Oggi ha 86 anni ma non può dimenticare cosa significò per lui l’alluvione del Piemonte del 1994.
Il vulcanologo Franco Barberi venne nominato sottosegretario della Protezione Civile poche settimane dopo il disastro e il primo incontro fu con un drappello di piemontesi alluvionati in rivolta.
«A Roma venni mandato avanti di fronte ad una delegazione di piemontesi arrabbiati e disperati. Ricordo ancora oggi quella drammatica riunione in un cinema e poi una delegazione ristretta ricevuta dalla Presidenza del Consiglio».
Fu la sua prova del fuoco e andò bene, perchè gli fu assegnata la delega alla Protezione Civile.
«Da quel momento mi recai in Piemonte innumerevoli volte – ricorda il professor Barberi – e nacquero collaborazioni importanti con istituzioni e volontari dei coordinamenti alluvionati. Negli anni si sono trasformate in amicizie profonde che ancora resistono come quella con il geometra Boccardo».
Con alcuni cambiamenti che, sperimentati in Piemonte, vennero adottati ovunque.
«Se, con rammarico, non riuscimmo a varare la tanto auspicata legge quadro di Protezione Civile – afferma ancora – dal Piemonte imparammo, ad esempio, a nominare commissari dell’emergenza in loco. In primis i presidenti di regione e poi i sindaci, che hanno il polso della situazione, ben più di funzionari che arrivano da Roma».
Particolarmente orgoglioso, poi, il ricordo di Barberi sul tema della rilocalizzazione di case ed attività in zone più sicure.
«Fu un intervento che abbassò enormemente il rischio per lunghi anni a venire. E gli astigiani possono ancora oggi toccarlo con mano. Fu una grande opera di prevenzione».
Elegante nei modi, nei toni e nei risultati quello del professor Barberi con i piemontesi fu un rapporto costruttivo, tanto che, al cambio di governo, la presidenza del Consiglio venne subissata di telefonate, mail e lettere in cui veniva chiesta la sua riconferma, per dare continuità ad una collaborazione con lo Stato che stava dando i suoi frutti.
Lutto
- 24 Novembre 2024
- Massimo Elia