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Ospedale di Asti: il reparto di Cardiologia compie i suoi primi 50 anni e resta sempre un passo avanti

Da Nanni Zola a Marco Scaglione passando per il professor Gaita, la storia di un reparto che insegna a mezzo mondo

Un’oretta scarsa di slides in power point nella sala riunioni dell’Asl di corso Dante davanti ad una platea di persone sedute. A parlare il dottor Marco Scaglione, primario della Cardiologia astigiana, eccellenza assoluta.

Sembrerebbe una delle tante relazioni che lui e il suo staff ogni anno fanno in giro per il mondo. Sembrerebbe. Ma non era così. Questa volta la platea era fatta di visi noti e cari: medici, tecnici ed infermieri (ex, in pensione e in servizio) che hanno lavorato in quel Reparto. E nelle slides, con il commento a tratti commosso del primario, sono passati 50 anni della Cardiologia astigiana, da quando, nel maggio del 1973 si “staccò” dal reparto di Medicina diretto allora dal professor Galeone, per diventare un reparto a sé.

Occhi velati nel ricordo dei primi tre medici cardiologi che la organizzarono: i compianti dottor Aris D’Anelli che ne diventò il primo primario e Alberto Caratti insieme al dottor Nanni Zola, presente in prima fila a guardarsi il “film” della sua carriera ospedaliera.

Un reparto destinato a grandi cose, fin da quando era ancora ospitato nel vecchio ospedale, dove era “Il cuore dell’antico convento”, dal titolo di uno dei libri di D’Anelli.

Ma, soprattutto, un reparto che, grazie alla visionarietà dei tre cardiologi che lo fecero nascere, ha sempre lavorato come un gruppo unito e coeso, dove, pur rispettando ruoli e competenze, ognuno era chiamato a portare il suo contributo ed ogni suggerimento di miglioria era ricevuto ed apprezzato. Un gruppo che si trasformava in famiglia e che si frequentava anche fuori dai turni di ospedale. Una forza tramandata di primario in primario che ancora oggi caratterizza lo staff della Cardio.

In ottanta slides, il dottor “Sca”, come viene soprannominato il primario Scaglione, che ha avuto modo, nel corso degli anni, di testare anche il suo talento di caricaturista, ha ripercorso la storia di un manipolo di medici e infermieri sempre un passo avanti: i primi a strutturare il reparto in open space, i primi ad utilizzare apparecchiature elettroniche per diagnosi a distanza (per le partorienti all’ex Maternità di via Duca degli Abruzzi), tra  i primi ad utilizzare la metodica transcatetere per la cura delle aritmie (ablazioni), i primi al mondo a curare il fastidiosissimo  “batticuore” nelle donne, i primi al mondo ad impiantare un defibrillatore biventricolare, i primi ad individuare la Sindrome del QT corto, i primi ad intervenire sul cuore senza raggi x, conquistandosi le collaborazioni con i maggiori ospedali pediatrici d’Italia, i primi ad usare il catetere ad ultrasuoni per sciogliere i traumi nel cuore, i primi a praticare il reducer per la cura dell’angina, i primi ad impiegare l’ipnosi clinica nelle ablazioni e nelle defibrillazioni.

E questa è solo una selezione dei “primati” che la Cardiologia astigiana può vantare.

All’inizio con strumentazioni quasi di fortuna ed interventi fatti in stanzette “rubate” ad altri reparti e allestite con apparecchiature di seconda mano perché le Asl di allora non intendevano spendere per la Cardiologia. Poi, andando avanti nel tempo, non solo le amministrazioni successive si sono rese conto dell’eccellenza del reparto, ma le stesse aziende di produzione di apparecchi elettromedicali inviavano gratuitamente i loro macchinari all’avanguardia per avere feedback autorevoli.

Fra il pubblico anche l’assessore regionale Marco Gabusi che ha ringraziato il professor Gaita e la sua équipe per averlo sottoposto, quando aveva  17 anni,  ad ablazione.

 

Oggi Scaglione e il suo staff insegnano agli specialisti di mezzo mondo che vengono all’ospedale di Asti, le tecniche studiate e affinate nel reparto del Cardinal Massaia che, come cinquant’anni fa, rimane sempre un passo avanti a tutti.

 

L’ex primario Gaita: «L’atmosfera che si respira in questo reparto è unica. Presto un’altra scoperta importantissima “targata” anche Asti»

Circondato ex colleghi medici ed infermiere e infermieri che negli anni lo hanno avuto come primario, il professor Fiorenzo Gaita, fra i “motori” dell’eccellenza della Cardio astigiana, non ha nascosto l’emozione per l’accoglienza che gli è stata riservata e per il “riassunto” delle cose grandi fatte al piccolo ospedale di Asti.
«Uno dei valori aggiunti di questo posto di lavoro è stato l’entusiasmo di tutti coloro che lavoravano con me in reparto ma anche della città e degli astigiani per il loro ospedale. Ora come allora».
Facendo qualche paragone: «Dopo Asti ho lavorato a Torino ed attualmente sono al San Raffaele. Non posso lamentarmi per il trattamento che mi riservano, per la libertà di operatività che mi è concessa, per la strumentazione all’avanguardia di cui posso disporre, ma l’entusiasmo che ho trovato alla Cardiologia di Asti non l’ho più trovato in nessun altro luogo di lavoro».
Cardiologia che, peraltro, non ha mai lasciato del tutto. «A luglio, su Circulation, la più prestigiosa rivista scientifica di cardiologia, sarà pubblicato un lavoro che abbiamo fatto con diversi colleghi, compresi quelli astigiani, sulla Sindrome di Brugada, un’aritmia che provoca la morte improvvisa in persone giovani con cuore strutturalmente sano. Una patologia che ha un alto tasso di mortalità perché non viene riconosciuta in tempo. Con uno studio congiunto, siamo riusciti ad individuarne i sintomi in modo da prevenirla e curarla. Questa scoperta ci ha già consentito di abbattere dal 6% allo 0,6% la mortalità di chi ne è colpito e stiamo studiando come ridurre ancora di più questa percentuale». Ancora una volta Asti sulla vetta della cardiologia mondiale.
E chiude, con l’ironia che lo contraddistingue da sempre: «Io sono ancora residente ad Asti ed è qui che voglio invecchiare. Anche perché so di avere un ospedale efficiente vicino a casa».

 

In dono da Bonaccorsi la “campana del primario”

C’è stato un fuoriprogramma molto curioso alla piccola celebrazione dei 50 anni della Cardiologia astigiana. Il primario Marco Scaglione ha “svelato” il dono ricevuto per il reparto e per tutto l’ospedale da Francesco Bonaccorsi il quale, a sua volta, lo aveva ricevuto in custodia dal professor  Galeone, primario della Medicina quando l’ospedale di Asti era nella sua vecchia sede di via Bottallo e la Cardiologia era una “costola” del suo reparto.

Si tratta di un oggetto dall’alto valore simbolico: la campana che si trovava all’ingresso del vecchio ospedale, che veniva suonata, con rintocchi “personalizzati” ogni volta che arrivava il primario di Medicina o quello di Chirurgia. Da Scaglione il ringraziamento a Bonaccorsi per aver custodito il prezioso “reperto” per oltre trent’anni. La campana verrà installata nel nuovo ospedale Cardinal Massaia come segno di continuità e di avanzamento della storia della medicina.

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