Il reticolo sacralizzato nel territorio rurale era (e in parte lo è ancora) costellato da piccoli manufatti disseminati nelle campagne e, in misura minore, nei nuclei abitati: rappresentavano l’espressione materiale della religiosità popolare, una forma di privatizzazione della devozionalità, parallela al culto ufficiale (e che in alcuni casi poteva andare oltre i limiti di autonomia concessa ai fedeli), la cui valenza sacrale è andata progressivamente scemando negli ultimi decenni. Il patrimonio sacro minore è costituito da un variegato insieme di manufatti di differente tipologia: dai piloni alle croci stazionali, dalle nicchie ai dipinti murali, a semplici medaglioni. Pilone è il termine comunemente utilizzato in Piemonte per definire l’edicola sacra isolata, consistente in una piccola costruzione slanciata, con struttura in mattoni o pietre, solitamente a base quadrangolare, con tetto a due falde o a padiglione e sulla facciata un’apertura a nicchia, contenente all’interno immagini sacre, costituite da affreschi, statue, quadri, unitamente a fiori e lumini.
La maggior parte dei piloni presenti nel territorio piovatese, salvo rare eccezioni, sono tutti databili fra gli ultimi decenni dell’Ottocento e gli anni Cinquanta del Novecento. La costruzione dei piloni si deve, presumibilmente, agli stessi agricoltori o muratori del posto, senza uno specifico progetto. I piloni di fine Ottocento furono eretti, in genere, per la protezione delle campagne e del bestiame, invece quelli risalenti al periodo tra gli anni Venti e Quaranta del Novecento sono in molti casi ascrivibili a un segno di ringraziamento per il ritorno dalla guerra. Non mancano i piloni eretti come ex voto, in segno di ringraziamento per scampati pericoli.
La maggior parte delle dedicazioni principali sono alla Madonna, nelle sue varie iconografie, dall’Immacolata all’Ausiliatrice, alla Consolata. Presenti anche dedizioni a San Pancrazio, Sant’Antonio da Padova, Santa Rita e a San Francesco d’Assisi. Particolarmente singolare la croce con il Libro della Genesi, a Cascine Zingari.
Se strutturalmente le edicole sono, salvo alcuni casi, in buone o discrete condizioni, particolarmente critica appare la salvaguardia dell’arredo interno: il degrado delle pitture da un lato e le effrazioni dall’altro hanno portato a sostituire quadri e statue originali con altri manufatti di fattura spesso dozzinale. In altri casi si sono definitivamente persi i dipinti originali affrescati nella nicchia. La salvaguardia di queste microarchitetture, disperse in un vasto territorio, diventa complessa, anche per il fatto che sono tutte di proprietà privata e, in più casi, non vi sono più le famiglie che le costruirono e le accudivano.