in linea sul Don. La notte del 24 dicembre don Monchietto celebrò in un’ibsa la messa di Natale.
Per il cappellano iniziò un lungo periodo dedicato al soccorrere non solo spiritualmente i tanti feriti e a seppellire i morti: le battaglie di Postojakyi del 9 gennaio 1943 e di Nikolajewka del 27 gennaio 1943 furono le più terribili e gli Alpini della Tridentina riuscirono a rompere l’accerchiamento russo.
Don Antonio venne tradotto prigioniero nel terribile campo di concentramento tedesco di Deblin Irina, in Polonia, dove fu di enorme beneficio per gli internati, molti dei quali si salvarono da morte sicura grazie ai suoi interventi, facilitati dalla buona conoscenza della lingua tedesca. Gli alpini del Verona, rimasero molto legati al loro cappellano e ogni anno venivano a fargli visita a Cocconato, un’amicizia consolidata sui campi di battaglia e un segno di riconoscenza per quanto egli aveva fatto per loro.
Per la pandemia anche quest’anno la commemorazione, dal 2020 riconosciuta dall’A.N.A. di Asti manifestazione sezionale, si è svolta in forma ridotta, senza il corteo per le vie del paese. Durante la messa solenne celebrata dal parroco don Igor Peruch, presenti anche le delegazioni dell’ANA di Asti e dell’UNIRR, sono stati ricordati don Antonio Monchietto, il capogruppo Luciano Vai, la madrina Angioletta Fasoglio e gli altri alpini andati avanti. Successivamente sono stati deposti mazzi di fiori sulle tombe dei due storici capigruppo.