Parte da lontano il rapporto dell’ingegner Guido Saracco con l’Astigiano, da quel nonno Felice che alla fine del 1800 si imbarcò per l’America e finì per fare il cameriere a Tucson, Arizona, e tornato sulle colline di Motta di Costigliole lavorò tanto per far studiare il figlio che si laureò in ingegneria al Politecnico. Quel Politecnico di cui Guido Saracco fu poi rettore, prima di diventare, pochi giorni fa, presidente di Astiss, il Consorzio che gestisce i corsi universitari nell’Astigiano.
Professore, quasi un cerchio che si chiude…
Questa occasione vuol dire molto per me, poter essere utile a questo territorio a cui sono legato per mille ragioni (la famiglia di mia madre è di Mombercelli), è importante. Ho accettato la proposta di Livio Negro dopo aver valutato che qui si possono fare delle cose e che io posso dare una mano a farle.
Si è già fatto un’idea di che cosa sia Astiss?
Intanto diciamo che è un ente strumentale che può essere utile al territorio. Ha 1700 iscritti, produce laureati funzionali alla tenuta di questa provincia. Alcuni corsi come quello in Scienze motorie sono un’eccellenza, altri come Scienze vitivinicole un unicum tanto da raccogliere iscritti anche dall’estero.
Si è detto che il limite di Astiss è di non essere un’università, ma “solo” un luogo dove si svolgono corsi universitari…
Oggi non avrebbe senso pensare di incardinare una nuova università. Anzi, Asti e Astiss possono sfruttare la posizione baricentrica rispetto al Piemonte proprio per ospitare corsi che qui possono avere una loro funzione.
E che cosa si può fare partendo da qui?
Almeno tre cose. La prima: favorire l’arrivo di percorsi di formazione professionale continua. Operazione che deve essere preceduta da un rafforzamento del confronto con il mondo dell’industria per capirne necessità ed esigenze. L’obbiettivo è di far crescere la formazione del personale attraverso corsi specifici.
Il secondo punto?
Avviare nuovi rapporti con gli altri atenei piemontesi, Unito, Politecnico e Upo, per creare qui lauree professionalizzanti: servono più tecnologi per l’impresa manifatturiera. Ne ho parlato con Andrea Amalberto, presidente di Confindustria Piemonte e l’idea è che questo progetto si possa far evolvere in un modello nuovo a livello regionale.
Il filo conduttore sembra essere il rapporto col mondo dell’impresa…
La richiesta viene proprio da loro, servono più tecnici specializzati anche per far fronte alle nuove sfide che possono arrivare ad esempio dall’intelligenza artificiale.
Il terzo obbiettivo?
Stiamo considerando la possibilità di portare ad Asti nuovi corsi di laurea magistrale. L’idea è ancora a livello embrionale, la sfida è far convergere qui il meglio delle tre università piemontesi, per fare qualcosa di completamente nuovo e legato al territorio. Il Monferrato è territorio profondamente legato alla produzione agricola e quindi, esposta ai cambiamenti climatici. Lo abbiamo già visto: l’aumento delle temperature medie e la siccità prolungata portano di fatto, se parliamo del vino simbolo di questa area, la barbera, ad un innalzamento della gradazione. La produzione di nocciole sta patendo e in Langa c’è già chi sta impiantando ulivi dove si coltivava il nebbiolo da barolo. Dobbiamo pensare ad una resilienza “ragionata” che ci permetta di far fronte a questi cambiamenti mantenendo l’eccellenza delle nostre produzioni agricole. Per questo penso che un corso in adattamento climatico, che non vuol dire mitigazione degli effetti del cambiamento climatico, sia una proposta innovativa e che possa veramente aiutare questo territorio.
Nella foto di Ago, da sinistra: il sindaco Rasero, il prof. Guido Saracco, Livio Negro presidente Fondazuione CrAt e Renato Ermino Goria, vicepresidente della Camera di commercio