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Risistemano un alloggioe lasciano il dormitorio comunale
Attualità

Risistemano un alloggio
e lasciano il dormitorio comunale

Poco per volta e grazie alla generosità di associazioni e cittadini, l'alloggio "di fiducia" di via Catalani sta assumendo le caratteristiche di casa per i tre uomini che la abitano.

Poco per volta e grazie alla generosità di associazioni e cittadini, l'alloggio "di fiducia" di via Catalani sta assumendo le caratteristiche di casa per i tre uomini che la abitano. Loro, una casa l'avevano avuto fino a qualche anno fa quando la crisi economica e il dissolvimento delle famiglie li hanno improvvisamente trasformati in senzatetto. L'unico tetto che hanno avuto sulla testa, per molto tempo, è stato quello del dormitorio del Comune: dalle otto di sera alle otto di mattina e poi di nuovo in strada a cercare qualche straccio di lavoro per rimettersi in piedi. Tre uomini sopra i 55 anni, che gli operatori dei servizi sociali conoscono bene e che hanno meritato la fiducia dell'assessato. In tempi di casse comunali esangui, è stato messo in piedi un progetto quasi a costo zero per dare casa ai tre frequentatori del dormitorio e, nel contempo, recuperare un alloggio comunale.

E' quello di via Catalani, di proprietà del Comune ma vuoto da tempo perchè in condizioni di non abitabilità: il Comune ha investito il mero costo dei materiali mentre i tre uomini hanno messo la manodopera e hanno completamente riattato il piccolo alloggio di 60 metri quadri. Ingresso, due camere da letto, bagno e cucina sono stati passati al setaccio metro per metro, con la risistemazione di pavimenti, rivestimenti, la "rasatura" delle pareti e l'imbiancatura, la riverniciatura dei serramenti e una profonda pulizia. Poi, grazie alle associazioni di volontariato e alla generosità di un noto commerciante della zona, poco per volta sono arrivati anche i mobili, i letti, i materassi, gli elettrodomestici fondamentali e quello che fino a tre settimane prima era un posto in cui non si riusciva neppure ad entrare, si è trasformato in casa.

«Vivere di nuovo in una casa ci ha restituito la dignità e la speranza – dicono Gianni, Osvaldo e Natale, i tre occupanti che già si conoscevano per aver condiviso molte notti al dormitorio – qui tutti ci impegnamo a tenere in ordine l'alloggio e ci dividiamo i compiti: chi cucina, chi pulisce, chi riordina, chi tiene i contatti con le associazioni che ci stanno aiutando. E' una bella opportunità quella che ci è stata data dall'assessore Vercelli, speriamo solo che non ci lascino soli». Tutti hanno storie "spesse" alle loro spalle: Aldo, ingegnere informatico e titolare di una società di consulenza, ha patito il calo di commesse dovuto alla crisi, è stato abbandonato dalla moglie, ha dormito in auto per un anno e poi si è dovuto vendere anche quella. Era già ospite al dormitorio di Asti, si arrangiava con qualche lavoretto qua e là sempre nel settore informatico e stava sostenendo un colloquio di lavoro quando è stato colpito da emorragia cerebrale: tre mesi di ospedale, uno di riabilitazione e poi di nuovo per strada.

A tenergli compagnia, già allora, in ospedale, fu l'amico Gianni, per tanti anni agente di commercio e poi tecnico agli impianti di risalita delle piste da sci prima di perdere tutto. «Noi abbiamo sempre lavorato nella nostra vita e vorremmo continuare a farlo se qualcuno ce ne offre la possibilità – dicono con rinnovato ottimismo ora che non devono più dichiarare il domicilio del dormitorio – ci adattiamo a qualsiasi mansione e siamo responsabili, capaci, volenterosi». Anche i privati, per piccoli impieghi possono avvalersi del loro aiuto, con l'utilizzo dei voucher lavoro. «E' l'esempio di come si possano trovare buone soluzioni anche in tempi di crisi – ha commentato l'assessore Vercelli – con l'indispensabile collaborazione degli operatori dei servizi sociali con quelli del mondo del volontariato e con i cittadini di buona volontà. Visto il successo di questo "esperimento sociale" contiamo presto di fare il bis con un altro alloggio, sempre di proprietà comunale, dall'altra parte della strada».

Daniela Peira

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