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Attualità
Festa dell’Unità

L’opposizione inizia a guardare al voto del 2027 e attacca: «Ecco come Rasero ha isolato Asti»

Il centrosinistra lancia le prime proposte per le prossime elezioni e punta il dito contro il sindaco: «Lui parla solo con i cinesi, ma ignora gli altri territori»

Anche se il conto alla rovescia per le elezioni amministrative del 2027 non è ancora iniziato, le forze che oggi siedono tra i banchi della minoranza hanno ufficializzato l’avvio di un confronto che, almeno così si augurano, dovrebbe portarle compatte alla prova del voto. Il confronto si è aperto alla Festa dell’Unità di Asti dove il PD ha invitato i consiglieri di minoranza (assenti quelli di Uniti si può, Prendiamoci Cura di Asti e del Movimento 5 Stelle) per fare il punto sulle criticità, immaginare quali priorità seguire e come confrontarsi con gli elettori.

Un dibattito, però, celebrato un po’ in disparte (sebbene inserito nel programma della manifestazione), solo con i diretti interessati e pochissimi altri simpatizzanti. Un punto, almeno secondo l’opposizione, è però davanti agli occhi di tutti: «L’amministrazione Rasero, nonostante il forte consenso elettorale avuto, non sta portando grandi idee innovative alla città, anzi c’è un vuoto evidente – osserva Michele Miravalle del PD – La maggioranza è assai silenziata, i Consigli sono un dialogo tra Rasero e la minoranza e la vita del Consiglio è poco utile alla città. Anche sui grandi temi lanciati dal sindaco, come il nuovo Piano regolatore, sembra di essere in attesa di Godot. Ci sembra che la città sia stanca e in cerca di un’identità che da questa Giunta non pare arrivare».

Che Asti debba fare i conti con bilanci sempre limitati è noto, ma alcune priorità deve darsele e, una volta decise, deve trovare gli investimenti per realizzarle. «Un terzo del bilancio va per il personale, – ricorda Luciano Sutera Sardo del PD – ma i cittadini si lamentano per la mancanza di decoro urbano, nonostante vogliamo essere una città del turismo. I trasporti e la viabilità a loro volta non funzionano. Bisognerà anche investire sul disagio giovanile che è in forte crescita». Voce molto critica è stata quella di Gianfranco Miroglio di Europa Verde – Verdi che ha notato come molti dei temi portati nel dibattito «siano argomenti che venivano già discussi negli anni ’70». «Dobbiamo riuscire non solo a intercettare il disagio, molto diffuso tra i cittadini, ma anche saper comunicare con loro. È doveroso che si costruisca nell’opinione pubblica un sentimento di cultura e coesione sulle tematiche ambientali». Per Miroglio una priorità per Asti dovrà essere il rilancio del Museo e del Parco Paleontologico «che ha azzerato tutti i progetti in cantiere cinque anni fa, a cominciare dagli interventi sull’ex chiesa del Gesù».

Un quadro preoccupante sullo stato della città è stato tratteggiato dal segretario provinciale della Cgil, Luca Quagliotti, ospite dell’incontro. «In vista del 2027 sarà indispensabile creare le condizioni per rilanciare i grandi contenitori vuoti, come l’ex ospedale che potrebbe diventare una cittadella della cultura, o l’ex Way Assauto per farne un polo energetico. Per quanto riguarda la viabilità, quello che è stato fatto per le piste ciclabili è ridicolo. Tutto il centro – aggiunge il sindacalista – dovrebbe essere una zona pedonale, ma dove mettere le auto? Secondo noi bisognerebbe impedire che le macchine entrino in città, magari in certe fasce orarie, offrendo parcheggi scambiatori e bus navette gratuiti. Per quanto riguarda il CASO (Collegamento Asti Sud Ovest ndr) sarebbe una spesa inutile perché, per molto meno, si potrebbe riportate il traffico pesante e le auto sull’A21, tra Asti Ovest e Asti Est, casello già collegato alla tangenziale e all’Asti-Alba». Ma per Quagliotti un altro problema è dato dalla mancanza di rapporti tra Asti e gli altri territori nell’ottica di creare indotto e sviluppo per lavoro: «Asti non parla con nessuno, se non con i cinesi. Non parliamo con Alba, né con Alessandria e neanche con Vercelli. Asti parla solo con se stessa».

Sulla medesima lunghezza d’onda è stato il consigliere Roberto Vercelli del PD che ha evidenziato come «Asti faccia fatica a lavorare “insieme” e l’atteggiamento di Rasero è emblematico: ha sempre fatto tutto in prima persona, compreso andare in Cina. Questa amministrazione non è stata capace ad attrarre nulla sul territorio, non riesce a parlare neanche con la Regione, ma se vogliamo portare investimenti non possiamo lavorare da soli: dobbiamo creare sinergie». Vercelli ha anche rilanciato l’importanza di fare rete: «Il presidente della Fondazione CrAsti, Livio Negro, ha detto che dobbiamo fare rete e infatti bisognerebbe che ognuno faccia un passo indietro rispetto ai propri personalismi e interessi particolari».

Per Mario Malandrone di Ambiente Asti il percorso verso le elezioni del 2027 «dovrà coinvolgere il mondo delle associazioni, la scuola e la società civile con i quali creare collaborazioni e progetti». Dovendo dare un giudizio sull’attuale amministrazione, Malandrone ha fatto un lungo elenco su quello che, a suo dire, non funziona: «Il Comune non sta gestendo la questione delle case popolari delegando tutto all’ATC e non esiste una visione sulle tematiche fondamentali – commenta – Come Rasero va in Cina a tessere rapporti dovrebbe fare lo stesso con il Ministero per avere più fondi per l’edilizia popolare, sebbene su questo tema sono almeno 20 anni che non si fa nulla. Le piste ciclabili sono approssimative, il Movicentro è ancora chiuso da oltre un anno senza nessun tipo di interlocuzione, fino a quando non arriverà il cinese che aprirà un ristorante. Rispolverano la TSO, ormai fuori dal tempo e dopo cinque anni non sono ancora stati in grado di approvare il Piano per la gestione del verde pubblico. Ci sono quartieri che stanno diventando dei ghetti e c’è pochissimo appoggio ai piccoli commercianti».

Al confronto ha partecipato anche l’ex candidato a sindaco di Azione Marco Demaria (intervenuto come privato cittadino e non più per Azione) che ha bocciato l’amministrazione Rasero 1 e 2. «Nel 2027 usciremo da dieci anni di amministrazione personalistica della città e questa secondo mandato sarà letale perché non c’è un tema in cui è stato fatto un passo avanti. Asti è ferma agli anni ’80, al Galvagno “prima maniera”». Non meno tenero su Rasero è stato l’avvocato Alberto Pasta, consulente legale del Movimento 5 Stelle di Asti, ma intervenuto alla Festa dell’Unità a titolo personale. «Abbiamo un sindaco inadatto, ma non escludo che possa lasciare prima del 2027, per dimissioni spontanee o no, perché fra un paio d’anni ci sarà il rinnovo delle cariche ai vertici della Banca di Asti. Questo sindaco ha tradito il programma elettorale perché non è riuscito neanche a garantire l’ordinaria manutenzione della città. Per quanto riguarda i lavori pubblici, vedi il cavalcavia Giolitti, meglio stendere un velo pietoso. Rasero è però riuscito a farsi nominare vicepresidente della REAM Sgr (Società di Gestione del Risparmio specializzata nell’istituzione e gestione di Fondi di Investimento Alternativi Immobiliari ndr). Bisognerà essere alternativi a questo sistema di potere che garantisce una ristretta casta».

Da parte di Andrea Giarrizzo, coordinatore cittadino del PD, è arrivata la rassicurazione che «il PD farà tutto il possibile affinché si creino le condizioni per governare la città guardando a una coalizione di centrosinsitra più ampia possibile».

[foto Billi]

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Una risposta

  1. La città di Asti nel suo complesso non sembra avere consapevolezza dei problemi altrimenti non avrebbe riconfermato lo stesso Sindaco che rispetto ovviamente. Bisogna impegnare tutti gli sforzi per rendere la città più attrattiva per le attività lavorative che possano dare ai giovani una prospettiva di vita qui. Ho l’impressione, e ci vivo dal 1989 ormai, che Asti si culli rassegnata nel suo declino. Spero di sbagliarmi però.

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