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Saif
Attualità
Intervista

La nuova vita di Saif, ristoratore e volontario Caritas, dopo la fuga dall’Isis

Originario dell’Iraq, dal 2021 risiede ad Asti con la famiglia – Con un socio ha aperto un locale a Torino in franchising con “cRust pizzeria Gourmet”

Si chiama Saif Hannakajl, ha 28 anni, e la domenica di Pasqua ha servito ai tavoli, come volontario, al pranzo organizzato da Caritas e Pastorale giovanile a favore di persone indigenti. Un gesto solidale che l’ha accomunato ad altri volenterosi ragazzi astigiani, anche se la sua storia è molto diversa.
Saif proviene infatti dall’Iraq ed è giunto ad Asti tre anni fa con la sua famiglia – insieme a lui i genitori, due fratelli e una sorella – grazie alla Caritas. Una famiglia molto unita che, silenziosamente e con serietà, si è integrata velocemente, frequentando anche la parrocchia di San Pietro e il gruppo dei Focolarini. Tanto che, in poco tempo, tutti i figli hanno trovato lavoro. In particolare, Saif è riuscito ad aprire un ristorante a Torino.
Saif, da dove venite precisamente?
Siamo originari di Mosul, dove eravamo tra i pochissimi cattolici presenti. Quando nel 2014 è arrivato l’Isis siamo dovuti fuggire in fretta, perché la nostra vita era in pericolo.
Dove vi siete recati?
Inizialmente in Kurdistan, Paese che abbiamo raggiunto in auto. Poi, siccome lì la vita era molto difficile, dopo pochi mesi abbiamo preso l’aereo per andare in Giordania. Abbiamo vissuto sei anni e mezzo in un appartamento della Caritas destinato ai profughi, status a causa del quale, purtroppo, non potevamo lavorare. Siamo riusciti a mantenerci grazie all’aiuto di numerosi altri Iracheni che si erano trasferiti in quel Paese e di parenti che vivono in Germania e negli Stati Uniti.
In quel periodo ho svolto attività di volontariato alla mensa per i poveri della Caritas, cominciando così a fare pratica in cucina, cercando al contempo di informarmi il più possibile sul mondo della ristorazione.
Sognavamo di cominciare una nuova vita in Australia, negli Stati Uniti o in Canada, ma era un progetto molto difficile da concretizzare. Poi, nel 2019, la Caritas ci ha informati che c’era la possibilità di trasferirci in Italia, grazie ad un progetto legato ai corridoi umanitari, dove avremmo potuto lavorare regolarmente. Come sempre ne abbiamo discusso insieme, confrontandoci, e alla fine abbiamo deciso di accettare.
Quando era prevista la partenza?
Nel febbraio 2020, ma l’avvento della pandemia ha rimandato il tutto fino all’anno successivo, tanto che siamo riusciti a partire il 26 maggio 2021. Il viaggio è stato lungo, perché abbiamo preso tre aerei, con scalo in Turchia, ma eravamo felici di affrontarlo. A Roma, poi, siamo stati accolti da Beppe Amico (direttore provinciale Caritas, ndr) e insieme abbiamo raggiunto Torino.
Dove e come avete vissuto finora?
Abbiamo vissuto in un appartamento che ci ha messo a disposizione la Caritas, dove abbiamo cominciato una seconda vita che ci ha offerto numerose opportunità in pochissimo tempo.
Ce ne parli…
Mio papà fa il volontario all’emporio solidale della Caritas cittadina, mia mamma è casalinga e i miei fratelli – che attualmente hanno 19, 22 e 24 anni – lavorano tutti.
Per quanto mi riguarda, ho frequentato il Cpia (Centro provinciale di istruzione adulti, ndr), per imparare l’italiano, raggiungendo il livello B1. Inoltre, dopo aver lavorato come operaio e artigiano, ho frequentato diverse lezioni di cucina alla Scuola gourmet dello chef Enrico Trova, soddisfando così l’interesse per quel settore nato quando vivevo in Giordania. Da lì il percorso verso un nuovo futuro professionale si è delineato velocemente.
Ovvero?
Ho iniziato a lavorare nel locale di Enrico Trova, “cRust pizzeria Gourmet” in piazza Roma, dove peraltro attualmente sono impegnati mia sorella e uno dei miei fratelli. Dopodiché ho conosciuto un coetaneo iracheno che voleva aprire un ristorante a Torino. Abbiamo trovato un locale nei pressi della Mole e abbiamo aperto un ristorante in franchising con “cRust” – denominato “cRust Torino” – dove proponiamo la pizza gourmet secondo la ricetta, gli ingredienti e i menu stabiliti da Enrico Trova.
Soddisfatto?
Moltissimo. Anche se in pochi anni ho cambiato vita più volte, sono riuscito ad inserirmi nella nuova realtà italiana, dove peraltro mi sono sempre trovato benissimo, e addirittura ad aprire un’attività. Mi manca soltanto un tassello – la patente di guida – che intendo sistemare al più presto.

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Una risposta

  1. Bravo Saif, ho conosciuto tanti giovani iracheni in Amman alla parrocchia di don Mario. Benvenuto in Italia e in Asti.

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