Il cantiere finanziato dal Pnrr per la costruzione di una nuova palestra in via Rosa, nella zona del Fontanino, è fermo. Sull’area crescono le erbacce e in tanti si chiedono perché, nonostante ci siano i cartelli di “lavori in corso”, della futura palestra non si veda neanche l’ombra. L’impresa “Doppia C Srl” di Barletta, aggiudicataria dei lavori, ha deciso di raccontare l’iter di costruzione, interrotto quando il Comune ha scelto di avvalersi della facoltà di recedere dal contratto. Decisione che, per Cosimo Capacchione, contitolare dell’impresa, e Francesco Doronzo, geometra della “Doppia C” sarebbe ingiustificata. Capacchione ha voluto raccontare la sua versione dei fatti e le criticità che avrebbero reso il cantiere un ottovolante.
Le criticità riscontrate
Il primo problema sarebbe emerso in fase contrattuale. «Hanno deciso di traslare la struttura della palestra di circa 200 metri rispetto all’ubicazione originariamente prevista – spiegano dalla “Doppia C” – Hanno realizzato un aggiornamento degli elaborati progettuali prima della firma del contratto, ma noi, in buona fede, non abbiamo posto nessuna riserva. Nonostante ciò, non hanno rivisto, come avrebbero dovuto, la relazione geologica la quale non aveva previsto la presenza di una falda acquifera, anzi diciamo pure di un “vero” fiume sotterraneo».
Questo avrebbe reso estremamente complessi gli scavi per le fondazioni di un cantiere ufficialmente aperto il 20 settembre 2023 con la presunta fine lavori al 20 settembre 2024. «Ma c’è dell’altro, – continuano dall’impresa di Barletta – Il progetto originale mancava, secondo noi, di un rilievo topografico adeguato per definire quote e altezze e quindi iniziare lo scavo. Abbiamo dovuto eseguire il rilievo a nostre spese per poter procedere». Così, tra difficoltà tecniche, l’acqua che doveva essere rimossa dalle pompe, oltre 90 giorni di pioggia e un conto alla rovescia per finire in tempo, a gennaio si è giunti a un punto di rottura nei rapporti tra il Comune e l’impresa pugliese.
«Abbiamo tentato in tutti i modi di aprire un confronto con l’amministrazione comunale, ma non c’è stata data possibilità di valutare insieme come proseguire l’opera, – aggiunge Capacchione – Dispiace che la risoluzione contrattuale sia arrivata quando la parte più complessa dei lavori, la realizzazione delle fondazioni, era stata conclusa e stavamo per posare il prefabbricato, un’opera già pagata a nostre spese. La motivazione addotta per la rescissione è stato il mancato rispetto dei tempi».
Dall’impresa aggiungono che c’era tutta la volontà di concludere l’opera, mentre ora il cantiere è fermo, non ci sono imprese subentrate per portare avanti i lavori e questo potrebbe comportare la perdita del finanziamento del Pnrr, pari a circa 1,3 milioni di euro. «Lavoriamo con i Comuni da 24 anni e siamo convinti di aver subito un torto, quindi siamo costretti ad adire le vie legali per chiedere un risarcimento dei danni, incluso il costo del prefabbricato, il materiale inerte utilizzato per creare una strada d’accesso non prevista e altri costi non programmati». La cifra che l’impresa intende chiedere si aggirerebbe tra i 300.000 e i 400.000 euro ed è già in corso una consulenza tecnica d’ufficio propedeutica alla causa. Se non si trovasse una mediazione tra le parti, l’eventuale querelle legale potrebbe durare anni mentre il Comune, per concludere l’opera, sarà quasi certamente obbligato a indire una nuova gara aggiornando i capitolati.
La replica degli uffici
Interpellato sul caso, il Comune non intende aprire una discussione pubblica, ma dagli uffici rispondono di essere pronti a dimostrare che la risoluzione del contratto è avvenuta per motivi più che fondati e dimostrabili, in primis perché l’impresa non sarebbe stata in grado di rispettare le tempistiche previste, «nonostante i 6 mesi di proroga concessi a causa del maltempo». Ma, sempre dagli uffici, viene evidenziato che «non esiste nessuna criticità sul progetto originale o sulla relazione geologica dato che sono stati fatti carotaggi fino a 16 metri». E ancora: «C’è una Ctu in corso, siamo pronti ad andare in causa e a chiedere i danni. Ma, anche nel caso perdessimo i fondi del Pnrr, confidiamo di riuscire a costruire quella palestra con altri finanziamenti».