Lunedì è stata aperta la scheda numero 200. Significa che in quattro anni, sono state altrettante le donne maltrattate e vittime di violenza domestica le cui storie sono state raccolte dai volontari
Lunedì è stata aperta la scheda numero 200. Significa che in quattro anni, sono state altrettante le donne maltrattate e vittime di violenza domestica le cui storie sono state raccolte dai volontari dellOrecchio di Venere, il centro di ascolto nato in seno alla Croce Rossa di Asti. Quattro anni durante i quali, telefonando allo 0141/1855172 oppure 334/6650627, le persone in cerca di aiuto hanno sempre trovato un orecchio pronto ad ascoltarle, 24 ore su 24, qualunque giorno dellanno grazie ad un cellulare in uso alle volontarie che non è mai stato spento. Dalla sua nascita ad adesso qualcosa è cambiato: cè più sensibilizzazione sul tema, è stata approvata una legge contro il femminicidio, si moltiplicano gli eventi e i momenti di informazione sulla lenta guerra civile alle donne di casa nostra.
«E cambiato anche qualcosaltro – dice Elisa Chechile, la responsabile dellOrecchio di Venere – da qualche tempo riceviamo numerose richieste di aiuto da parte di uomini. E non nella veste di maltrattati (pur avendo diritto di rivolgersi al Centro esattamente come le donne), ma di uomini che sono sullorlo di fare del male alle loro mogli, fidanzate, compagne, madri». Una rivelazione che, se da una parte conforta lefficacia delle campagne di comunicazione, dallaltra inquieta per la presenza strisciante e continua di violenza fra le mura domestiche. «Vengono da noi – contina la Chechile – ci raccontano delle difficoltà economiche nelle quali si trovano, (fra le cause principali dello scatenarsi di violenze) e poi ci dicono Sono qui per chiedervi aiuto, ho paura di diventare un violento». Uomini che sono più fragili di fronte alle incertezze del futuro e che sentono di essere in bilico sulla spirale della violenza, visto che nei momenti di difficoltà è molto più facile e liberatorio lasciarsi andare allatto istintivo. Ma chiedono di essere fermati prima di fare del male alle loro famiglie.
La crisi è il motore che, trasversalmente, sta mettendo in ginocchio le famiglie di ogni ceto, origine, religione, formazione. Con molte sfaccettature nellanalisi del mondo delle donne maltrattate. «La crisi mette in dubbio la progettualità stessa della famiglia – spiega la Chechile – così anche la donna che prima, pur trattata male, rimaneva perchè perseguiva lobiettivo di realizzazione dei figli e dellintero nucleo, oggi è più pronta ad andarsene, a non sopportare le angherie, scatenando spesso le reazioni del coniuge». Ma la crisi mette in discussione anche altri tipi di legami famigliari. «Sono tante, ad esempio, le mamme e le suocere anziane che vivono situazioni di inferno – confida ancora la responsabile del Centro dAscolto – nelle convivenze con figli, nuore, generi e nipoti. Vengono prese in casa come risorsa economica, ma poi vengono maltrattate, non vengono lasciate andare per non rinunciare alla pensione e loro non se la sentono di denunciare i figli. E una situazione atroce in cui si trovano moltissime anziane».
«Perchè una cosa che molti non sanno – chiude la Chechile – è che una donna maltrattata è una donna malata, che ricorre continuamente alle cure mediche per guarire qualcosa che si è rotto nella sua anima. E una donna che perde il lavoro, che dimentica tutte le cose imparate negli anni e non è in grado di impararne altre nuove. E la perdita di grandissime risorse per tutta la collettività». LOrecchio di Venere non è solo ascolto professionale, competente, attento e continuo, ma anche accoglienza e sostegno concreto, con avvio ad un percorso di recupero di vita autonoma, autostima e salute. Per i casi più gravi vi è anche la disponibilità del cosiddetto letto segreto, ovvero un luogo protetto e sicuro dove poter vivere per il tempo necessario a trovare soluzioni stabili.
Daniela Peira