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«Il Comune di Asti non si lasci sfuggire l’occasione di riqualificare buona parte delle case popolari»

Interpellanza di diversi consiglieri di opposizione sul bando previsto dal REPowerEu del Pnrr

Anche Asti potrebbe approfittare di un’importante occasione per affrontare la non semplice questione della riqualificazione dell’edilizia popolare pubblica. Un capitolo specifico del Pnrr, parte dell’investimento REPowerEu, ha stanziato 1,381 miliardi di euro a livello nazionale per l’efficientamento energetico degli edifici pubblici residenziali e dei condomini a basso reddito. Questo piano prevede contributi significativi per progetti che mirano a migliorare l’efficienza energetica di almeno il 30%.

Gli enti locali, come il Comune di Asti, sono chiamati a individuare lotti di edifici di edilizia residenziale popolare di loro proprietà da destinare ai progetti. Ogni progetto deve avere un valore compreso tra 10 e 30 milioni di euro e può riguardare uno o più edifici.

A richiamare l’attenzione sul bando, anche sollevando parecchie perplessità sulle modalità previste, sono i consiglieri comunali di minoranza Bosia, Briccarello, Malandrone e Miroglio. In una nota stampa e in una successiva interpellanza al sindaco, ricordano che un aspetto centrale del bando è che la realizzazione dei progetti e la gestione del sostegno finanziario sono riservate alle ESCo (Energy Service Company). Le ESCo sono definite come «persona giuridica organizzata in forma d’impresa, singola o aggregata, quali consorzi, contratti di rete o associazione temporanea d’impresa, che fornisce servizi energetici ovvero altre misure di miglioramento dell’efficienza energetica nelle installazioni o nei locali dell’utente».

Saranno le ESCo a presentare i progetti al Gestore dei Servizi Energetici (Gse) per la valutazione e il finanziamento. Il meccanismo prevede che le ESCo ricevano il 65% di sovvenzione e recuperino il restante 35% gestendo le forniture dei servizi energetici per un periodo fino a 10 anni sugli edifici oggetto degli interventi, accettando il rischio d’impresa. Gli interventi ammessi includono, tra gli altri, cappotti termici, sostituzione di finestre e infissi, impianti fotovoltaici e pompe di calore. Gli edifici non devono aver già beneficiato di sovvenzioni negli ultimi 5 anni e necessitano di un progetto di fattibilità tecnico-economica.

Nonostante il giudizio “critico”, l’occasione è vista come «da non perdere», riassunta dai consiglieri nel detto piemontese “pitòst che gnente a l’é mej pitòst”. Di fronte all’imminente uscita del decreto attuativo, i consiglieri hanno sollecitato l’amministrazione comunale anche tramite un’interrogazione. Con la stessa hanno chiesto se il Comune intenda partecipare al bando, ricordando che «c’è possibilità di riqualificare alcune zone come via Dogliotti, corso Felice Cavallotti, via Zara, via Malta, zone che negli ultimi tempi sono state citate dall’opinione pubblica come necessarie di riqualificazione».

«Siamo convinti e vogliamo ribadire – aggiungono i consiglieri – che, trattandosi di edilizia e non di assistenza alle persone, la competenza sia del settore lavori pubblici, e che la pratica non possa essere scaricata ad assessorati che fra il loro personale hanno competenze eccellenti ma su materie differenti».

[nella foto di repertorio le case popolari di via Dogliotti]

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