Se all'inizio il sì del Parlamento europeo a tutta una serie di nuovi alimenti, per noi insoliti, a tavola ha suscitato non poco brusio, a distanza di alcuni giorni il via libera ha incominciato
Se all'inizio il sì del Parlamento europeo a tutta una serie di nuovi alimenti, per noi insoliti, a tavola ha suscitato non poco brusio, a distanza di alcuni giorni il via libera ha incominciato a sollevare anche diversi interrogativi, che travalicano le reazioni di stupore, curiosità o disgusto.
L'accordo
Nello specifico, stiamo parlando dell'approvazione, da parte appunto del Parlamento europeo, che si è riunito di recente in sessione plenaria a Strasburgo, delle nuove regole per semplificare le procedure di autorizzazione volte ad introdurre anche nei menu europei e quindi italiani i cosiddetti "novel food" ovvero quegli alimenti finora vietati nel "vecchio continente," ma abitualmente consumati, ad oggi, da oltre 2 miliardi di persone, in altre parti del mondo, specie in Asia e Africa, ma anche in America Latina: da certi tipi di insetti (come cicale, grilli e cavallette), vermi e larve (tra cui quelle del bambù) a ragni, scorpioni e alghe. Sull'accordo, per essere quest'ultimo definitivo, si dovrà pronunciare anche il Consiglio europeo, mentre l'Efsa (l'Autorità europea per la sicurezza alimentare) valuterà eventuali effetti negativi sulla salute umana. Intanto, a fronte di circa 1.900 specie di insetti ritenute commestibili, solo l'8% degli italiani pare al momento disponibile a questo tipo di assaggio, secondo quanto rivelato da alcune indagini statistiche.
Gli interrogativi
Ci si domanda, quindi, quanto senso abbia aprire la nostra dieta mediterranea, ritenuta ideale in campo alimentare, nonché emblema di uno stile di vita sano ed equilibrato, tanto da essere stata la prima ad avere ottenuto dall'Unesco il riconoscimento di bene culturale immateriale dell'umanità.
Fermo restando che ognuno è e sarà ovviamente libero di scegliere a tavola ciò che preferisce, il provvedimento potrebbe essere un modo per agevolare la catena di ristoranti stranieri, in particolare orientali, liberalizzando così anche qui certi piatti, finora vietati, se non addirittura un vero e proprio tabù, soprattutto per vegetariani e vegani? Ma forse l'autorizzazione a servire sulle nostre tavole insetti e simili è solo la punta dell'iceberg. Perché a ben guardare, il provvedimento parla anche di prodotti da colture cellulari e tessuti, nuovi nanomateriali e coloranti. In altre parole, si tratta anche di cibi e ingredienti, definiti innovativi o ottenuti con tecnologie e processi di produzione nuovi, come le nanotecnologie. Proprio su questo punto, finora meno affrontato dai media, il discorso potrebbe complicarsi, moltiplicandosi inevitabilmente i dubbi e gli interrogativi su cosa comporterebbe concretamente tutto ciò in termini alimentari. Per approfondire queste tematiche, abbiamo raccolto il parere di alcuni rappresentanti ed esperti locali in diversi settori.
Il presidente dei ristoratori
Secondo Luca Mogliotti, presidente dell'Associazione Albergatori e Ristoratori Astigiani, "abbiamo la fortuna di vivere in un territorio così ricco di prodotti e materie prime eccellenti da averne più che a sufficienza. Dobbiamo perciò stare con i piedi per terra e specializzarci ancora di più in quelle che sono le nostre ricchezze, puntando maggiormente su qualità e peculiarità. Arrivano gli insetti a tavola? Allora dobbiamo essere ancora più bravi, a fare, ad esempio, i tajarin. Se poi il provvedimento ? incalza ? è stato studiato per favorire ristoranti cinesi e orientali in genere, significa che si sono mossi uomini e poteri a livello internazionale, per favorire questa liberalizzazione, a differenza di qui. Quanto poi ? aggiunge ? a queste novità alimentari, si può anche estrapolare il possibile, prestando però attenzione a cosa e come si presenta e facendo le dovute differenze."
L'antropologo
Sull'argomento interviene anche l'antropologo Gian Luigi Bravo. "Premesso ? sostiene ? che la nostra dieta mediterranea risponde già da secoli alle direttive dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, ben prima della sua stessa esistenza, e che si allinea in parte anche alle ultime novità, se consideriamo che in passato nelle nostre campagne era abitudine, ad esempio, mangiare il formaggio fermentato con piccoli vermi all'interno, sono però convinto che le cose non siano così semplici come sembrano. Ritengo cioè che a livello internazionale si siano mossi in una certa direzione per aprire ulteriormente le porte alla grande industria alimentare americana o globalizzata, che produce schifezze transgeniche e chimiche."
Manuela Zoccola