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Il caso

Contrordine, l’Asti-Cuneo non sarà completata entro il 2024, ma fra un anno

Il presidente della Regione Cirio, che aveva annunciato la fine dei lavori entro il 2024, punta il dito contro la società e ha chiesto un incontro a Roma

L’Asti-Cuneo non sarà completata entro la fine dell’anno. Questo nonostante le rassicurazioni date dal presidente della Regione, Alberto Cirio, che in più di un’occasione (soprattutto durante la campagna elettorale) aveva annunciato che l’A33 sarebbe stata terminata entro il 2024. Adesso, secondo una prima stima, potrebbero volerci fino a 12 mesi, sempre accelerando i tempi, perché solo pochi giorni fa sarebbe arrivata da parte del Ministero dei Trasporti l’ultima autorizzazione al progetto esecutivo. Via libera che la Società Asti-Cuneo avrebbe dovuto avere entro maggio. Non che il cantiere sia rimasto del tutto fermo, ma il grosso dei lavori potrà partire solo ora e nonostante un importante dispiegamento di operai e mezzi, i miracoli non sono ancora alla portata di nessuno. Domani, 2 ottobre, ci sarà un incontro a Roma tra Società Asti-Cuneo, Regione Piemonte e Governo per confrontarsi sul nuovo cronoprogramma dell’opera, anche se il presidente Cirio ha già messo le mani avanti sulle presunte responsabilità dei ritardi. Le quali, come si poteva immaginare, “scarica” sulla società.

«Ad aprile 2023 la società Asti-Cuneo si era impegnata di fronte al Governo a completare i lavori dell’ultimo lotto entro la fine del 2024, nonostante il contratto prevedesse 30 mesi di lavori. Ora apprendiamo che questo non è possibile – commenta – Abbiamo immediatamente chiesto la convocazione di un incontro al Ministero per avere il dettaglio delle motivazioni che hanno portato a questo slittamento e il relativo nuovo cronoprogramma». E poi la stoccata finale: «Non si può essere puntuali quando si tratta di far pagare e in ritardo quando si deve costruire. Per questo ho già avanzato alla società autostradale la richiesta di sospendere, a fronte dello slittamento dei tempi del cantiere, il pagamento del pedaggio alla sbarra di Verduno».

Invece per gli astigiani cambierà poco perché il tratto a pagamento sull’A33, istituito dal 1° settembre con il sistema “free flow” tra l’uscita di Isola e quella di Costigliole, continuerà a essere attivo.

«È certo che da parte della Regione non c’è stata alcuna mancanza e il completamento dell’opera non è a rischio – osserva l’assessore regionale Marco Gabusi – Dispiace che non si riuscirà a rispettare la data di completamento dei lavori annunciata, ma è ovvio che quella data non ce la siamo inventata dal nulla perché era stata comunicata dalla società. Però l’opera, che è rimasta ferma per anni prima del nostro arrivo in Regione, si concluderà una volta per tutte».

Invece, sugli effetti creati dal “free flow” sulla vecchia statale tra Isola e Motta, dov’è aumentato il traffico in maniera esponenziale, Gabusi replica ricordando che «l’anomalia è stata per anni che si potesse viaggiare gratuitamente su un tratto di autostrada». «Abbiamo mantenuto la gratuità dell’A33 fino allo svincolo della galleria dei Molini di Isola per non vanificare l’utilità di quel tunnel, – conclude Gabusi – ma il resto del percorso è un’autostrada ed è ovvio che vada pagato. Altrimenti anche tutte le altre autostrade dovrebbero essere gratuite».

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