L’attenzione adesso è puntata su giovedì 24 luglio quando a Robella si riunirà l’assemblea del Gal Basso Monferrato con il compito di approvare, o meno, il Cda così come uscito dall’ultima votazione, quella dei soci privati, e che dovrebbe portare alla presidenza Mariagrazia Baravalle, direttrice di Confagricoltura. Voto ripetuto, dopo che quello del 1 aprile era stato annullato dal Cda uscente, che invece in prima battuta lo aveva approvato. Grande caos, insomma, tanto da far aleggiare un filo di incertezza sull’esito dell’assemblea del 24.
Sicuramente di questo Cda non fa più parte Mario Sacco, presidente per 30 anni, indubbiamente l’«inventore» del Gal Basso Monferrato. «Io ero per una soluzione condivisa – commenta ora – ma non è stato possibile. La sete di potere da parte di certa politica che voleva mettere le mani sul Gal ha superato la storia di un ente che ha sempre lavorato a favore del territorio, lasciando da parte le questioni partitiche».
E se gli si fa notare che c’è chi gli contesta il fatto che proprio lui non volesse lasciare la scena dopo 30 anni replica: «Io non sono attaccato alla poltrona, chiedevo solamente che si riconoscesse e si rispettasse il lavoro che questo gruppo ha fatto in tanti anni». Poi però commenta: «Leggo che Angela Motta avrebbe fatto un passo indietro: diciamo che è stato più spintaneo che spontaneo. Poi sono rimasto sorpreso da Coldiretti che improvvisamente ha aderito ad un cartello politico anomalo che va dalla Lega al Pd: ma non è la sola associazione di categoria che ha scelto di salire sul carro del vincitore».
Sull’esito del 24 non si pronuncia: «So solo che molti sindaci esprimono malumore per la composizione del Cda: di fatto una minoranza, 12 soggetti privati, decidono per conto di 130 soci».