Intervento dell’ex europarlamentare astigiano Luigi Florio
Riceviamo e pubblichiamo un intervento dell’ex europarlamentare astigiano Luigi Florio sulle polemiche di questi giorni in riferimento alle richieste di aiuto all’Europa per sostenere l’epocale crisi provocata dal contagio da Covid 19.
«Quando le cose vanno male, da che mondo è mondo, chi teme di poter essere indicato come responsabile di quel male trova comodo – e spesso facile – indicare un “nemico” quale causa di esso.
Ultimamente va molto di moda, da parte di alcuni leader politici alternatisi al governo del Paese, indicare questo nemico nell’Unione Europea.
Non passa giorno senza leggere o ascoltare sui vari organi di informazione espressioni di autentico odio nei confronti di Bruxelles intesa come capitale della U.E., dove prevarrebbero gli egoismi nazionali e sarebbe in atto un autentico complotto nei confronti dell’Italia.
Anche la teoria del complotto, com’è noto, non è nuova; riaffiora a intervalli ciclici come un fiume carsico.
«Non ho mai risparmiato critiche all’Europa»
Chi scrive ha rappresentato in passato questa terra al Parlamento Europeo e non ha mai risparmiato critiche agli aspetti meno comprensibili della politica comunitaria: dalla scarsa attenzione ai costi delle sue varie strutture all’eccessivo burocratismo, dalla volontà di regolamentare in modo maniacale determinate materie (come le dimensioni di certi prodotti ortofrutticoli) all’assenza di incisività sulla scena internazionale, per non citarne che alcuni.
Questo giornale ne è testimone, avendo ospitato per diversi anni le mie periodiche cronache da Strasburgo e Bruxelles.
Ritenere però che la soluzione di tutti i problemi possa consistere nell’uscire dall’Unione Europea sembra assai semplicistico, oltre che pericoloso. Giusto un modo per distrarre l’attenzione dalle nostre responsabilità.
«L’80% degli italiani condivideva l’integrazione europea»
Ci si dimentica che negli ultimi decenni dello scorso secolo la stragrande maggioranza degli italiani (oltre l’80% !) condivideva il processo di integrazione europea anche perchè vi scorgeva il modo più efficace per ancorare il Paese ad una politica più seria e capace rispetto a quella di cui dava prova la nostra classe dirigente.
E come dargli torto?
«Debito pubblico triplicato»
In Italia negli ultimi 50 anni il debito pubblico è più che triplicato, passando dal 40,5% del prodotto interno lordo (p.i.l.) del 1970 ad oltre il 130% di oggi; ed ora, a causa della crisi senza precedenti dovuta al coronavirus, pare che schizzerà oltre il 160%, forse anche al 200% (!).
Attualmente il debito pubblico della Germania è invece pari al 60% del p.i.l., quello dello Francia al 100%, come pure quello della Spagna, quello dell’Olanda è intorno al 50%; forse che questi Paesi offrono ai loro cittadini stipendi più bassi o servizi pubblici minori o più scadenti rispetto all’Italia? No assolutamente, anzi di solito offrono di più.
«Denaro pubblico usato “furbescamente”»
Il fatto è che in Italia, lo sappiamo tutti, il denaro pubblico è stato troppo spesso utilizzato furbescamente come fosse denaro di nessuno (gli eterni “salvataggi” di Alitalia, costati circa due miliardi di euro senza salvare alcunché, ne sono un piccolo esempio) e neppure in periodi di tassi di interesse a quota zero o poco più – come nell’ultimo decennio e grazie all’euro – si è riusciti a ridurre il debito.
Siccome uno Stato, ed anche una unione di Stati come la U.E, funziona un po’ come una famiglia, è difficile la convivenza tra chi ha metodi opposti nel gestire l’economia domestica.
«Comprensibile la diffidenza verso di noi»
Mi pare singolare che in un simile contesto non venga compresa la diffidenza di molti nostri partner verso di noi; e mi pare ancor più singolare che a comprenderla meno siano coloro che si dichiarano sovranisti ed hanno come slogan “prima gli italiani”, salvo poi inorridire se da Berlino o da Amsterdam rispondono “prima i tedeschi” o “prima gli olandesi”.
Proprio qui sta il problema, nel mancato completamento del disegno di unificazione europea, sognato settant’anni fa da grandi personalità continentali tra cui il piemontese Luigi Einaudi ed il trentino Alcide De Gasperi, che guardavano come modello agli Stati Uniti d’America.
«Prevalgono gli egoismi nazionali»
Oggi in Europa continuano a prevalere gli egoismi nazionali che negli ultimi decenni hanno impedito al processo di unificazione di progredire, negando alla U.E. persino una Costituzione comune.
E poiché gli Stati continuano a contare – purtroppo – più dell’Unione, ecco che un no del cancelliere tedesco o del primo ministro olandese pesa più dei recenti sì della Commissione e del Parlamento Europeo (che hanno prontamente dato il loro ok alla sospensione del Patto di Stabilità e dei suoi vincoli alla spesa) e persino della Banca Centrale Europea (che dopo le iniziali e assurde incertezze si è prontamente riconvertita alla linea Draghi).
Sarà difficile, a questo punto, evitare che l’intera costruzione europea frani; è dunque probabile che quanto prima assisteremo ad un ritorno sempre più acceso dei nazionalismi, con la rinascita delle deleterie rivalità intraeuropee e con tutti – o quasi – a gridare “prima io!”.
«Speriamo nello spirito del vero interesse comune»
Se invece prevarranno il ragionamento, lo spirito di solidarietà ed il vero interesse comune – come prevalsero nel dopoguerra tra i leader di Italia, Francia, Germania, Belgio, Olanda e Lussemburgo – sarà possibile andare ancora avanti sulla strada degli Stati Uniti d’Europa, anziché tornare indietro all’Europa degli odii e delle guerre, in cui pace, libertà e benessere non erano alla portata di tutti, come lo sono stati invece negli ultimi settant’anni.
Ma è una strada, purtroppo, tutta in salita.
Luigi Florio