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Attualità
Relazione del cancelliere vescovile

Nord: meno residenti e meno preti, situazione difficile

Calo demografico, invecchiamento della popolazione, denatalità, un clero sempre meno numeroso e in buona parte di età avanzata
«La situazione è drammatica, seria e preoccupante»: lo afferma il canonico Davide Mussone, cancelliere vescovile della diocesi di Casale Monferrato. Calo demografico, invecchiamento della popolazione, denatalità, un clero sempre meno numeroso e in buona parte di età avanzata: sono i preoccupanti dati che emergono dalla relazione annuale del cancelliere vescovile.

Delle 115 parrocchie che formano la diocesi di Sant’Evasio, sono 19 quelle appartenenti a 13 comuni delle provincia di Asti (Calliano, Casorzo, Cocconato, Grana, Grazzano Badoglio, Moncalvo, Montemagno, Montiglio Monferrato, Moransengo, Penango, Robella, Tonco, Tonengo).

Non mancano le singolarità, legate alla conformazione territoriale, come Montiglio che, con poco più di 1.500 abitanti ha ben 5 parrocchie, mentre Moncalvo con 2.800 anime ne ha una sola. Con due parrocchie figurano solo Calliano e Robella. Nel 1986 il vescovo di Casale aveva soppresso alcune piccole parrocchie, fra cui Cocconito e Tuffo che furono accorpate a Cocconato, e Banengo, unita a Carboneri di Montiglio. Dal 2010 le parrocchie della diocesi casalese sono ripartite in 12 unità pastorali, tre delle quali comprendono comuni della provincia astigiana.

La relazione annuale mette a fuoco la situazione della piccola diocesi (più volte minacciata di soppressione), estesa su una superficie di 970 chilometri quadrati (a cavallo tra le province di Alessandria, Asti e Torino) con una popolazione residente di 94.083 abitanti, 300 in meno rispetto l’anno precedente. Cinquant’anni fa la diocesi contava 122 mila abitanti, quant’anni fa 114.000, vent’anni fa 104.000: un calo demografico particolarmente elevato. Più della metà della popolazione abita nei paesi collinari del Monferrato.

Sono 112 le parrocchie rette dal clero diocesano, mentre le rimanenti 3 sono affidate ai salesiani; 84 hanno un parroco anche se in molti casi non residente (in quanto titolare di più parrocchie), mentre ben 41 sono invece in capo a un amministratore parrocchiale (con stessi diritti e doveri del parroco, ma con meno stabilità); sempre più significativa la collaborazione di diaconi permanenti e assistenti pastorali. Ben 41 parrocchie sono rette da 15 sacerdoti provenienti da altri Stati (9 dei quali incardinati nella loro diocesi d’origine). Nella diocesi è operante una importante realtà di clero regolare, con 9 religiosi (fra cui un cappuccino di Asti addetto al santuario di Crea); vi sono 2 congregazioni di suore con 28 religiose (molte delle quali a riposo per l’età avanzata), che offrono una preziosa collaborazione in diversi ambiti; tra queste le 5 monache carmelitane del monastero Mater Unitatis di Albarengo di Montiglio. Inoltre vi sono 10 diaconi permanenti e 18 assistenti pastorali, che svolgono la loro mansione in aiuto al singolo parroco per una o più parrocchie o anche in un determinato settore della pastorale.

Dei 50 sacerdoti secolari incardinati nella diocesi casalese, 47 prestano servizio nella diocesi stessa e 3 in altre chiese in Italia o all’estero, come ad esempio i due missionari. Dei 47 sacerdoti di riferimento, 4 sono ultra novantenni, 5 fra gli 80 e i 90 anni, 9 fra i 70-80, 5 fra i 60-70, 14 tra i 50-60, 6 fra i 40-50, solo 4 al di sotto dei 40 anni, nessuno sotto i trent’anni. A preoccupare, oltre al progressivo invecchiamento dei sacerdoti, l’assenza ormai da molti anni di nuove ordinazioni presbiterali.

«I numeri – sottolinea mons. Mussone – parlano chiaro, si nota una pesante scarsità di clero e soprattutto un pesante calo demografico. In 30 anni la diocesi ha perso più di 100 sacerdoti, senza conte il drastico calo dei religiosi e delle suore e conta 13 mila abitanti in meno. Potremmo dire che vi è un prete ancora attivo in discreta forza ed età, italiano o no, ogni circa 2.300 fedeli».

Nel territorio diocesano, seppur con difficoltà di orari e spostamenti, si cerca comunque di garantire le celebrazioni fondamentali con una certa continuità in tutte le singole parrocchie, profittando del sabato pomeriggio e dell’intera domenica. Nei paesi più modesti sono scomparsi molti edifici scolastici, postali e altri ancora, mentre le chiese parrocchiali continuano ad operare, anche se non tutti i giorni, e a mantenere il legame con la popolazione e l’incontro-dialogo fra le persone.

Nella foto: la chiesa parrocchiale di Cocconato.

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