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Attualità
Il caso

La toponomastica “all’astigiana” tra errori, semplificazioni di nomi e abitudini dure a morire

Il caso di Palazzo Mandela non è l’unico esempio di intitolazione poco nota: ecco altre curiosità nella parlata di tutti i giorni

«A nessun astigiano viene in mente che quello sia Palazzo Mandela, il nome non è “arrivato” ai cittadini». Così il sindaco di Asti Maurizio Rasero motiva la sua proposta di voler cambiare intitolazione all’edificio di piazza Catena che ospita gli uffici del Comune di Asti.

Intitolato nel 2015 dall’ex amministrazione Brignolo (centrosinistra) all’ex presidente del Sudafrica Nelson Mandela (1918 – 2013),  figura di straordinaria importanza contro tutte le discriminazioni e portatore di un messaggi universale di pace tra i popoli, il palazzo era una volta il “Tribunale di Asti” tanto che, anche secondo l’attuale sindaco, ancora oggi la stragrande maggioranza degli astigiani lo indica come “il palazzo dell’ex tribunale” o “gli uffici di piazza Catena”.

Insomma, il nome di Mandela non sarebbe entrato nell’uso del parlare quotidiano o forse gli astigiani non amano i cambiamenti e questo lo dimostrano molte altre intitolazioni di vie, piazze o parchi che per una ragione o l’altra vengono storpiate o del tutto disattese nel linguaggio comune.

In alcuni casi si è potuti intervenire in tempo prima che avvenisse un’intitolazione già poco condivisa in partenza. Il caso più clamoroso nel recente passato è avvenuto nel 2003 quando la commissione toponomastica del Comune propose di intitolare la Galleria tra via Brofferio e corso Einaudi “Madonna del Tribolati” scatenando vivaci proteste da parte dei commercianti del posto (e di alcuni residenti) tanto da convincere l’ente comunale e fare marcia indietro in favore di una più serena “Galleria della Madonnina”.

Oppure una nuova intitolazione c’è stata, ma non ha sortito gli effetti sperati dai proponenti. Come per “piazza d’Armi”, cambiata di nome nel 2013 con l’intitolazione al “Generale di Divisione Cosma Manera”, nome che pochi adoperano dal momento che per gli astigiani resta ancora “piazza d’Armi”. C’è poi “piazza Fratelli Cairoli”, a ridosso di palazzo Alfieri, che non si sente quasi mai nel gergo comune in favore dalla più popolare “piazza del Cavallo”. Sempre nel 2015 il piazzale esterno del carcere di Quarto fu intitolato “all’avvocato Giorgio Ambrosoli”, ma trovare qualcuno che lo identifichi così è quasi impossibile.

Anche il parcheggio “dell’ex Caserma Felizzano” non si chiama più così, ma dal 2004 è per la toponomastica “l’area Fabrizio de André”. Certo una intitolazione più adatta per un polo universitario, ma anche in questo caso l’ex Caserma resta sempre più facile da ricordare. Si sa che nella vita si tende a semplificare e quindi è un dato di fatto che “viale dei Partigiani” sia diventato “viale Partigiani” e “strada del Fortino” sia oggi “strada Fortino”.

Vecchi retaggi scolastici, certe volte, ci portano a usare nel linguaggio parlato il nome di battesimo al posto del cognome dell’illustre personaggio a cui è intitolata una via. Non si spiegherebbe altrimenti perché gli astigiani parlino di “corso Dante” e non, come sarebbe più logico, “corso Alighieri”, ma allo stesso tempo identificano in maniera corretta la via principale della città in “corso Alfieri” e non “corso Vittorio”. Scherzi della letteratura.

Anche sulle aree verdi non mancano semplificazioni che tradiscono le vere intitolazione dei luoghi. Per tutti gli astigiani esistono “i giardini pubblici” di viale alla Vittoria, ma in realtà, per la toponomastica, quell’area si chiama “Parco della Resistenza” come viale alla Vittoria è “corso alla Vittoria”. Quisquilie? Dipende.

Analoga situazione quando si sente parlare del “Parco del Borbore” di via Atleti Azzurri Astigiani. Dal 2016 quell’area verde è il “Parco Emanuele Pastrone”, una delle figure più note della cultura locale e indimenticabile maschera astigiana di Falamoca. Ma quasi nessuno lo indica così perché il Borbore lo ha fagocitato.

D’altronde c’è anche un altro aspetto che qualcuno potrebbe considerare: è vero che Nelson Mandela non ha mai avuto a che spartire con Asti e forse non l’ha neanche mai sentita nominare, ma la città ha dedicato strade ad altri noti personaggi che con Asti non risulta avessero tutti questi rapporti, se non nessuno.

La sola zona industriale nei pressi di Pontesuero è quasi tutta incentrata sui grandi esploratori del passato come Cristoforo Colombo, Amerigo Vespucci, Antonio Pigafetta (che sopravvisse alla prima circumnavigazione del globo con Ferdinando Magellano raccontandone i dettagli) e Marco Polo. Ma ci sono anche vie intitolate ad artisti come Michelangelo Buonarroti (cui è dedicata anche una scuola), Raffaello Sanzio, Antonio Canova, per non dimenticare Torquato Tasso, Giovanni Boccaccio o Alessandro Manzoni. Come dire, vale la portata storica non tanto la carta d’identità e così funziona ad Asti come nel resto del mondo.

Quindi non è solo Palazzo Mandela a non portare un nome “nostrano” o che non è quello usato dai più per identificarlo nel linguaggio di tutti i giorni. Anche se si cambiasse intitolazione all’edificio, magari in favore di qualche illustre astigiano, è altrettanto probabile che continuerebbe comunque a essere definito “l’ex tribunale”.

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