Ricordando una firma storica
Non si interrompe il flusso di ricordi che riguardano il cronista astigiano Vittorio Marchisio deceduto ieri all’età di 87 anni.
Fra i primi ad arrivare alla redazione, quello dell’avvocato Aldo Mirate, sicuramente una delle “fonti” più importanti del giornalista che fu per tantissimi anni corrispondente da Asti per il quotidiano de La Stampa.
Per 40 anni la voce della città
L’avvocato Mirate ricorda: «Vittorio Marchio è stato per 40 anni la voce della città.
Formidabile cronista, capace di captare le notizie di cronaca nera, talvolta prima che arrivassero alla polizia, è stato uno dei rappresentati più significativi del cosiddetto “giornalismo povero”, di quando le notizie si cercavano girando la città ed i paesi, in bicicletta o in motorino; di quando gli articoli si dettavano, a una certa ora, col telefono agli stenografi della redazione.
Un amico corretto e generoso
Per me è stato un amico, sempre corretto e generoso, che ho conosciuto quando da studente ho iniziato l’attività politica; abbiamo poi vissuto, fianco a fianco, nei lunghi anni della mia attività professionale quando quotidianamente lo incontravo in Tribunale, sempre vigile e attento a seguire i processi che potevano interessare i suoi lettori.
Era divertente sentire, nelle pause delle udienze, gli aneddoti della sua vita professionale, della eterna ed amichevole concorrenza che aveva contrapposto, per decenni, lui, giornalista de “La Stampa”, a Luigi Garrone, corrispondente de “La Gazzetta del popolo” e dei premi generosi che il mitico direttore Giulio Debenedetti gli elargiva ogni volta che riusciva a “bucare” il giornale avversario su qualche notizia significativa».
Così lo ricorda il dottor Mario Bozzola
E fra i tanti messaggi di cordoglio ce n’è uno che ha un valore particolare. E’ quello del dottor Mario Bozzola, a capo della Procura della Repubblica di Asti per molti anni, compresi quelli in cui si consumò il dramma del rapimento e morte di Maria Teresa Novara.
«La scomparsa di Vittorio Marchisio lascia un vuoto che non potrà mai essere colmato – scrive il dottor Bozzola – perché egli fu un pioniere del giornalismo “di frontiera”, quello che, poverissimo di risorse, si fondava tutto sull’impegno personale e sulle doti d’intuito del giornalista, quello che approntava i servizi lavorando magari di notte per spedirli di prima mattina coi “fuori sacco”.
Non si saprà mai quanta strada abbia percorso
Vittorio Marchisio – continua l’ex Procuratore della Repubblica – fu uno di questi: non si saprà mai quanta strada abbia percorso, con ogni mezzo, inclusa la bicicletta, sulle polverose strade delle nostre colline per essere presente dove accadeva un fatto di cui i cittadini volevano sapere, di cui avevano diritto di sapere. Di carattere riservato non rivelò mai ad alcuno i sacrifici che tutto ciò gli era costato.
Nelle missive “fuori sacco” dava testimonianze, non personali interpretazioni, come avviene oggi a tanti “maitres à penser”. Le sue notizie non ebbero mai, mai smentite.
Lo ricordo accanto a me nel luogo dove lui stesso mi aveva condotto con la sua macchina e dove era stata trovata morta una bambina rapita e poi segretata dai rapitori.
Pensoso, appartato, era visibilmente commosso: lui, l’unico in una marea di inviati speciali che avesse creduto alla realtà delle prove.
«Non lo dimenticherò mai»
Profondamente affezionato alla realtà astigiana, vinse il naturale riserbo e accettò di rallegrarla in un carnevale di provincia alla buona, senza grossi cortei, ma genuino dando vita alla coppia di Barberina e Spumantino.
Era buono e generoso verso tutti. Così lo ricordo io e mai lo dimenticherò in questo ultimo “fuori sacco”».
Un po’ chioccia, un po’ burbero
Affida al suo profilo Facebook il suo ricordo di Vittorio un collega che ha lavorato al suo fianco. Sergio Miravalle, per anni responsabile della redazione astigiana de La Stampa dice di Marchisio: «A metà degli anni Settanta stava nascendo una redazione e Marchisio ci fece un po’ da chioccia, a volte burbero, con le sue manie, ma sempre umanissimo e generoso.
Un “can da trifole” della notizia
Ho ritrovato una foto di noi due sul balcone della redazione quando era in via Massimo D’Azeglio. Di suo pugno ci ha scritto per scherzare che era “l’ora d’aria di due pregiudicati”. Erano tanti capelli neri fa. Un can da trifole” della notizia. Era così Vittorio Marchisio, una vita da cronista passata tra questura (dove trovò anche l’amore della sua vita, il commissario Nora, che fu la madre dei suoi due figli), il comando dei carabinieri, il pronto soccorso dell’ospedale, il tribunale. Ovunque ci fosse da “tirar su “ una notizia. Con un fiuto innato, tenace e infaticabile aveva una rete di informatori sempre attiva e ben oliata».