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Attualità
8 marzo

Ruoli pubblici apicali: ad Asti ancora poche donne

La lista civica Uniti si può ha verificato negli organigrammi la “disparità di genere”

Meno mimose, più diritti e maggiore uguaglianza con gli uomini nel ricoprire incarichi che sono ancora troppo appannaggio del “sesso forte”. È quello che si legge tra le righe di una nota diffusa dalla lista civica Uniti si può e, in particolare, da Claudia Rozzo e Vittoria Briccarello.

Non è una coincidenza che il loro intervento cada l’8 marzo, Giornata internazionale della Donna, «che negli ultimi anni è diventata una festa al pari di San Valentino: – osservano Rozzo e Briccarello – un momento in cui le donne, in un tripudio di mimose, si sentono decantare quanto siano importanti e, con una sorta di pietismo, persino migliori degli uomini. Ma è davvero così? La stessa mimosa, fiore che doveva testimoniare la dura lotta delle donne nella società, è stata snaturata e trasformata in un mero orpello di questa giornata importantissima, il cui oggetto non dovrebbe essere festeggiare la donna in quanto tale, ma piuttosto il pieno raggiungimento dei suoi diritti». È sufficiente andare un po’ oltre l’apparenza della festa per ricordare che le pari opportunità tra uomo e donna siano state codificate solo nel recente passato, grazie al D.L 165 del 2001 con misure atte “a garantire pari opportunità, benessere di chi lavora e assenza di discriminazioni nelle amministrazioni pubbliche”.

«A livello nazionale, il tasso di occupazione femminile fornito dall’OCSE è ancora tra i più bassi d’Europa, – continuano da Uniti si può – registrando il 49% nel 2020, dato che è destinato a non salire se non si attueranno tutte le misure necessarie per tutelare le donne lavoratrici, le quali, secondo le statistiche dell’Inps, percepiscono il 31,2% di media in meno rispetto agli uomini. Questa disparità di genere è percepibile anche nel numero dei lavoratori (57,7% uomini) e tra nord e sud». Rozzo e Briccarello guardano anche in casa nostra, ad Asti, dove la situazione, osservano, non va meglio. «Nel 2020, l’Istat ha registrato il 7,7% della disoccupazione femminile ad Asti (l’1% in più rispetto a quella maschile) e dopo due anni di pandemia la situazione non è migliorata». Nella pubblica amministrazione, quante donne ricoprono, ad Asti, ruoli apicali, al pari della loro controparte maschile? «La proporzione risulta a dir poco inquietante, – sottolineano – siamo di fronte al più del doppio di ruoli occupati da uomini rispetto alle donne».

L’indagine condotta si è basata sui dati degli organigrammi rinvenuti nei siti ufficiali degli Enti esaminati. Tra questi rientrano il Comune, il Tribunale, la Provincia, la Prefettura, la Questura, l’Università, la Cassa di Risparmio, la Fondazione Cassa di Risparmio, la Fondazione Asti Musei, l’ASP, l’ASL.

«I numeri – concludono dalla lista civica – possono essere letti per approssimazione (oltre 120 incarichi maschili a fronte di poco meno di 60 femminili), in quanto alcune persone, naturalmente soprattutto uomini, ricoprono talvolta più di una carica, non solo all’interno del proprio Ente, ma anche di altri; in particolar modo, ciò è stato riscontrato per la Fondazione Cassa di Risparmio, la Fondazione Asti Musei e UniAstiss».

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