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incontro con Avezzù
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«Lavoriamo tutti insieme per tutelare i diritti dell’infanzia»

In municipio il confronto con Emma Avezzù, Procuratore al Tribunale dei Minori del Piemonte

Il municipio di Asti ha ospitato il procuratore della Repubblica Tribunale Minori del Piemonte e Valle d’Aosta, Emma Avezzù per un momento di riflessione sulla “Giornata Internazionale dell’Infanzia e dell’Adolescenza”. Presenti il sindaco Maurizio Rasero, l’assessore alle politiche sociali Mariangela Cotto, il dirigente dei Servizi Sociali, Roberto Giolito e rappresentanti di associazioni di volontariato tra cui la responsabile Minori, Cristina Gai e la referente del Centro Famiglia, Gloria Marcarini.

L’incontro è stato anche occasione per consegnare quattro litografie di Paolo Fresu come riconoscimento per il lavoro svolto a Emma Avezzù, a Saveria Ciprotti, Garante dei diritti per l’infanzia, a Piero Baldovino, presidente di Mani Colorate e a Mariangela Ortolan, educatrice. Dopo i ringraziamenti di Mariangela Cotto a Emma Avezzù, ha preso la parola Maurizio Rasero che, tra l’altro, ha ricordato la visita alla “casa segreta”, così chiamato il luogo protetto per le vittime di violenza:

«Tante volte è la vittima che deve subire la reclusione – ha detto a questo proposito – mentre chi minaccia rimane libero». «Bisogna portare l’attenzione sulla tutela del minore – ha sottolineato Roberto Giolito – perché, soprattutto in questi ultimi mesi, abbiamo riscontrato una crescita di situazioni di disagio». Situazioni nuove e sconosciute soprattutto tra le età più basse.

«Il nostro, in integrazione con i servizi ASL, è un lavoro in divenire – ha commentato Cristina Gai – e in questo momento la pandemia ci ha fatto vedere le cose da mettere in sesto», come investimenti a più livelli e un progetto integrato nelle scuole primarie e secondarie. «Come Centro Famiglia (che si trova in piazza Roma 4) – ha aggiunto Gloria Marcarini – cerchiamo di fare un lavoro di prevenzione e di sostegno anche con laboratori».

«Si parla molto, e non sempre a proposito, di sottrazioni di minori alle famiglie – ha considerato Emma Avezzù – ma devo dire che ciò che si è fatto in Piemonte insegna che, se c’è attenzione e interesse da parte di chi ha responsabilità amministrative e politiche, è più facile mettere in campo interventi per consentire ai minori di rientrare in famiglia o di avere un futuro con l’affidamento o l’adozione».

La dott.ssa Avezzù ha poi invitato a fare un esame sulle metodologie di lavoro ed eventualmente verificare come migliorarle. «Per fare ciò – ha aggiunto – servono più strumenti per percepire le fragilità e per garantire sostegni che possono essere di tipo educativo, psicologico e materiale e solo quando questi aiuti non fossero sufficienti, pensare ad un allontanamento del bambino».

Verifiche degli strumenti di sostegno e della famiglia sono quindi alla base per mantenere il nucleo famigliare integro e poi l’ascolto del minore, sia nei casi di adottabilità sia di separazione «non con le classiche domande “vuoi stare in affidamento?” o “con chi vuoi vivere?” – spiega il procuratore – ma piuttosto “quali sono i tuoi interessi?” o “come vedi il tuo futuro?”, domande semplici che permettono di interpretare meglio le reali esigenze del bambino». Dialogare e dissipare la diffidenza di tante famiglie verso questi servizi diventa quindi indispensabile. «Gli assistenti sociali – conclude infatti Avezzù – non “rubano i bambini”, li proteggono e sono la mano tesa per risolvere situazioni violente che potrebbero, altrimenti, diventare sempre più gravi».

[foto Ago]

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