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I sindaci dei piccoli Comuni: «Non dovete disperdere i rom»

Ma ci sono imprenditori della zona industriale disposti a contribuire ai costi di chiusura del campo

La proposta del vice sindaco di Asti Marcello Coppo di coinvolgere i mediatori immobiliari per trovare soluzioni abitative alle famiglie rom, che non costino più di 20.000 euro, aprendo, l’ipotesi di una loro “migrazione” volontaria da via Guerra in altre zone del territorio non è piaciuta a diversi sindaci dei Comuni limitrofi al capoluogo. L’idea, che Coppo rivendita a difende, è stato oggetto di un articolato confronto tra lo stesso vice sindaco, il prefetto di Asti Terribile, il vice presidente della Regione Carosso, il presidente della Provincia Lanfranco e diversi primi cittadini che hanno chiesto alla Prefettura di aprire un tavolo di confronto sul caso “nomadi”. Il confronto c’è stato, ma non si è giunti ad una soluzione condivisa e definitiva.

I sindaci dei piccoli comuni alle porte di Asti temono che la dispersione dei rom fuori dal campo, o comunque da un’area ben identificata e controllabile, possa ingenerare problemi di natura sociale e di integrazione che, singolarmente, non avrebbero i mezzi per affrontare. Il campo rom di via Guerra dev’essere chiuso al più presto e sgomberato, come richiesto dal questore Sebastiano Salvo, ma durante il confronto coordinato dalla Prefettura, sembra essere tramontata l’idea di spostarli in una sorta di campo temporaneo, dotato di tende, e gestito dalla Croce Rossa. Quindi che fare?

«Si comprino un terreno per ricollocarsi»

I sindaci dei piccoli comuni si sono detti disponibili a contribuire economicamente per aiutare il capoluogo a far fronte ai costi per un eventuale ricollocazione dei rom in un’altra area, probabilmente autotassandosi in base al numero dei propri residenti. È così emersa l’ipotesi di trovare un nuovo terreno, non nelle frazioni, lontano dalla zona industriale e da qualsiasi nucleo residenziale, chiedere alla Regione di approvare velocemente una variante urbanistica per renderlo abitabile, proporlo ai rom in acquisto (Coppo è stato categorico sul fatto che il Comune non regala terreni ai nomadi) e agevolare la costruzione di un nuovo insediamento abitativo con le famiglie che decidessero di aderire all’iniziativa.

«Se decidiamo che questo è un problema di tutto il territorio – spiega Coppo – allora è giusto che tutti debbano contribuire economicamente a risolverlo. Ma sia chiaro che io non fermo nulla, se i rom vogliono acquistare una casa autonomamente, come in molti hanno già fatto, nessuno lo può impedire. Ho promesso di chiudere i campi rom, lo farò e non ho intenzione di nascondere la polvere sotto il tappeto».

Il vice presidente della Regione Carosso ha detto, partecipando al tavolo, di essere disponibile ad avviare un confronto con il Comune: «Penso che l’idea di trovare un terreno per ricollocare le famiglie rom sia più coerente e corretta rispetto a quanto ipotizzato precedentemente. I rom sono più contenti se rimangono insieme, ma non certo in quelle condizioni. È quel tipo di campo nomadi che non va più bene, ma tenerli vicini alla città è molto meglio perché un grande comune come Asti dispone di vigili del fuoco, carabinieri, polizia che i piccoli comuni non hanno».

L’aiuto economico degli imprenditori

Durante il tavolo è emersa, da parte del vice sindaco, anche una nuova ipotesi: ci sarebbero degli imprenditori, titolari di attività nella zona industriale proprio nei pressi del campo rom, disponibili a pagare una quota, ancora tutta da definire, per aiutare il Comune a spostare una volta per tutte il campo. Opzione che per alcuni sindaci sarebbe «assurda» e del tutto improponibile.

«Ma perché? – replica Coppo – Cosa c’è di male nel fatto che se abito o lavoro in una zona possa contribuire a renderla migliore? Mi spiace che qualcuno denigri il buon cuore di queste persone, ma rivendico l’idea, che è stata mia, e non me ne vergogno».

Nella prossima riunione del tavolo potrebbe quindi partecipare anche un rappresentante degli imprenditori per spiegare meglio la proposta di collaborazione.

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