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La “questione settentrionale” torna di attualità, anche ad Asti

Incontri con l’onorevole Roberto Castelli per riaggregare i leghisti che non condividono la linea di Salvini. Il referente per Asti, Alessandria e Cuneo è Luca Matteja

La prima cosa sulla quale vogliono fare chiarezza è che non si tratta di un esercizio nostalgico, ma di necessità di dare visibilità a questioni mai risolte.
E’ il gruppo crescente di iscritti ad Autonomia e Libertà, l’associazione culturale fondata dall’ex ministro e parlamentare Roberto Castelli, storico esponente della Lega Nord di Bossi.
Castelli, che non siede più in Parlamento dal 2013, notoriamente non condivide il corso preso dalla Lega con Salvini leader, tutt’altro che premiato alle recenti elezioni. Di qui la costituzione dell’associazione, già datata, ma con un rinnovato impulso a portare a galla i principi fondanti dei leghisti della prima ora. Nei giorni scorsi si è tenuto un importante incontro a Biassono, in Lombardia, dove si sono ritrovati parlamentari ed attivisti della Lega Nord della prima ora delusi dallo sviluppo attuale di quel progetto politico.
E c’era anche una presenza astigiana, Luca Matteja, figlio di Bruno ex senatore di Bossi. Oggi, Matteja jr riveste anche il ruolo di referente per il Piemonte Sud del Coordinamento Provvisorio di Autonomia e Libertà. «Si è perso di vista l’obiettivo per il quale è nata la Lega Nord: il federalismo – spiega Matteja – Dopo 30 anni rimane, anzi è acuito, il centralismo statale che non ripartisce i fondi alle Regioni in ragione di quanto le Regioni pagano in termini di tasse. Ed è chiaro a tutti che questo sistema così centralista non funziona e disperde solo risorse economiche importanti. E non funziona neppure – prosegue – il centralismo regionale. In Piemonte, tanto per fare un esempio, sul territorio astigiano operano il 4% delle imprese regionali ma ricevono in cambio circa il 2% di fondi e contributi; mancano, approssimativamente 70-80 milioni l’anno. Contro un 60-65% assegnato alle imprese torinesi che però rappresentano solo il 45%». L’idea è quella di dare maggiore potere alle province e ai Comuni, a quegli amministratori pubblici a stretto contatto con le esigenze dei territori che conoscono le priorità degli interventi.

L’intervista all’onorevole Roberto Castelli

Onorevole Castelli, a chi si rivolge il progetto di Autonomia e Libertà?
A quanti hanno militato, votato o simpatizzato per la Lega Nord e si riconoscono nella necessità di mettere in pratica, prima di tutto, la riforma autonomista e federalista.
Poi agli amministratori locali scontenti (tutti, qualunque sia la loro appartenenza o simpatia politica) delle ripartizioni dei fondi statali. Gli altri nostri importanti interlocutori sono i piccoli e medi imprenditori che tengono insieme il tessuto economico locale ma non hanno mai voce in capitolo nelle decisioni politiche che li riguardano.

Non temete di apparire come dei “nostalgici” di Bossi?
Certo, corriamo questo rischio, ma rimane il fatto che i temi che affrontiamo sono di strettissima attualità. Oggi forse ancora più di quando nacque la Lega Nord. Perchè la questione settentrionale, 30 anni dopo è ancora tutta aperta e la congiuntura economica di oggi reclama una maggiore autonomia decisionale dei territori che tengono a galla l’Italia intera.
Nessuno, fino ad oggi, ha risolto il nodo del rapporto fra pressione fiscale e ritorno proporzionale di risorse sui territori.

E l’attualità politica?
Tre esempi brevi: a 5 anni dal referendum sull’autonomia di Lombardia e Veneto non si è mosso ancora nulla. Lo scandalo delle ripartizioni dei fondi PNRR con il divario fra Nord e Sud è sotto gli occhi di tutti e la prima proposta del neo ministro Salvini è stata quella di portare avanti il progetto di costruzione del ponte sullo Stretto di Messina. Si commentano da soli. Tanto che presto scriverò proprio a Salvini per ricordargli le esigenze del Nord.

Vi siete dati un cronoprogramma?
La nostra è un’associazione culturale ma quello che scaturirà dal confronto si tradurrà in azione politica. Sappiamo che federalismo e autonomia sono obiettivi di lungo periodo, che necessitano di una strategia più elaborata, ma è possibile ottenere da subito strumenti che donino maggior forza al Nord in modo da “negoziare” con il Governo centrale. Come, d’altronde, capita in molti Paesi europei.

Come pensate di procedere?
Intanto richiamando e rimettendo intorno ad un tavolo di discussione i leghisti militanti che credevano nell’idea fondante della Lega Nord. Ma è ovvio che serva una nuova generazione che porti avanti queste idee; i giovani devono essere consapevoli della necessità di una maggiore autonomia delle regioni del nord, locomotiva del Paese. L’altro fronte su cui lavoreremo sarà quello di vigilianza sull’operato del Governo. Perchè, se è vero che abbiamo già raggiunto tanti risultati, non siamo ancora arrivati a quello più importante: lo Stato federalista.

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