Aspramente criticati ma altrettanto fortemente ricercati nell’emergenza cinghiali: sono i cacciatori, coloro cui è stata demandata finora la soluzione della proliferazione dei selvatici. Sulla gestione degli abbattimenti chiediamo ad Antonello Murgia, presidente delle Atc Nord e Sud Astigiano cosa non ha funzionato nelle campagne di contenimento.
«Risposta semplice: da due anni è come se la caccia al cinghiale fosse chiusa – risponde schiettamente Murgia – Prima le direttive regionali molto prudenti negli abbattimenti avevano frenato enormemente le battute e l’anno scorso il Covid ha tenuto a casa le squadre di cacciatori. E dopo due anni di rallentamento del contrasto, questi sono i risultati».
Situazione che va ad aggiungersi all’analisi della composizione dei cacciatori di cinghiali nell’Astigiano: più di metà non vivono dove cacciano, ma arrivano da Liguria e altre regioni, fermati dalle restrizioni anti Covid.
Dei cacciatori astigiani solo una metà vanno a caccia di cinghiali, gli altri si dedicano alle altre prede tradizionali.
«In totale, nella nostra provincia, sono circa 600 i cacciatori di cinghiali, ma metà di loro viene da fuori regione – dice Murgia – e se teniamo conto della vastità del territorio da battere, si capisce subito che è una lotta impari».
L’Atc ha anche un altro compito, quello di contabilizzare le domande di indennizzo degli agricoltori per i danni dei selvatici ai campi.
Dal periodo di semina i numeri sono impressionanti: «Riceviamo una media di 40-50 domande di indennizzo al giorno. E solo nella zona del Nord Astigiano» dice ancora Murgia prevedendo un aumento del 20% della cifra da corrispondere a fine anno, ovvero oltre i 200 mila euro. Una cifra in continua ascesa negli Murgia però respinge le accuse di immobilismo e di inefficacia delle squadre di “cinghialisti”.
«I cacciatori hanno fatto tutto quello che legalmente era possibile fare con attenzione a non far correre rischi ai cittadini perché, ricordo, che più gente c’è in giro a sparare nelle campagne e maggiori sono le probabilità di incidenti di caccia. Qualcuno ci ha accusati di rimediare andando a caccia di notte, ma non è così semplice – spiega il presidente Atc – Intanto perché molti cacciatori rifiutano per principio etico la caccia in ore notturne con le prede a riposo.
Inoltre, per fare la caccia notturna, bisogna essere dotati di costose attrezzature per muoversi in sicurezza nel buio pesto e, ultima considerazione, non meno importante, ricordiamo che i cacciatori non lo fanno per professione: di giorno lavorano e non possono passare la notte svegli a cercar cinghiali».
Una soluzione a breve termine?
«Non esiste – risponde Murgia – qui bisogna mettersi tutti intorno ad un tavolo e pianificare una strategia efficace nel tempo. Pensando a soluzioni nel lungo termine come la sterilizzazione e, nel frattempo ad una “esternalizzazione” della caccia da affidare a professionisti incaricati e pagati per abbattere i cinghiali».