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La Giornata della Memoria

Nizza, quei militari italiani che nel ‘43 hanno avuto il coraggio di dire «No»

Da molti anni gli alunni del percorso musicale dell’Istituto Comprensivo Carlo dalla Chiesa organizzano uno spettacolo per portare alla memoria dei cittadini i fatti che si contestualizzano nei lager nazisti
Il 27 gennaio non è un giorno come un altro. Alle 8 del mattino del 27 gennaio 1945 infatti, i soldati sovietici entrarono e liberarono i prigionieri dal campo di concentramento di Auschwitz. Dal 2005 tale data viene ricordata come Giorno della Memoria, in onore a tutte le vittime internate in quelle fabbriche della morte. 

Da molti anni, gli alunni del percorso musicale dell’Istituto Comprensivo Carlo dalla Chiesa, ovvero la classe prima, seconda e terza “E” organizzano uno spettacolo per portare alla memoria dei cittadini i fatti che si contestualizzano nei lager nazisti, ma anche gli orrori commessi durante tutto il secondo conflitto globale, come il lancio delle due bombe atomiche a Hiroshima e Nagasaki.

Quest’anno il tema scelto per lo spettacolo, coordinato dalle professoresse Ivana Maimone e Daniela Benazzo, tratterà degli Imi, gli Internati Militari Italiani. Lo spettacolo prevede principalmente un’intervista alla professoressa Silvia Alessio, curatrice del libro “Trentadue mesi” di Aldo Adorno, uno dei militari internati. All’interno dello spettacolo verrà anche esposto un lavoro di ricerca da parte della direttrice scientifica dell’Israt, l’istituto per la storia e della resistenza della provincia di Asti, Nicoletta Fasano. Lo spettacolo si terrà giovedì 23 gennaio alle 18 al Foro Boario, con il titolo “Hanno detto NO”.

In seguito alla proclamazione dell’armistizio in Italia, l’8 settembre del 1943, da parte del Maresciallo Pietro Badoglio, oltre all’invasione dell’Italia da parte della Wermacht, l’esercito tedesco, i soldati italiani furono costretti a scegliere se continuare a combattere per l’Asse o essere inviati in campi di detenzione in Germania. Circa 197 mila soldati scelsero di combattere, tutti gli altri furono deportati, considerati come prigionieri di guerra. In seguito cambiarono status divenendo “Internati Militari” (da lì il nome ndr), per non riconoscere loro le garanzie delle Convenzioni di Ginevra, che prevedevano principalmente il rispetto dei diritti umani. Oltre ai soldati furono internati anche i politici contrari all’ideologia nazista. Si stima circa che gli Internati Militari Italiani, dall’8 settembre 1943, furono 600 mila.

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