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La "buona scuola" che tradisce le speranze dei precari
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La "buona scuola" che tradisce le speranze dei precari

«Abbiamo coperto i buchi della scuola italiana per anni, siamo quelli più formati, più aggiornati e i più vicini all'idea di insegnante "per competenze" tanto sbandierata dalla

«Abbiamo coperto i buchi della scuola italiana per anni, siamo quelli più formati, più aggiornati e i più vicini all'idea di insegnante "per competenze" tanto sbandierata dalla "Buona scuola", abbiamo speso cinque mesi della nostra vita per partecipare ai faticosissimi Percorsi Abilitanti Speciali e per lo Stato non contiamo nulla, siamo solo degli stracci usati da buttare via». E' amarissimo lo sfogo dei precari della scuola che lunedì pomeriggio si sono radunati in sit in davanti alla sede del Provveditorato, in piazza Alfieri, per rendere visibile la loro difficilissima posizione contrattuale con lo Stato. Posizione praticamente inesistente. Alla protesta c'erano le bandiere dei tre maggiori sindacati, Cgil, Cisl e Uil insieme a quelle dello Snals e di Gilda Unams che hanno organizzato la protesta. Difficile districarsi fra le innumerevoli graduatorie e classificazioni della scuola italiana, ma quello che è chiaro è che almeno 150 insegnanti astigiani, dopo essersi aggiornati e formati specificamente, da settembre potrebbero stare a casa.

Questo perchè il Governo, dopo aver indirettamente imposto le abilitazioni Pas e Tfa (che costano intorno ai 2500 euro solo per l'iscrizione senza contare i costi di viaggio e quelli indiretti dell'assenza delle persone dalle proprie case e dalle proprie famiglie tutti i giorni, per cinque mesi, per tutti i pomeriggi), ha deciso che non faranno parte del bacino dal quale attingere per le 100 mila assunzioni previste nell'estate. «Andando contro una precisa sentenza della Corte Europea che imponeva all'Italia di assumere chi era stato oggetto del rinnovo di tre contratti consecutivi con almeno 36 mesi di lavoro» spiegano i manifestanti. La sindacalista Luciana Moiso, segretaria di Uil Scuola spiega numeri alla mano: «Dei 100 mila prossimi assunti, metà verranno pescati dalle graduatorie Gae (graduatoria ad esaurimento ndr) e l'altra metà dal concorso indetto nel 2012. Non è prevista alcuna regolarizzazione per i precari che hanno invece insegnato e coperto le cattedre negli anni dal 2006, ultimo anno in cui furono consentiti gli accessi al Gae». Questo significa che lo Stato chiamerà ad insegnare migliaia di persone che potrebbero aver smesso di farlo dal 2006.

E molte incertezze nascono sulla territorialità delle assegnazioni delle cattedre. Sempre in tema di cattedre, se non fossero sufficienti gli insegnanti specializzati in quelle da coprire, i dirigenti scolastici possono chiamarne altri specializzati in "materie affini" non meglio specificate. La realtà è che i precari con abilitazioni Pas e Tfa sono tagliati fuori da questo piano straordinario di assunzioni nella scuola pur essendo quelli che hanno fatto dell'insegnamento la loro professione. Cosa succederà a loro da settembre? «Non ne abbiamo la più pallida idea – risponde Mario Malandrone – certo sarà molto più difficile trovare supplenze e incarichi. Sarà praticamente impossibile per i precari con più di 36 mesi di insegnamento continuativi perchè lo Stato sarebbe obbligato ad assumerli. Invece di puntare sulla qualità dell'insegnamento, lo Stato preferisce mandare al macero tutti gli investimenti fatti dalla scuola e dai professori stessi sulla propria qualificazione».

Daniela Peira

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