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L’Europa secondo Giuliana Sgrena«Serve unità davanti all’estero»
Attualità

L’Europa secondo Giuliana Sgrena
«Serve unità davanti all’estero»

Gli astigiani hanno avuto l'occasione per incontrare una delle protagoniste della storia recente, Giuliana Sgrena, candidata alle europee con la lista Tsipras, ospite al Diavolo Rosso sabato sera.

Gli astigiani hanno avuto l'occasione per incontrare una delle protagoniste della storia recente, Giuliana Sgrena, candidata alle europee con la lista Tsipras, ospite al Diavolo Rosso sabato sera. Una certezza è emersa chiaramente: uscire dall'Europa sarebbe un passo indietro. Dalle parole della giornalista si evince che è necessario intervenire per un'Europa più vicina ai cittadini, lavorando anche sulla politica economica che attualmente impone tagli alle spese sociali. «Un'Europa che necessita di una maggiore coesione, di una politica estera unitaria e con una forza di difesa unica, o "Corpi civili di pace"», da impiegare prima del degenerare di situazioni di crisi. Un'Europa che affronti il tema dell'immigrazione in modo unitario ma che non si limiti a una politica di respingimenti, ma che tenga conto che migrare è un diritto dell'uomo. Una situazione di dialogo, di interazione con quelle realtà che si affacciano sul Mediterraneo.

Il vero problema per l'Europa, oltre ai rischi dell'euroscetticismo, i cui numeri sono sì in aumento, ma che difficilmente potranno avere un peso, «sarebbe il riaffermarsi – spiega Sgrena – di quelle logiche e di quelle forze che fino a ora ne hanno impedito il rinnovamento». Con il candidato Nicolò Ollino, si è inoltre discusso di quello che viene definito "deficit democratico" delle istituzioni europee, con un Parlamento dai poteri limitati e del peso maggiore di altre istituzioni non elette, ma rappresentanti di altri interessi. L'uguaglianza, la parità di genere e l'informazione sono stati alcuni degli argomenti della serata. Difficile accettare che in Europa sia ancora possibile perpetuare forme di disuguaglianza, ma si è anche analizzata la situazione di alcune zone in cui, le rivoluzioni arabe – come è emerso nella discussione – hanno portato a una rivendicazione paritaria dei diritti delle donne anche in politica mentre in Italia non si è riusciti ad approvare una legge sulle quote rosa.

Anche in politica estera, l'Europa non ha una voce propria: per la crisi in Crimea, ci si è limitati ad appoggiare la posizione del nuovo governo; «un governo che non è stato democraticamente eletto» sottolinea la Sgrena. Lo stesso Occidente che ora si oppone al referendum per l'indipendenza della Crimea, era favorevole a quello in Kosovo. Per quanto riguarda l'autoaffermazione dei popoli, se in passato è un principio che si è sostenuto a priori, ora è necessario ricordare come queste situazioni siano, in certi casi, degenerate in conflitti etnici. La stessa Europa dovrebbe insistere con la Turchia, la cui posizione è resa difficile dal suo peso nella crisi siriana, oltre che per le contraddizioni di Erdogan, condizionandone l'ingresso nella Comunità con il rispetto dei diritti umani.

Davide Baino

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