Gli interventi, iniziati lo scorso settembre, hanno interessato le edicole che sorgono nel concentrico e nelle campagne. I manufatti sacri minori che oggi segnano il territorio robellese sono, salvo rare eccezioni, tutti databili fra gli ultimi decenni dell’Ottocento e gli anni ‘50 del Novecento. È presumibile che vi fossero piloni votivi di epoca molto più antica, di cui si è persa ogni traccia, così come è probabilmente accaduto per tante croci campestri e nicchie votive.
La costruzione dei piloni si deve, in genere, agli stessi agricoltori o muratori del posto, in assenza di uno specifico progetto: molti manufatti risultano assai semplici ed essenziali sul piano architettonico, altri denotano una maggiore ricercatezza formale. Quelli costruiti a cavallo fra Otto e Novecento sono in mattoni a vista, mentre quelli risalenti al periodo fra le due guerre risultano in genere intonacati.
Gli arredi interni hanno subito, in molti casi, profondi cambiamenti nel corso degli anni. Se in origine la dedicazione era mirata, in seguito sono state spesso collocate stampe a soggetto religioso e statuette di modesta fattura, probabilmente utilizzando ciò che le famiglie conservavano in casa. In passato c’era chi aveva cura di portare costantemente, in segno di devozione, mazzolini di fiori freschi raccolti nei campi, mentre oggi vi sono tristi e polverosi fiori di plastica.
I piloni di fine Ottocento furono eretti, in genere, per la protezione delle campagne e del bestiame, invece quelli risalenti al periodo tra gli anni Venti e Quaranta del Novecento sono in molti casi riferibili a un segno di ringraziamento per il ritorno dalla guerra o per una grazia ricevuta.